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Riflessioni sulla scrittura da una scrittrice in astinenza

Creato il 08 novembre 2010 da Taccodieci @Taccodieci
Riflessioni sulla scrittura da una scrittrice in astinenza
Sabato in tardo pomeriggio i nostri amici hanno organizzato un aperitivo in centro. Ovviamente è più facile che un meteorite colpisca Piazza Insurrezione piuttosto che trovare parcheggio in pieno centro nel weekend. Soprattutto quando da giorni e giorni non vuole saperne di smettere di piovere.
Anche noi, quindi, abbiamo trovato parcheggio a circa un chilometro dal punto di ritrovo ed abbiamo fanno una bella passeggiata sotto la pioggia fino alla piazza.
Camminando sotto i portici, siamo passati di fronte ad una piccola libreria, un po' strana, nelle cui vetrine ho sempre visto libri molto particolari e ricercati. Mi è sempre piaciuta quella libreria di nicchia.
Sabato pomeriggio, sul marciapiede di fronte alla porta della libreria, sostavano due strani individui con tanto di bombetta. I due, identici, si gustavano un aperitivo discutendo di letteratura con una ragazza. Passando di fronte alla porta del negozio ho letto che giusto in quel momento si stava tenendo la presentazione di un libro, dal titolo e dagli autori a me sconosciuti. Le generalità degli autori non mi interessano, al momento. A colpirmi sono stati quei due individui, evidentemente gli autori stessi, che sorseggiavano tranquillamente un aperitivo discutendo di letteratura e venivano presi dalla gente come due che sapevano di che cosa stavano parlando. In sostanza: due esperti, due che valeva la pena di ascoltare. E quei due potevano perfino permettersi il lusso di andarsene in giro con una bombetta in testa pur rimanendo persone credibili. Perchè? Perchè erano Scrittori.
Io invece stavo andando a farmi uno spritz con gli amici "prima" di aver terminato la mia opera. Non era uno spritz liberatorio. Nè tantomeno meritato per qualche motivo, sempre che non aver fatto saltare in aria la casa per una intera settimana non sia diventata performance da premiazione.
Mi sono seriamente chiesta se anch'io un giorno presenterò il mio romanzo da qualche parte, fosse anche in un bugigattolo umido e male illuminato. Andando avanti così non succederà mai.
Ho una voglia incredibile di scrivere ma non so quando e dove farlo. A casa il computer è off limits. Lo so, dovrei impormi, ma come faccio ad impadronirmi del computer lasciando il mio ragazzo di fronte alla tv a guardare scemenze, svogliato ed apatico come un vecchio nel tramonto della vita? Non ce la faccio a vederlo così. E al lavoro non riesco più a scrivere, perchè grazie al cielo non ho più un lavoro che mi lasci così tanto tempo libero per scrivere un romanzo. Ho provato a scrivere dall'ufficio la settimana scorsa (quando piove accompagno il mio ragazzo al treno al mattino, anche se così facendo arrivo in ufficio con quasi un'ora di anticipo), ma appena aperto il file, Word si è richiuso perchè il file è salvato con una versione successiva del software e ci sono dei problemi di incompatibilità per cui si impalla tutto.
Sono come una drogata che non riesce a farsi una dose. Sono in piena crisi da astinenza dalla scrittura e questo mi crea sofferenza psicologica.
Non ho ancora ben capito perchè scrivo. Sicuramente penso di avere qualcosa da dire, nel senso che spero di farmi portavoce di tante ragazze nella mia situazione, cioè costantemente in bilico tra ciò che siamo e ciò che ci viene chiesto di essere, cercando solamente di fare la cosa giusta, qualunque sia. Sicuramente però il mio ego sarebbe al settimo cielo durante una presentazione in libreria. Penso che sia sbagliato scrivere per vedere pubblicato il proprio romanzo, ma non sarebbe ipocrita dire di essere totalmente interessati alla pubblicazione? Affermare di scrivere esclusivamente per piacere personale sarebbe come sentir dire da una quindicenne truccata e in minigonna che va in discoteca soltanto per ballare. Dicono tutti così, ma raschia raschia ed ecco che, senza nemmeno bisogno di andare poi così a fondo, viene fuori la patina di ambizione che ci riveste completamente. Non ho la presunzione di essere poi così unica.
La Redazione

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