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Scopriamo L’artista con noi… Gianfranco Iovino

Creato il 21 aprile 2013 da Paperottolo37 @RecensioniLibra

Image“Il mondo senza un po’ di musica

 e parole sarebbe un luogo inospitale  e senza fantasia.”

Gianfranco Iovino

Quando intervisto in questo spazio “Scopriamo  l’artista” di solito parlo di una sola forma d’ arte, che può essere la pittura, la scrittura, la musica o quant’ altro. Quest’oggi, con grande mia meraviglia ho il piacere di presentare un artista poliedrico, che ha fatto dell arte quasi il suo universo.

Giornalista, scrittore, poeta, musicista, ma soprattutto un uomo di grande umiltà. Impegnato attivamente nel sociale, il quale  ha sempre usato il suo talento per il bene altrui, donando i proventi dei suoi  libri in beneficenza. Me l’ho conferma lui stesso con queste sue parole che riporto con grande piacere :  “Io scrivo per passione, nel senso che il mio mestiere è un altro e la scrittura la riservo per destinare un po’ del mio tempo a favore di fondazioni o associazioni umanitarie che si impegnano a stare dalla parte dei più deboli e sfortunati del mondo”.

Questo a mio avviso lo rende ancor più grande, degno di nota e stima. Nel mio piccolo spazio ho davvero l’immenso il piacere di avere Gianfranco Iovino.

Intervista a cura di Monica Pasero

Gianfranco, intervistare un vero giornalista e affermato scrittore credimi è per me è una bella sfida personale! Visito il tuo sito, e rimango a  bocca aperta e penso “Adesso che posso chiedere che a lui non sia stato già chiesto nelle sue innumerevoli interviste ? Per cui mi affido alla mia buona dose di follia e vado a razzo come mi si addice, non penso troppo e sparo di cuore. Di solito ai mie intervistati chiedo quando hanno iniziato ad appassionarsi al mondo che gli compete, con te la cosa si complica e ti  chiedo: quando l’arte ti ha travolto  nella sua complessità’?

Appena nato, qualcuno sostiene che il primo vagito mio non sia stato un pianto ma un vero e proprio canto di gioia, perché ero stanco di rimanere in un posto angusto e isolato, lontano dai colori e i suoni della vita. Era troppo il desiderio di affacciarmi sulla vita e provare a dire la mia, facendomi forte di un grande talento concessomi da Dio: la curiosità, che mi ha spinto a conoscere, approfondire e scoprire virtù assolute, di cui tutti noi dobbiamo farci scudo quando nutriamo il bisogno di desiderare, sognare e sperare in qualcosa di diverso e migliore per noi e chi ci vive accanto. E niente, più dell’arte, riesce in questo affascinante compito, sapendoti rapire dalla quotidianità, spingendoti tra i colori di un quadro o di una fotografia, o le note di una canzone o le rime di una poesia. Attraverso l’arte tutto assume un valore diverso, ed io, che di arte ne ho fatto incetta in gioventù, l’ho amata così tanto che attraverso i miei viaggi di musica, parole, rime e sogni sono diventato un inguaribile sognatore, che oggi utilizza spesso le sue parole per provare ad immaginare un mondo migliore e più vicino a qualcosa di magnifico dove poter interpretare la propria vita e lasciare un ricordo felice di se stessi.

Gianfranco, tra i tanti riconoscimenti che tu hai ricevuto,  mi ha colpito uno in particolare ilPremio Albero Andronico di Roma“, dove ti  sono stati assegnati oneri d’ eccellenza per un  tuo racconto breve, ispirato alla tragedia di Alfredino Rampi. Alfredino, lo ricordo bene anche io, ero piccina e restai attaccata alla tv come molti altri di noi. Negli anni, il suo ricordo veniva riportato alla memoria dai vecchi spezzoni del tg. Tu decidi di scrivere un  racconto su questo sfortunato bambino cosa ti ha spinto a farlo?

Ero piccolo quando ci fu questa estenuante diretta televisiva, che raccontava il dramma di un bambino che ha avuto una sola colpa da non riuscire a farsi perdonare: quella di correre verso casa senza guardare dove metteva i piedi, lasciandosi imprigionare da quella maledetta botola che lo ha spinto giù all’inferno. È stato un avvenimento che ha segnato la coscienza di tutti in quel tempo, ma oggi è quasi dimenticata e mi sembrava giusto rievocare parte di quei momenti, attraverso un viaggio fantasioso, dove il piccolo Alfredino si è addormentato per sempre con la consapevolezza che i suoi genitori gli perdonassero la sua corsa a perdifiato e testa alta, invece che stare attento alla terra che lo ha inghiottito.
Sul mio sito, nella sezione news, c’è una raccolta di racconti che hanno ricevuto attestati e premi, tra i quali anche la storia di Alfredino, dal titolo “non lo faccio mai più”.

