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Robert Jordan (1948-2007)

Creato il 16 settembre 2012 da Martinaframmartino

 

Robert Jordan (1948-2007)

Robert Jordan, Harriet Popham Rigney (purtroppo girata di lato) e io al termine dell’incontro di Milano

Cinque anni fa, il 16 settembre 2007, moriva Robert Jordan. Jordan è stato un autore fondamentale per la fantasy, ha creato un mondo straordinario e ha mostrato come sia possibile scrivere un’epica lunghissima senza cadere nelle ripetizioni e senza scadere mai di qualità. Molti lettori si sono lamentati per i pochi eventi accaduti in alcuni romanzi, in particolare in quelli fra il settimo e il decimo, ma in quelle storie lo scrittore stava realizzando le basi necessarie per quella conclusione che leggeremo solo il prossimo gennaio. E non è vero che in quei libri non accada nulla, ma parlare di quel che succede in quelle pagine significherebbe fare un bel po’ di spoiler, cosa che non mi attira particolamente. In più, i libri hanno venduto una quantità impressionante di copie, facendo capire agli editori che c’era fame di opere fantasy e aprendo molti spazi alla pubblicazione di scrittori, giovani e meno giovani. Lo stesso George R.R. Martin ha dichiarato che all’inizio le sue Cronache del ghiaccio e del fuoco sono state molto aiutate da un lusinghiero commento di Robert.

Per quanto mi riguarda, in primo luogo Jordan mi ha mostrato cosa la fantasy possa fare. Ok, avevo già letto J.R.R. Tolkien, ma ormai intorno al professore di Oxford si è creata una specie di aura sacrale per cui secondo molti è intoccabile e inavvicinabile, e comunque lui era lui e basta. Io ho amato i suoi romanzi e li amo ancora, ma Tolkien non è certo l’unico scrittore importante del genere. Mi erano piaciuti altre opere e altri autori, Marion Zimmer Bradley, David Eddings, Harry Turtledove, Michael Ende, Katharine Kerr, ma con Jordan c’è stata una nuova scoperta di un mondo.

Tre libri e poi l’attesa. Fra il 1992 e il 1995 Mondadori ha pubblicato i primi tre romanzi della Ruota del Tempo, poi io e una manciata di altri lettori siamo rimasti a bocca asciutta. Lo confesso, quando ho deciso di imparare l’inglese, molti anni più tardi, l’ho fatto per poter leggere la conclusione della storia. Poi, quando ero abbastanza avanti negli studi e potevo iniziare a pensare di leggere qualcosa in lingua, Fanucci ha pubblicato L’Occhio del Mondo. Ovvio che io sia andata avanti a leggere i seguiti in italiano, la fatica era molta meno, finché non ho subito talmente tanti spoiler su La lama dei sogni da decidere di leggere The Gathering Storm e Towers of Midnight direttamente in inglese. Per forza, al di là dei romanzi di altri autori, principalmente Mercedes Lackey e Guy Gavriel Kay, ho letto montagne di articoli e interviste, curiosa di sapere tutto, ma proprio tutto, su Jordan, perciò mi conviene leggere i romanzi appena pubblicati in modo da poter leggere gli articoli senza problemi.

Nel 2004 ho incontrato Robert a Milano. È venuto per una presentazione nel negozio in cui lavoro, e io e un altro paio di persone lo abbiamo sommerso di domande, e tutta la sala lo ha sommerso di affetto. Disponibile, cordiale, è stato un incontro stupendo. Nel 2006 era arrivata la notizia della sua malattia, con aggiornamenti continui sul blog. Da quel che ho letto James Oliver Rigney Jr, l’uomo noto come Robert Jordan, doveva essere una persona straordinaria. È un peccato che non sia arrivato alla conclusione della sua storia, anche se ha fatto in modo che qualcun altro potesse scriverla dopo di lui, ma soprattutto è un peccato che una persona così generosa e dal carattere tanto forte sia scomparsa così presto. E visto che sono in vena di confidenze segnalo che Jordan è morto il giorno del mio compleanno. Però, visto che era il mio compleanno, ho avuto di meglio da fare che accendere il computer, così l’ho saputo solo il giorno dopo. Il giorno del mio anniversario di matrimonio.

Quello che segue, riveduto e corretto, è l’articolo che io e Luca Azzolini avevamo scritto cinque anni fa.

 

Robert Jordan (1948-2007)

La copertina dell’ebook di Il drago rinato

 

Alla fine il suo cuore ha ceduto. Si è spento così, all’età di 58 anni, James Oliver Rigney jr., più noto agli appassionati di fantasy con il nome d’arte di Robert Jordan

Ne ha dato notizia il blog dello scrittore con un breve comunicato firmato da Wilson Groom, cugino dello scrittore scomparso.

La morte è arrivata nel pomeriggio di domenica 16 settembre, a conclusione di una malattia protrattasi un anno e mezzo. Al suo fianco, come sempre, la moglie Harriet Popham Rigney, alla quale Robert ha dato l’addio con un ultimo messaggio d’amore. (Nota: il cognome da ragazza di Harriet è Popham, mentre Rigney è il suo cognome da sposata. Solo che quello con James Rigney è stato il suo secondo matrimonio, in precedenza aveva sposato un uomo di cui conosco solo il cognome, McDougal, ed è il cognome che lei usa in ambito lavorativo, visto che è quello con cui si è fatta conoscere nell’ambiente. Per la cronaca la coppia ha avuto un figlio – di cui non ricordo il nome, ma che Jordan ha sempre trattato come se fosse stato figlio suo – prima che il matrimonio si concludesse con un divorzio).

Nel marzo del 2006 era stato lo stesso Jordan a informare i suoi lettori di aver contratto l’amiloidosi, una malattia molto rara che ogni anno colpisce circa otto persone su un milione. Esistono oltre venti tipi di amiloidosi diverse, ma tutte hanno in comune il deposito di proteine anomale in vari organi del corpo, fino a danneggiarli in maniera irreparabile. La difficoltà della cura è data anche dal fatto che ciascuna forma della malattia necessita di terapie differenti.

Nel suo primo comunicato Jordan aveva spiegato che nel suo caso l’amiloidosi aveva attaccato il cuore, e che questo tipo di malattia, una volta diagnosticata, concede generalmente al malato un solo anno di vita. Con le opportune cure, però, le aspettative di vita diventano di quattro anni.

Numeri che riletti ora fanno venire i brividi, anche se non si può non ammirare la grande forza dimostrata dallo scrittore di Charleston durante tutta la sua malattia. Una malattia raccontata nei suoi alti e bassi ai propri lettori durante tutto questo tempo.

Nel primo di questi comunicati Jordan aveva spiegato di avere ancora in mente abbastanza storie per altri trent’anni di lavoro, anche se l’obiettivo minimo era finire Memory of Light, dodicesimo (almeno così supponeva) e ultimo volume della monumentale saga La Ruota del Tempo. E poi, sottolineava, aveva promesso ad Harriet di trascorrere con lei almeno cinquant’anni, ed essendo arrivato appena alla metà di questo tempo non intendeva assolutamente infrangere la sua parola.

Dopo la prima chemioterapia, in aprile, aveva raccontato di aver deciso di radersi i capelli piuttosto che aspettare la loro caduta, e che Harriet, arrivata dal barbiere ad operazione appena compiuta, vedendolo di spalle non lo aveva riconosciuto. E lui, aveva proseguito sornione, non aveva intenzione di farglielo dimenticare.

Il 9 settembre scorso, a oltre un anno distanza da questi primi commenti Wilson, che nel blog si firma “Brother/Cousin” e “4th of 3” a sottolineare la vicinanza con il cugino James e con i suoi due fratelli, aveva raccontato di aver sentito dire a una convention che la malattia di Jordan si era aggravata, al punto che gli era stata somministrata l’estrema unzione. Precipitatosi al telefono, aveva suscitato l’ilarità dello stesso Robert all’idea della sua prematura dipartita.

Una scomparsa, come purtroppo abbiamo visto, erroneamente anticipata solo di qualche giorno.

Sempre Wilson ha comunicato che negli ultimi istanti Jordan non ha sofferto, e che nel periodo in cui ha combattuto con la malattia gli ha insegnato tantissimo sulla vita e sul fronteggiare la morte.

