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Rocker

Creato il 21 dicembre 2014 da Scribacchina

L'altro giorno, in redazione.
E' una mattina come le altre.

Mi capita sottomano il comunicato di una piccola festa dove suonerà un gruppetto della zona. Uno tra i tanti.
Leggo, tra le altre cose, che la musica di questa formazione "strizza l'occhio alle sonorità anni 90, cercando un equilibrio tra elettricità e melodia".
Mentre sotto sotto me la rido - perché, insomma, le auto-descrizioni dei gruppi mi mettono sempre una certa allegria -, l'occhio cade sulla foto di questi fanciulli.
La risata lascia il posto a un sorriso appena accennato.
A un fiume di ricordi.
Perché quella foto è stata scattata proprio lì, sulla scalinata che porta all'Adda.
Quella stessa dove vent'anni fa io e il mio gruppo dell'epoca avevamo fatto un memorabile servizio fotografico.

La posa è la stessa.
L'inquadratura, il bianco-nero.
Gli sguardi da rocker vissuti.
La certezza di avere qualcosa da dire, qualcosa da gridare, qualcosa che non si può esprimere solo con le parole.
Qualcosa, non si sa bene cosa, ma è qualcosa che viene da dentro.

Rocker

Le nostre foto erano state fatte da una ragazza che era considerata, nell'ambiente dei musicanti locali, una vera artista della reflex. Era una tipa originale, una di quelle con la sigaretta sempre in bocca, con l'atteggiamento da viveuse.
Ricordo di aver guardato le nostre foto, allora, e di aver cercato inutilmente una qualsiasi traccia d'arte.
... Intendiamoci, mica l'avevo detto che trovavo banali quegli scatti.
Timida sempre, timida fino in fondo.
Avevo detto che quelle erano foto "molto belle".

Solo poco tempo fa ho avuto la conferma che i lavori di quella ragazza, effettivamente, di artistico avevano ben poco.
Pare avesse molti problemi.
Le fotografie l'aiutavano a trovare una propria dimensione, a vivere meglio.
Guarda caso, i lavori erano sempre commissionati da amici che le volevano bene.

Di quel servizio fotografico ho conservato un'unica immagine: proprio quella scattata lì, sulla scalinata che porta al fiume.
Quella dove eravamo tutti seduti.
L'avevano fatta stampare col nostro nome su una locandina A4.
L'avevano fotocopiata in tante copie.
Era finita pure alla Barona, al centro sociale, in un qualsiasi mese della metà degli anni 90.

Il pezzo col quale chiudevamo i concerti era questo:


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