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Da Kris @zinfok
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C'è una questione di questi ultimi giorni che mi ha lasciato molto perplesso per come viene (sempre) snaturato il tema dell'omosessualità in Italia. Sto parlando delle varie indiscrezioni che avvolgono la vita di Lucio Dalla. La cosa che mi preme di più dire è che se una persona, per sua scelta personale, per una vita intera non ha volontariamente affermato ne smentito i suoi gusti sessuali rispetto ad un genere, piuttosto che ad un'altro, allora non vedo il motivo che qualcunaltro lo debba fare per lui. Se Lucio Dalla fosse omosessuale e avesse deciso di tenerselo per sè e vivere la sua vita serenamente, senza farlo sapere al mondo intero (che motivo c'era di farlo), è stata una sua libera scelta: costretta o meno, nessuno può dirlo. Solo lui potrebbe, ma non l'ha fatto. Quindi, non vedo perché discuterne senza di lui.
E' importante che nel nostro paese venga sensibilizzato il tema LGBT e debellato il germe dell'omofobia che aleggia (anche grazie alla chiesa cattolica), ma non si può neanche farlo sempre in modo mediatico. I personaggi pubblici sono più soggetti ad indiscrezioni, soprattutto sulla loro vita sessuale; secondo me è un aspetto un po' perverso della nostra mentalità. Perché preoccuparsi con chi un personaggio pubblico va a letto, se gay, lesbica o trans; se il suo atteggiamento è corretto, se ha da offrire alla gente poesia e civiltà, perché etichettarsi in questo modo. Gia lo fanno gli omofobi. Perché farlo anche noi?
Un'altra cosa è battersi perché questo atteggiamento di avversione contro "il diverso" si estingua, rispetto a dover mettere in pubblica piazza indiscrezioni di una persona ormai scomparsa. Sensibilizziamo, ma con il consenso della persona stessa.
Della polemica su Lucia Annunziata non voglio discutere, ma ha detto cose che sono assolutamente giuste: "I funerali di Lucio Dalla sono uno degli esempi più forti di quello che significa essere gay in Italia: vai in chiesa, ti concedono i funerali e ti seppelliscono con il rito cattolico, basta che non dici di essere gay. È il simbolo di quello che siamo, c' è il permissivismo purché ci si volti dall' altra parte". [Fonte]

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