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Roberto BuglianiEpitaffi

Da Ennioabate

epitaffi

All’interno d’un contenitore unico, il 1968, gruppi diversi di persone compirono percorsi diversi. La militanza politica nelle organizzazioni c.d. “extraparlamentari” divideva assai più di quanto univa. E le differenze erano talmente forti e aspre che spesso i confronti si risolvevano a sprangate. Né mai furono ricomposte. Perciò nell’inevitabile uscita, da quel tempo della storia-mondo e da quelle contingenze universali, alcuni gettarono alle ortiche il saio del militante e, annusata l’aria, si riposizionarono socialmente in carriere universitarie, giornalistiche, aziendali o politiche. Ebbero sempre cura d’esibire appuntata sulla giacca, nella loro mise d’intellettuali, l’edulcorata medaglietta del “reduce sessantottino”.
Altri, e furono forse i più, seguitarono la loro vita al di fuori di passerelle e riflettori (ma già da militanti di base erano soliti condurre il lavoro politico lontano da ricadute gratificanti), e, assunti per necessità o casualità dell’esistenza nuovi ruoli e figure sociali, la coerenza con ciò che erano stati s’espresse in piccole scelte e minimali posture quotidiane, in qualche modo debitrici d’una progettualità politica sconfitta.
Per altri, e non furono pochi, il passare della moda stagionale fu tutt’uno con il dimettere i vecchi panni, di cui forse mai avevano compreso la qualità del taglio né scelto in piena consapevolezza il tipo di stoffa. Rimettendosi alle volubilità dello Zeitgeist (come del resto avevano sempre fatto), s’intrupparono nella moltitudine del numero passivo, lasciandosi ogni tanto scappare un eroico: “C’ero anch’io”. Oppure censurarono per sempre quell’intermezzo tra gioventù e vita adulta in cui il numero attivo aveva sferrato l’assalto al cielo, rubricandolo alla voce: utopie giovanili.
In altri ancora, e il numero anche qui non è da poco, il rifiuto corale dell’esistente si trasformò in ribellione individuale e la via d’uscita che trovarono nella confusione della ritirata si rivelò una via d’uscita definitiva dalle loro vite. A ciò non fu estranea la diffusione dell’acido gratis, che alchimie politiche, mafiose e poliziesche propiziarono.
Altri, infine, e non numerosi in relazione al fenomeno di massa, risposero allo scacco politico rilanciando l’opzione militare e confidando in una maturità del tempo e in una progressione vittoriosa della fase che restò confitta nelle loro analisi. Provvidero poi le aule dei tribunali a mistificare la storia.


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