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Schindler’s List – La lista di Schindler

Creato il 16 aprile 2015 da Nehovistecose

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Regia di Steven Spielberg

con Liam Neeson (Oskar Schindler), Ben Kingsley (Itzhak Stern), Ralph Fiennes (Amon Göth), Caroline Goodall (Emilie Schindler), Embeth Davidtz (Helene Hirsch), Jonathan Sagall (Poldek Pfefferberg), Adi Nitzan (Mila Pfefferbeg), Beatrice Macola (Ingrid), Malgoscha Gebel (Victoria Klonowska), Miri Fabian (Chaia Dessner).

PAESE: USA 1993
GENERE: Drammatico
DURATA: 187’

Tratto da una storia vera, raccontata nel romanzo La lista di Schindler (1982, ma in Italia è stato tradotto solo nel 2004) da Thomas Keneally. Cracovia, 1939. L’imprenditore Oskar Schindler apre una fabbrica di pentole e tegami e ci mette a lavorare operai ebrei destinati alla soluzione finale. Prima per convenienza e poi consapevolmente, finirà per salvare la vita a più di mille ebrei…

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Scritto da Steven Zaillian con spirito fedele al romanzo, è il film definitivo sull’olocausto. Per la prima volta, un’opera di fiction racconta non solo la parabola di un grande uomo buono, bensì anche e soprattutto la terrificante vita nei campi di concentramento. Nel porsi il problema su come rappresentare l’irrappresentabile, Spielberg sceglie l’unica via possibile, quella dell’insindacabile verità storico/iconografica: con immagini crude, semi documentaristiche, con macchina spesso a mano e un asettico bianco e nero, racconta la shoah prendendo spunto dalle foto e dai filmati d’epoca. Che è poi la stessa cosa che farà, qualche anno dopo, per rappresentare lo sbarco in Normandia (Salvate il soldato Ryan). Sempre accusato di evitare accuratamente sequenze scabrose in nome del politicamente corretto che tanto piace a Hollywood, stavolta Spielberg non si ferma davanti a nulla, e mostra senza filtri la spietata violenza della SS. Come a dire che, quando si tratta di realtà, è giusto mostrarla in ogni sua parte affinché le cose non si ripetano. E infatti il finale, coi veri “ebrei di Schindler” oggi, è assolutamente necessario perchè sottolinea che tutto ciò che si è visto è drammaticamente, dolorosamente vero, e non va dunque dimenticato per nessuna ragione.

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Film immenso, istruttivo senza mai essere didascalico, nemmeno nel criticatissimo finale. La soluzione visiva della bambina col cappotto rosso (unico tocco di colore insieme a prologo ed epilogo) è una delle più strazianti, evocative, riuscite metafore dell’olocausto di tutti i tempi, ma è anche “una perfetta dimostrazione di come si possano usare gli effetti speciali in modo poetico” (Morandini). In contrapposizione ad un cattivo sadiano talmente malvagio da diventare quasi metafisico, interpretato benissimo da Fiennes, Neeson ci regala l’interpretazione della sua carriera misurandosi con un personaggio difficilissimo, fascinoso e paradossale, buono ma contraddittorio, che salva gli ebrei con qualunque mezzo possibile (ad esempio, corrompere i gerarchi) e continuare ad essere, almeno sulla carta, un membro del partito nazista. La sua storia è paradossale perché è proprio grazie alla sua adesione al partito (e quindi al suo ramificato potere, ma anche alla sua faccia tosta) che riesce a salvare gli ebrei. In colonna sonora, spiccano diversi canti religiosi ebrei.

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Ben sette premi Oscar: film, regia, sceneggiatura non originale, fotografia (Janusz Kaminski), scenografia (Allan Starski e Ewa Braun), montaggio (Michael Kahn) e colonna sonora (John Williams). Tutti sacrosanti, ma l’avrebbero meritato anche Neeson e Fiennes (battuti, rispettivamente, dal monumentale Hanks di Philadelphia e dal Tommy Lee Jones de Il fuggitivo – ?!). prima di approdare a Spielberg, il progetto passò per le mani di Martin Scorsese, Roman Polanski e Billy Wilder. Gli ultimi due, entrambi ebrei polacchi, avevano visto la shoah da piuttosto vicino. Capolavoro da non perdere, uno di quei film da far vedere nelle scuole.

Voto



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