Dopo aver conseguito una laurea in Fisica presso il Citadel Military College della Carolina del Sud, e aver preso parte alla Guerra del Vietnam (durante la quale aveva ricevuto tre decorazioni al valore), James Rigney iniziava a scrivere alla fine degli anni Settanta. Dapprima romanzi storici sotto lo pseudonimo di Reagan O’ Neill, poi altre storie con lo pseudonimo di Jackson O’Reilly fino all’esordio nella fantasy con il nome che lo avrebbe reso famoso, Robert Jordan. Nei primi romanzi riprende con grande energia il personaggio di Conanil Barbaro ideato da Robert Ervin Howard. L’unico ad arrivare in Italia sarà Conan l’invincibile

Nel 1990 inizia, con L’Occhio del Mondo l’epico ciclo de La Ruota del Tempo. Una saga fantasy imponente, sia per la lunghezza di ogni suo romanzo, sia per l’universo creato, nel quale ogni personaggio, ogni popolo e ogni avvenimento è inserito in modo coerente, veritiero e dettagliato nel quadro generale dell’opera.

Personaggi vivi e tormentati che si muovono in un quadro grandioso, ricco di riferimenti provenienti dalle mitologie più diverse. A cominciare proprio dalla concezione ciclica del Tempo e dalla suddivisione della magia in cinque tipologie legate agli elementi classici e allo Spirito, per arrivare distinzioni fra le capacità maschili e quelle femminili che ricordano molto i concetti orientali di Yin e Yang.

Al momento la serie è composta da undici volumi più un prequel interamente scritti da Jordan e da altri due romanzi (più un terzo che sarà pubblicato in lingua originale in gennaio) scritti principalmente da Brandon Sanderson sulla base di materiale lasciato scritto da Jordan prima della sua scomparsa:

Nuova primavera, 2004;

L’Occhio del Mondo, 1990;

La Grande caccia, 1990;

Il Drago rinato, 1991;

L’ascesa dell’Ombra, 1992;

I fuochi del cielo, 1993;

Il Signore del Caos, 1994;

La corona di spade, 1996;

Il sentiero di pugnali, 1998;

Il cuore dell’inverno, 2000;

Crocevia del crepuscolo, 2003;

La lama dei sogni, 2005;

Presagi di tempesta (con Brandon Sanderson), 2009;

Le torri di mezzanotte (con Brandon Sanderson), 2010;

A Memory of Light (con Brandon Sanderson), previsto per l’8 gennaio 2013;

La serie era arrivata in Italia una prima volta nel 1992 ad opera di Mondadori, ma, dopo aver pubblicato tre soli volumi, l’editore aveva deciso di non proseguire le traduzioni. Si è dovuto aspettare quindi l’intervento di Sergio Fanucci per rivedere da noi una delle più importanti opere fantasy mai realizzate.

Nel 2004, lusingato da Robert Silverberg, Jordan aveva realizzato un prequel alla saga. Il racconto, lungo una novantina di pagine, era comparso nell’antologia Legends, pubblicata anche da noi da Sperling & Kupfer. In seguito una sua versione più estesa era stata pubblicata autonomamente, sotto forma di romanzo.

Fra i progetti futuri di Jordan c’era anche la realizzazione di altri due prequel, e di un’altra serie denominata Infinity of Heaven, ma ormai queste sono storie che non leggeremo più.

Alla fine, Robert ha dovuto arrendersi. Malgrado tutte le affermazioni che con la giusta attitudine si può sconfiggere qualunque cosa, il suo cammino si è fermato qui. E forse presentendo la fine ha pensato ancora una volta ai suoi lettori e a tutte quelle persone alle quali sapeva con il giusto orgoglio di aver sfiorato la vita con il suo lavoro.

Al di là di tutti gli aggiornamenti nei quali raccontava di continuare a lavorare al romanzo quasi tutti i giorni, qualche tempo fa, è sempre Wilson a raccontarlo nel messaggio del 9 settembre, Robert ha raccontato ad Harriet e a lui la conclusione della sua opera. Una conclusione che Jordan aveva in mente fin dal principio e che non ha mai dimenticato, malgrado tutte le variazioni percorse durante il cammino.

Il Creatore ha percorso gli ultimi istanti della sua creazione, e in due ore e mezza ha reso partecipi due ascoltatori d’eccezione, per un’opera che uno dei due sul blog non ha esitato a definire “magica”. E che in un futuro non troppo lontano arriverà anche nelle nostre librerie.



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