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Rinnovando l’appello di Wojtyla, Papa Francesco lancia un monito ai mafiosi: “Convertitevi!”

Creato il 27 febbraio 2015 da Stivalepensante @StivalePensante

Le manifestazioni di religiosità esteriore non fanno dei mafiosi dei veri credenti, né li mettono “in comunione con Cristo e con la sua Chiesa”: serve piuttosto una “vera e pubblica conversione”, perché non può dirsi cristiano chi fa della violenza e dell’illegalità il proprio “stile di vita”. Dopo la “scomunica” della criminalità organizzata lanciata dalla Piana di Sibari, durante la visita del 21 giugno scorso alla diocesi calabrese di Cassano allo Jonio, oggi ricevendo in Vaticano i fedeli di quella stessa diocesi papa Francesco ha ripetuto ai mafiosi il suo appello a convertirsi, con in più la richiesta di farlo pubblicamente.

(lasacrafamiglia.it)

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L’appello di Papa Francesco contro i mafiosi: “Convertitevi!”. Un monito, quello di Bergoglio, che rinnova ancora una volta l’eco del grido “convertitevi!” lanciato alla mafia da papa Giovanni Paolo II nel 1993 dalla Valle dei Templi di Agrigento. “Vorrei riaffermare un pensiero che vi ho suggerito durante la mia visita – ha detto oggi il Pontefice ai settemila fedeli di Cassano allo Jonio, guidati nell’Aula Paolo VI dal vescovo Nunzio Galantino, segretario generale della Cei -: chi ama Gesù, chi ne ascolta e accoglie la parola e chi vive in maniera sincera la risposta alla chiamata del Signore non può in nessun modo darsi alle opere del male”. “O Gesù o il male! – ha esclamato Bergoglio – Gesù non invitava a pranzo i demoni: li cacciava via, perché erano il male. O Gesù o il male!”.

“Chi compie gesti di violenza contro altri e contro l’ambiente non può dirsi cristiano”. “Non può dirsi cristiani – ha quindi proseguito – e violare la dignità delle persone; quanti appartengono alla comunità cristiana non possono programmare e consumare gesti di violenza contro gli altri e contro l’ambiente”. E qui, ribadendo tra le righe anche la scomunica già pronunciata in giugno, anche il monito verso chi pensa di usare la religione come un lavacro rispetto all’essere criminali: “I gesti esteriori di religiosità non accompagnati da vera e pubblica conversione non bastano per considerarsi in comunione con Cristo e con la sua Chiesa”. E ancora: “I gesti esteriori di religiosità non bastano per accreditare come credenti quanti, con la cattiveria e l’arroganza tipica dei malavitosi, fanno dell’illegalità il loro stile di vita”. “A quanti hanno scelto la via del male e sono affiliati a organizzazioni malavitosi – ha fatto appello Bergoglio – rinnovo il pressante invito alla conversione”. ”Aprite il vostro cuore al Signore! – ha poi aggiunto -. Il Signore vi aspetta e la Chiesa vi accoglie se, come pubblica è stata la vostra scelta di servire il male, chiara e pubblica sarà anche la vostra volontà di servire il bene”. Non secondario, nel severo monito del Pontefice, è stato anche il riferimento alla “violenza contro l’ambiente”. “La bellezza della vostra terra – ha detto infatti ai pellegrini della diocesi calabrese – è un dono di Dio e un patrimonio da conservare e tramandare in tutto il suo splendore alle future generazioni. Pertanto occorre l’impegno coraggioso di tutti, ad iniziare dalle istituzioni, affinché essa non sia sfregiata in maniera irreparabile da interessi meschini”. Era stato papa Wojtyla, il 9 maggio del 1993 dalla piana dei Templi di Agrigento, il primo a lanciare il suo impressionante grido ai mafiosi: “Convertitevi, un giorno verrà il giudizio di Dio”.

Bergoglio ha fatto pienamente suo lo spirito del Papa polacco, andando anche oltre. “Per favore cambiate vita, convertitevi, fermatevi di fare il male!”, disse rivolgendosi “agli uomini e alle donne mafiosi”, quelli che nell’occasione definì “i protagonisti assenti”, nella veglia con i familiari delle vittime della mafia organizzata il 21 marzo dello scorso anno dalla fondazione Libera di don Ciotti nella chiesa romana di San Gregorio VII. “Convertitevi! – esclamò -. Ancora c’è tempo per non finire nell’inferno: è quello che vi aspetta se continuate su questa strada”. Poi, il 21 giugno, proprio durante la visita a Cassano allo Jonio (di cui, ha annunciato oggi, si appresta a sostituire il vescovo Nunzio Galantino affinché non debba più dividersi con l’incarico di segretario della Cei) ha pronunciato la sua ferma ed esplicita scomunica. “La ‘ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune”, scandì durante la messa nella Piana di Sibari. “Coloro che nella loro vita seguono questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati!”. (ANSA)


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