Nel 2005 viene alla luce il tuo primo romanzo  “Cuori nella tormenta” Entri  così nel mondo editoriale. La mia domanda è questa :  Cosa ne pensi delle  case editrici e che  richiedono contributi e aggiungo :  cosa consiglieresti ad un giovane autore che vuole entrare in questo mondo ?

 L’editoria a pagamento è un argomento molto spigoloso, che trova sempre diversi pensieri a contrastare un’idea di base assoluta: scrivere è una dote, e in quanto tale, una virtù che dovrebbe essere messa in risalto nella maniera giusta, confidando sul talento di chi la esprime, senza il bisogno di doverla mercanteggiare attraverso compromessi. E con questa prefazione, capirai che sono contrario all’editoria a pagamento, che sia essa espressa in un acquisto copie preventivo o partecipazione ai costi di pubblicazione. Ma, c’è anche un aspetto che mi piacerebbe evidenziare, che fa vacillare un po’ quella teoria: qui siamo tutti bravi a scrivere, ma pochi a leggere. Ci sentiamo grandi letterati, poeti incompresi e artisti sfortunati, ma siamo poco propensi a leggere gli esordienti, a lasciarli esprimere meritandosi la nostra attenzione. Ho tanti amici editori che mi confidano che i costi da supportare per pubblicare un libro sono davvero onerosi e che troppi autori, ancora prima che sia pubblicato il loro romanzo, sono già pronti a scriverne un altro, dimenticandosi di promuoverlo perché a loro interessa solo avere il proprio nome in copertina per sapersi realizzati. Ripeto, sono contro l’editoria a pagamento, soprattutto quella da tipografia o che stampano di tutto, senza neppure leggere il testo proposto, ma non condivido l’idea che ci siano amici e colleghi che si sentono piccoli geni incompresi e si lasciano vincere dalla frustrazione di non essere valorizzati, così come quegli altri che, invece, si credono davvero poeti, narratori o grandi compositori solo perché continuano a pubblicare loro opere che, però, nessuno mai legge, perché neppure sanno che sul mercato c’è qualcosa che gli riguarda. Bisogna investire, assicurando impegno e partecipazione e non limitandosi solo a scrivere e non avere attenzione per gli obblighi dell’editoria che oggi propone 100 titoli a settimana, di ogni genere e forma, ma in classifica delle vendite ci rientrano davvero pochi eletti, perché in troppi si limitano solo a scrivere e mai fermarsi a leggere gli altri.

Sei un uomo di grande sensibilità e questo si deduce dai tuoi scritti,  dalle tue poesie e anche dai temi che affronti. Permettimi anche di aggiungere dai tuoi occhi che la dicono davvero lunga più di tante parole. Nei tuoi ultimi lavori letterari di cui cito “Dietro di me”

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  e Oltre il confine, tratti tematiche molto forti, come la prostituzione e la pedofilia.  Ti chiedo cosa ti ha spinto a parlare proprio di questo? Qual è  stata la molla che ti ha portato ad addentrarti in questo  mondo così  doloroso?

Nei miei viaggi narrativi cerco sempre di raccontare “cose della vita”. Se tu consideri che il mercato del sesso è il primo settore merceologico al mondo, comprendi cosa ruota, nel bene e nel male, attorno a questo vastissimo territorio. Il sesso, e le sue mille varianti, purtroppo però, non è solo fatto di intesa e appagamento, ma spesso di abusi, eccessi e violenze e raccontarle da uomo, approfondendo i drammi del rispetto per una donna, che non può essere obbligata a prostituirsi

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perché ha la colpa di essere troppo bella, o da padre, che ha paura che un orco assassino possa avvicinare mia figlia, credo che bastino per giustificare il mio bisogno di affrontare temi di cui tutti sanno tutto, ma che troppi preferiscono evitare ogni approfondimento, tanto fanno paura ed inquietano. Ma non è evitandoli che si allontanano i rischi, spesso ci illudiamo di esserne immuni, ma li stiamo, inevitabilmente, subendo in silenzio.

Mi soffermo sul tuo romanzo  “Oltre il confine” i cui proventi vanno ad una  associazione contro la pedofilia  fondata da Luca Barbareschi. Domanda strettamente tecnica: come possiamo noi nel nostro piccolo, contribuire per questa buona causa ?

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 Non avendo paura di approfondire. Da genitori, fratelli, amici o conoscenti non dobbiamo avere paura di avvicinare un bambino, a noi caro, che si mostra silenzioso, scuro in volto, scosso nel cuore della notte dagli incubi o indifeso davanti alle urla. Quel bambino ha subito una violenza, sia esso fisica, verbale o gestuale da parte di qualcuno più grande, e noi dobbiamo essere forti da affrontare quei silenzi, per capirne di più, anziché scappare o evitare di parlarne, per il terrore di scoprire verità che disarmano solo anche ad immaginarle. La Fondazione Barbareschi prova ad istruire i genitori, e i grandi in generale, ad avvicinarsi ai silenzi di bambini terrorizzati da violenze di cui non si vuole parlare per la paura di minacce subite. Sapere che esistono questi organi onlus, preposti alla conoscenza e l’approfondimento, è un qualcosa da divulgare e far diffondere maggiormente, ed io ci provo, così come chi legge di “oltre il confine” o si avvicina, per curiosità ad un mondo maledettamente perverso e pericoloso, qual è la pedofilia e la pedopornografia.

