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Sabine, blues e glühwein: un sabato da turista a Berlino.

Da Arturo Robertazzi - @artnite @ArtNite
  • Categoria Cuore
  • Categoria Stopmaco

Capita raramente, ma capita: a volte dimentico che dalla mia finestra si vede Berlino.

Ecco: oggi è uno di quei giorni.

Capita, allora, che per ricordarmi dove vivo, ho bisogno di una passeggiata a Unter den Linden, di vedere la Brandenburger Tor o perdermi a Potsdamer Platz.

Vado, prima tappa Alexanderplatz.

Ci arrivo da Boddinstrasse con la U8, ad aspettarmi il mercatino di Natale di Alexanderplatz: tedeschi, italiani, spagnoli, gente di ogni luogo si diverte tra le bancarelle e i biergarten (superfake) bavaresi. La musica è di dubbio gusto. Eppure, ad Alexanderplatz c’è qualcosa: sarà la birra delle 11 del mattino, il currywurst o la ruota panoramica molto decadent, click!

Abbandono la folla e mi incammino verso l’isola dei musei: la Cattedrale, l’Humboldt Box, e le statue di Engels e Marx sono sempre belli da vedere. Passo sopra il museo della DDR (folcloristico, non so bene se consigliarlo oppure dirvi di stare alla larga), mi lascio alle spalle il Neues Musuem (click!) e arrivo al Bode-Museum. Dentro ci rimango un paio d’ore. Mi incantano la “sala blu” (click!) e il ratto della sabine: click!

E poi ancora mercatini, glühwein, due tazze in ceramica “rubate” e lampade che riscaldano – le migliori amiche del turista che vive a Berlino (click!).

Stanco del frastuono di Unter den Linden, salto in metro e ritorno verso Neukölln. Qui c’è un mercatino di Natale che dicono sia tutt’altro che turistico e che apre i battenti solo un week end all’anno. Decido di andarci. Da Alexanderplatz, arrivo a Hermannplatz. Ed ecco il piacevole imprevisto. A Karl-Marx-Straße mi imbatto in una manifestazione di solidarietà alle vittime degli scontri in Egitto e in Siria. È tutto in arabo, non capisco nulla, ma un cartello che dice “Fermate i massacri in Siria!” è molto eloquente (click!).

Comincia a piovere: entro in un pub. Le quattro del pomeriggio e le cameriere e i clienti sono già allegri. Non posso far altro che unirmi alla festa. Quando mi viene chiesto cosa bevo, la ragazza bionda sui venticinque anni capisce subito che non sono tedesco e per questo divento il suo migliore amico. Trattamento speciale. E tutti cantano, ballano, e bevono. Sorseggio una pilsner, già amico di tutti, quando passano in radio “Ti Amo” del buon vecchio Umberto Tozzi. Ed è sole, amore e mandolino.

Ne ho abbastanza.

Da turista, il tempo passa veloce: risalto in metro e sbarco dall’altro lato di Berlino, a Zoo. A pochi passi c’è il Quasimodo, c’è musica, c’è blues (click!).

Gli EB Davis Gospel Quartet mi capiscono bene, e poi cantano cose così: un paio di cocktail e sono già le 3 di mattina.

Accendo il computer e, in preda all’alcol e alla musica, scrivo. Spengo. Mi tuffo nel letto. Sogno. E quando mi sveglio, la luce entra dalla mia finestra.

È grigia, è fredda, è Berlino.

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