Magazine Cultura

Salvatore Martino – Il Minotauro

Creato il 16 gennaio 2016 da Emilia48

Kylix_Theseus_Minotauros_Louvre_F83

Teseo e il Minotauro – Kylix attica. Museo del Louvre

____________________________________________________________

Nel piccolo parlour che è questo mio blog, nelle cui librerie e sui cui tavolini sono disseminati, nell’ordine che segue  le mie curiosità e gli interessi che in me prevalgono in quel  momento, i taccuini e le note delle mie riflessioni, delle mie idee, delle mie traduzioni, dei miei testi, ogni tanto, non spesso,  offro un the, dei sandwich al cetriolo e qualche fetta di Victoria sponge cake a qualche ospite la cui conversazione cattura più di altri la mia attenzione e con cui il dialogo è diventato più profondo di un semplice saluto. E’ un luogo sereno, dove si sta bene in ristretta compagnia, o anche da sola, ascoltando le molte voci del passato o del presente, ma che vengono da lontano e a cui posso dare voce. Non amo compagnie troppo numerose e per natura  sono molto selettiva (e sì, so che è un brutto difetto!) ma il criterio di questa mia selezione è unicamente quello dell’effetto che il suono di una voce produce dentro di me. Se stride, se dà fastidio alle mie orecchie interiori, se suona fessa (nel senso di spiacevole o sorda), lascio perdere. Ma ci sono voci che risuonano nel profondo, che scavano e si dilatano in un’eco capace di evocare idee ed emozioni forti. Così ho trovato che la voce di Salvatore Martino ha questo potere. Perché attinge al Mito e lo rilegge come strumento di analisi di se stesso e del presente. Una posizione che condividiamo. Si dice sia sempre bene frequentare spiriti affini.

Però a Salvatore, che viene dalla culla del Mediterraneo e da luoghi in cui il Mito intride ancora l’aria, la terra e il mare, non potevo offrire the e tramezzini al cetriolo. Per questo ospite ci vogliono aromi e sapori forti: al Mito i salotti vanno stretti e i suoi sussurri sono rombi di tuono.

“Il dàimon costringe l’uomo a vivere miticamente”, ha detto James Hillman e per chi ha il coraggio di arrenderglisi, questo è vero. Salvatore Martino, che di Mito ne capisce, mi ha fatto generoso dono del suo Minotauro. Impossibile non spalancare le porte a questa creatura formidabile. Se non c’è Mito che non parli dell’uomo, che non sia strumento di precisione per la comprensione della psiche umana, quello del Minotauro, stravolto per troppo tempo da una lettura disseminata di luoghi comuni, parla della gabbia che ci costruiamo, della confusione tra sogno e realtà, dell’illusione, della necessità di morire per rinascere. E non a caso è collegato al volo di Icaro. Ma anche alla violenza e determinazione con cui Teseo – uccidendo il Minotauro – in realtà lo libera.

Ecco, parlando del Minotauro, Salvatore Martino parla di sé, dà nuova vita al mito lasciandosene possedere, leggendolo con gli occhi di un quotidiano che si trasforma continuamente sotto l’incalzare del suo dàimon.  Il percorso è dalla costrizione del labirinto alla liberazione attesa. Eppure quella liberazione che forse alla fine verrà, è temuta. Quasi angosciante. Tanto più vi si avvicina, tanto più inventa percorsi convoluti per allontanarsene. Costruisce dentro di sé  immagini del tempo, dei luoghi, di cose e persone, cui tende le braccia e da cui poi fugge. Il Minotauro di Salvatore Martino è una creatura pirandelliana, fantasima di se stesso, creatore di se stesso e della propria realtà, eppure solido corpo senziente.

E davvero l’uomo vuole essere libero? Lo vuoi davvero? chiede il dàimon.

Francesca Diano

salvatore-martino-col-sigaro

Il Minotauro   

da La tredicesima fatica   1986 

*

 

Nella penombra della costruzione

indovino presagi del delirio

le fenditure adatte per la fuga

il successivo giorno di mistero

Incatenàti alberi sopra la mia testa

un luccichio perverso delle mappe

possibili ingannevoli sortite

concave scale illudono

codesto labirinto spalancato

Controllo a sera tutti gli orologi

invento libri sopra il comodino

dimentico reperti occhiali passi

storie mai udite raccontare prima

casseforti che certo mi appartengono

e delle quali non possiedo chiavi

A volte mio malgrado mi addormento

cercando di oscurare Pasifae dai miei sogni

come un drammatico passo di alegria

un teorema di geometria risolto

i volti disperati delle vittime

– teneramente mi guardano

dal gorgo d’ineffabile sorriso

all’angolo diviso del quarto corridoio –

Così allontano da me

il sospetto di non essere nato

riannodo la trama sottile del discorso

da lungo tempo intrecciato con le pietre

che in un letargo diverso simularono

il volto irripetibile di Dio

Non so se mai mi sveglierò dal sonno

che alimenta delicati mattini

le passeggiate tra Celio e Palatino

la casa sopra i Colli Portuensi

la passione per calcio e pugilato

l’Antiquarium devastato dall’erba

il rumore ormai non familiare

del tredici del trenta

ancora verdi qualcuno giallo-arancio

Un’alba forse mi sorprenderà

a ricercare nella pattumiera

il filo trafugato dalla donna

mentre l’eroe officiava

la sua nonesistenza

In un sussurro indicherà

il nirvana impossibile

come trovare bevanda dell’oblio

insinuerà dentro di me il sospetto

che nessun uomo mai profanerà

il perfetto labirinto circolare

Un incubo diverso allora sogno

In quale modo affronterò la luce?

avvertirà l’orecchio le parole

aduso al naufragare dell’orologio?

Come risulterà lo specchio

da sconosciuta immagine trafitto?

I suoni apparterranno a scale

di note irraggiungibili

la bocca tenterà un sussulto

se appena l’accarezzeranno

il freddo improvviso della lama

dolcemente calato nella gola

Ogni sera percorro l’accaduto

immagino alla fine

la mia pelle resistere alla spada

forse allora non avrò più sangue

riconoscendo il volto di Arianna

venuta a liberarmi

(C) by Salvatore Martino RIPRODUZIONE RISERVATA

Salvatore Martino  è nato a Cammarata, nel cuore più segreto della Sicilia, a mezza strada tra Palermo e Agrigento, il 16 gennaio del 1940. Attore e regista, vive in campagna nei pressi di Roma. Ha pubblicato: Attraverso l’Assiria (1969) ,La fondazione di Ninive (1977), Commemorazione dei vivi (1979), Avanzare di ritorno (1984), La tredicesima fatica (1987), Il guardiano dei cobra(1992), Le città possedute dalla luna (1998), Libro della cancellazione (2004), Nella prigione azzurra del sonetto (2009), La metamorfosi del buio (2012) . Nel 2015 è uscita la raccolta dell’opera completa, Cinquantanni di poesia (1962 – 2013) 
È direttore editoriale della rivista di Turismo e Cultura Belmondo. Dal 2002 al 2010 ha tenuto un laboratorio di scrittura creativa poetica presso l’Università Roma Tre, e nel 2008 un Master presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli

  



Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog