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Roberto Saporito: Anche i lupi mannari fanno surf

Creato il 02 dicembre 2010 da Fabriziofb

Roberto Saporito: Anche i lupi mannari fanno surf

«Il furgone rosso, un Bedford mezzo arrugginito, è parcheggiato lungo il marciapiede, tra una Mercedes nera e una Golf verde. Tu sei al posto di guida, vestito completamente di nero, occhiali scuri avvolgenti, i Sex Pistols dal riproduttore di cassette cantano Anarchy in the U.K. Nel retro del furgone Marco e Andrea vestiti di nero impugnano dei corti fucili a pompa, e indossano queste maschere di plastica molle raffiguranti lupi mannari». (1)

Tu, Marco e Andrea. Ex compagni d’università e ormai, rispettivamente, bibliotecario precario, ingegnere nucleare impiegato come istruttore di nuoto, e professore disoccupato; niente di più distante dalle aspettative di un tempo, no? Per fortuna, ad attendervi sul letto della vostra camera d’albergo, c’è una montagna di contanti sottratti alla malavita organizzata. Ma, quando si prendono certe decisioni, fuga ed espatrio rischiano di rivelarsi soluzioni insufficienti…

Interamente narrato al presente, in regime di focalizzazione esterna(2), e con l’inusuale scelta della seconda persona singolare -che, oltre a testimoniare l’“universalità” della condizione dell’innominato protagonista, si rivolge direttamente al lettore, trasportandolo al centro del mondo diegetico(3)-, “Anche i lupi mannari fanno surf”, romanzo di Roberto Saporito originariamente pubblicato da Robin edizioni nella collezione “I libri neri” e riproposto oggi da “Senzapatria” all’interno della collana “On the road”(4), si serve di una voce “americana”(5) per raccontare una storia a tinte forti, lineare (a dispetto dell’ampio pellegrinare del protagonista) alla maniera francese, e citazionista in modo deliberato, (giustamente) compiaciuto; una storia non del tutto imprevedibile (e, d’altronde, non è questo lo scopo) ma certamente riuscita, ambientata, se non proprio in epoca contemporanea (la conta del “bottino” è ancora espressa in lire), pur sempre in un mondo nel quale la precarietà -esistenziale, e non banalmente economica- non è l’esito di una malaugurata congiuntura, di una somma di circostanze accidentali, ma una condizione diffusa, alla quale è lecito -e anzi doveroso- tentare di sottrarsi, magari anche con un gesto “estremo”.

Veloce, essenziale, scarno, “Anche i lupi mannari fanno surf” racconta, in uno spazio brevissimo, un intreccio ben congegnato, avvalendosi di tecniche narrative originali, motivate e convincenti, e concedendosi anche il lusso di una (preziosa) incursione tra gli eccessi e le stravaganze del mondo della cultura contemporanea (6).
E il risultato è, ancora una volta, ottimo.
Il romanzo “Anche i lupi mannari fanno surf”, di Roberto Saporito, è edito da Senzapatria Editore.

(1) Roberto Saporito, “Anche i lupi mannari fanno surf”, Senzapatria editore, Ascoli Piceno 2010, p. 9.
(2) Ma, d’altra parte, il mondo di “Anche i lupi mannari fanno surf” è il luogo del manifestarsi di una serie di avvenimenti che, incontrollati, “accadono”, lo sfondo (niente affatto inerte) sul quale esercitare una serie di decisioni “libere” nel senso tardo-adolescenziale di “poco riflesse”: stando così le cose, la focalizzazione esterna, che mostra l’azione senza spiegarne i (deboli) moventi -una sorta di beahviourismo manchettiano trasportato con naturalezza all’interno della cornice post-tarantiniana del romanzo- si rivela scelta “efficace” e non solo “comoda”.
(3) Perché, se è vero che precarietà e insoddisfazione sono condizioni diffuse, è anche vero che l’uso della seconda persona singolare risponde ad un continuo, infinito, compito di particolarizzazione, trasformando “una” (generica) situazione in “questa” situazione; la “tua” situazione…
(4) Il progetto editoriale alla base della neonata collana prevede la pubblicazione di racconti inediti o non più reperibili di noti autori italiani, in volumi di piccolo formato (10×17 cm) adattati ad accompagnare il lettore nei suoi viaggi. Proprio per questo, gli editori hanno scelto, come  primi luoghi di distribuzione, le stazioni ferroviarie e degli autobus, gli aeroporti, le metropolitane, e i luoghi di villeggiatura. (informazioni e catalogo sul sito di Senzapatria editore).
(5)Non a caso, nella segnalazione “letteraria” della segnalazione delle stanze, al “te” che, pur formalmente “narratario” e non “narratore”, si presume debba influenzare la voce stessa del racconto, spetta l’americanissimo J.D. Salinger (cfr. p. 14)… E, non trattandosi di una traduzione, gli apparenti “calchi” dall’inglese, non possono che essere letti come indicatori geografico-culturali.
(6)Mondo nel quale, d’altra parte, Saporito aveva già dimostrato di sapersi muovere alla perfezione nel recente “Il rumore della terra che gira” (Perdisa, Bologna 2010).


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