 Passo al  Gianfranco musicista e compositore.  La musica è come la poesia, un’ espressione  dell’ anima, penso che davvero pochi  possono fare musica degna di tale nome. C’è  un brano, una melodia che tu hai composto alla quale sei particolarmente  legato,  in cui hai sentito i famosi brividi sulla pelle? Se sì,  perché?

Sai quando mi procura un brivido la musica? Anche solo a pensarla o ascoltarla. A me basta vedere la tastiera del mio piano o le corde di una chitarra per sentirmi coinvolto da una dimensione incredibile, che è appunto la musica, senza la quale il mondo sarebbe davvero un luogo silenzioso e inutile.

Non ho una canzone in particolare a cui sono legato, ma tutto ciò che non è silenzio o rumore è divinamente affine alla musica e questo basta a regalarmi brividi.

Rimango a bocca aperta spulciando le  foto  sul tuo sito, e da una come me  che con lo spettacolo non c’entra assolutamente  nulla, resto colpita  dai personaggi famosi che tu conosci. Qui esce la mia parte più  gossippiana  (deformazione di pseudo  giornalista donna) e per mia  assoluta curiosità  ti chiedo:  Quale tra tutti questi artisti, è quello a cui sei stato maggiormente legato ?

Non mi piace fare classifiche di preferenza. Tutti hanno rappresentato un momento importante per me. Da D’Alessio col quale si suonava ai tempi dei matrimoni nel lontano 1995 a Napoli, a Paolo Belli che è un cuore immenso di bontà assoluta o Stefano D’Orazio che in ogni sua parola regala un grande entusiasmo alla vita e così via. Per ognuno degli scatti impressi, e quanti altri non sono fotografia ma solo grandi ricordi inimitabile nel  mio cuore, riservo il massimo del mio affetto perché mi hanno regalato momenti unici di umanità.

Gianfranco scrittore, musicista. ma pure splendido poeta. Leggo questo verso in  una delle tue poesie in cui dici:” Poetare è unico  per tutti “ Vuoi ampliare tu questa riflessione ai  nostri lettori?

Nel senso che chiunque può improvvisarsi poeta. Perché un poeta non è una professione o una circostanza, ma un modo di essere, ascoltare e rappresentare la vita. Ci sono donne che per ricevere una poesia farebbero pazzie, e uomini che, senza neppure mai considerarlo, con piccoli gesti quotidiani di attenzione e rispetto, regalano immense poesie di vita. Ecco perché la poesia non è un modo di esprimersi ma di donare e tutti, inevitabilmente, siamo poeti di noi stessi.

Progetti futuri? Vuoi darci un’ anteprima ?

A dicembre uscirà il mio nuovo libro che non posso anticipare, se non attraverso il filo conduttore che legherà tutta la raccolta narrativa: sarà la musica, questa volta, a farla da padrona nel mio nuovo viaggio a caccia di sognatori e innamorati della vita.

Ultima domanda la quale porgo a tutti i miei intervistati e a maggior  ragione a te: che cos’è l’arte  per Gianfranco Iovino ?

La vita stessa, in qualsiasi modalità si manifesti, è un’espressione artistica unica e irrinunciabile. Ognuno di noi, a modo nostro, siamo artisti del nostro esistere, e senza dover apparire su una copertina o sapersi ascoltati o letti da chissà quanta gente, sappiamo essere interpreti unici del nostro esistere, meritandoci un premio Oscar ad ogni nuova giornata che viviamo. Tra tutti i grandi artisti, permettimi di approfittarne della tua intervista per salutarne qualcuno di essi, tra i meno considerati, ma più importanti di tanti altri, quali sono gli infermieri, i dottori, gli assistenti, i mendicanti, i solitari, gli anziani, i figli della guerra, i militari di pace, i preti, le suore, chi spende la sua vita per un sorriso e quanti, ad ogni nuovo giorno, prima di ogni altra cosa, si alimentano di una forza interiore sapendo che c’è chi ha bisogno di loro e del loro modo artistico di aiutare a reggere i pesi della vita, qualsiasi essi siano.

Ringraziando di cuore Gianfranco Iovino per questa splendida intervista, che mi ha rilasciato.Ricordo ai nostri lettori e amici il suo sito e la sua  pagina facebook

http://www.gianfrancoiovino.it/

https://www.facebook.com/pages/Gianfranco-Iovino/64839920739

 

 



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