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Rouge Club di Antonia Iolanda Cudil

Da Zaffira01

 

Rouge Club di Antonia Iolanda Cudil

 

TITOLO: Rouge Club
AUTORE: Antonia Iolanda Cudil
CASA EDITRICE: autopubblicato
PAGINE:161

 

"Miriam è solo una delle tante cameriere del Rouge Club ma verrà notata una sera, quando si difenderà da un cliente dalle mani lunghe. L'oscuro proprietario del locale, Raul Schiavone, cerca proprio una bella ragazza per vigilare sugli incontri clandestini che organizza.
Miriam diventerà Lady Mimì, seducente e sensuale signora del Rouge Club. Accanto a lei avrà il bellissimo e misterioso Davide ma si avvicinerà anche al suo capo, scoprendo che l'abisso oscuro di Raul l'attrae e l'affascina come mai avrebbe creduto."

 

Prima di recensire questo libro, a scanso di equivoci premetto subito che ho letto già diversi romanzi erotici e che pertanto non mi scandalizzo a leggere descrizioni di scene "hard". Ma questo libro è sicuramente il peggiore che abbia letto di questo genere.
Una delle cose che più mi ha stupito è il fatto che l'autrice, nei ringraziamenti, cita due persone ringraziandole "per aver sterminato uno sciame di refusi". Peccato che l'altro sciame sia sopravvissuto e sia pure in forze.
Gli errori, di stampa più che di sintassi, sono numerosi e, considerato il poco spessore del volume, sono accumulati in poco spazio. Di conseguenza, risulta davvero molto fastidioso per il lettore proseguire la lettura incappando regolarmente in frasi tronche, virgole omesse o pezzi mancanti.

Ma passando alla storia vera e propria, sembra più una bozza che un romanzo vero e proprio. Sembra scritto in modo frettoloso e questo è un peccato, perché materiale per sviluppare una storia importante, magari con qualche messaggio profondo, c'era, ma probabilmente è stato sopravvalutato.
I personaggi, soprattutto all'inizio sono molto piatti e, almeno personalmente, non riesco proprio a digerire la protagonsita della prima metà del libro: ha paura del suo capo ma si eccita da morire quando la tocca in parti intime e, diciamo, le usa un comportamento poco innocente, quando le viene proposto di cambiare lavoro, di passare da essere una semplice cameriera a sorvegliare incontri erotici, dando indicazioni ai due ( o più) amanti su come comportarsi, vestendo de costumi a dir poco "succinti" non fa una piega, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Lei stessa afferma di non voler diventare una prostituta, ma non ha assolutamente remore a soddisfare i suoi "desideri" con i due uomini che più la attraggono, o a soddifare i loro, che poi è la stessa cosa. Prima va quasi con Raul, l'uomo che teme ma che desidera - che strano, la dipendente che si innamora del capo bello, tenebroso e pericoloso, siamo al culmine dell'originalità -, poi con Davide, poi quando torna Raul è di nuovo nel suo letto, ma poi ritorna da Davide, e in tutti i casi i rapporti sono tutt'altro che innocenti.

Ripeto, non sono le scene di sesso a scandalizzarmi, quando piuttosto sono rimasta colpita dall'assoluta freddezza con cui vengono raccontate nella maggior parte dei casi, come se fosse un qualcosa di puramente biologico e meccanico, come se bastasse solo una forte attrazione fisica per portarsi a letto Tizio o Caio per una settimana di seguito.
La Cudil non riesce a trasmettere al lettore un minimo di emozione, di calore nel descrivere simili scene, senza contare che alcuni particolari, romanzo erotico o no, se li poteva davvero risparmiare, soprattutto se doveva descriverli nel modo che ha usato.

E così, mentre Lady Mimì vive un'intensa e contrastata vita privata, altri personaggi, visti attraverso gli occhi di Miriam, che ci racconta le sue vicende in prima persona, si muovono sullo sfondo del Rouge Club: Raul Schiavone, il proprietario del Rouge, invischiato in loschi affari, Davide, che sembra celare qualcosa, e altri che nella vita di Miriam hanno un ruolo minore.

Se l'autrice avesse dedicato un po' più di attenzione nell'elaborazione di quest'opera, si fosse soffermata un po' di più su alcuni snodi particolari, insomma, se avesse approfondito un po' di più il tutto, in particolar modo i personaggi, questo libro non sarebbe stato poi così male. Ma putroppo così non è stato, e mi dispiace dirlo ma più volte ho avuto il pensiero -cattivissimo, lo so, per cui invoco il vostro perdono - che l'autrice non avesse idea di cosa significasse scrivere un libro, o scrivere più in generale.

Molti altri recensionisti hanno dato anche il massimo della valutazione a questo romanzo, ma per parte mia non ci sto, altriementi, che voto si dovrebbe dare ai grandi capolavori? Per cui, su una scala di cinque stelle, direi che due bastano e avanzano.


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