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Se chiudo gli occhi di Simona Sparaco

Creato il 25 marzo 2015 da Nasreen @SognandoLeggend

Se chiudo gli occhi

di Simona Sparaco

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 Titolo: Se Chiudo gli occhi
 Autore: Simona Sparaco
 Edito da: Giunti Editore
 Prezzo: 13.60 €
 Genere: Romance
 Pagine: 272 p.

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Trama: Viola nella vita ha imparato molto bene una cosa: a nascondersi. Abiti di una taglia sempre troppo grande, un lavoro che non le dà alcuna soddisfazione e ben lontano dalle sue passioni di bambina, un bravo ragazzo come marito, con cui però, forse, l’amore non c’è mai stato. Poi un giorno, mentre sta sviluppando rullini di gente infelice al centro commerciale, si fa largo tra la folla un uomo alto e dinoccolato, ancora bello nonostante l’età: è suo padre, l’artista famoso, l’irregolare, l’eterno bambino. È tornato, è venuto a cercarla per proporle un viaggio nelle Marche, la loro terra d’origine, e per dirle una cosa molto importante. Ma come fidarsi un’altra volta dell’uomo che l’ha abbandonata? Come credere di nuovo a una delle sue funamboliche storie? La tentazione è troppo forte e Viola accetta. Un segreto custodito per anni condurrà padre e figlia alle pendici dei Sibillini dove Viola sarà travolta da una nuova forza e una nuova luce, proprio come il cielo di quei posti. È un viaggio magico se il prezzo della felicità è abbandonarsi con gli occhi chiusi al potere della vita e all’amore che è pronto ad accoglierci.

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di Valuccina

Viola e Oliviero. Figlia e padre. Commessa in un negozio di fotografia lei, artista rinomato in tutto il mondo lui. Due persone che hanno vissuto tra incomprensioni, distanze, promesse mancate. Una famiglia divisa dall’arte e, infine, da questa riunita.

tavolozza
Oliviero si potrebbe definire un dandy che ha fatto della sciatteria il suo biglietto da visita e il suo stile di vita, integrandola come costante nel porsi in pubblico e nella vita di tutti i giorni. Disordinato il suo essere, disordinati i rapporti con la moglie e la figlia, svolazzanti come le pennellate impresse sulle sue tele. L’arte ha portato via Oliviero da Viola. Intesa come meccanismo di difesa, l’uomo fa dell’arte la sua via di fuga dalle situazioni difficili, senza però mai dimenticare le persone amate e importanti della sua vita, anche se da queste è costretto ad allontanarsi per necessità o capriccio. Tutto questo è sottolineato dall’artista che, inserendo nelle proprie opere un oggetto appartenente a queste persone -uno straccio, un bottone, una qualsiasi cosa- definisce il collegamento tra la sua arte e la sua vita.

La storia, come avrete intuito, è incentrata principalmente sul rapporto tra Viola e il padre, e dedicata al suo recupero. Ambientata sulle curve dei monti Sibillini, nelle Marche, i due protagonisti ci guidano nella matassa dei loro ricordi, rancori, parole non dette, per portare Viola verso il perdono, unica via possibile per conoscere nuovamente quel padre che l’aveva dimenticata e rimettere insieme i frammenti del proprio io ferito e indurito dal gelo e dall’assenza.

Viola verrà a conoscenza dell’intero passato di suo padre, del perché c’è stato tanto dolore e tanto peso nella loro vita familiare, del perché suo padre avesse lasciato lei e sua madre. La giovane donna si renderà conto che i segreti dei genitori a volte non sono così belli da portare alla luce.

monte sibilla
Accompagnata da una scrittura fluida e semplice, il romanzo ci presenta, oltre alla storia di Viola e Oliviero, altri due temi: la Luce e la Leggenda del Monte Sibilla che, personalmente, non conoscevo come natia di quella zona.

La Luce è tutto ciò che le opere di Oliviero vogliono mostrare, specialmente le sculture che, a seconda di come vengono illuminate, si mostrano in un modo anziché in un altro. Viene utilizzata come collegamento tra i periodi di declino e di rinascita dell’artista (dopo l’Oscurità l’artista risorge nella Luce).

La leggenda del monte Sibilla fa da cornice al passato di Oliviero.

La Sibilla era una figura mitologica dotata di poteri divinatori. “Secondo la tradizione è una fata buona dotata di magia, bella e maliarda, veggente e incantatrice, non perfida e neppure demoniaca, circondata da ancelle che scendono a valle per insegnare a tessere e filare alle fanciulle del posto. Simile a questa è la tradizione per la quale le fate sarebbero donne bellissime con piedi caprini, che di notte frequentano le feste ed i balli dei paesi, ma devono ritirarsi sui monti prima dell’alba: alla fuga precipitosa da una di queste feste nella quale si erano attardate, la leggenda fa risalire la Strada delle Fate, una faglia a 2000 metri sul monte Vettore. Altra leggenda è quella che vede la regina Sibilla e le sue fate come donne bellissime, ma che si trasformano ad ogni fine settimana in serpenti, che nella tradizione celtica è simbolo di fertilità e guarigione, per il fenomeno della muta della pelle di questi animali. Sempre secondo la tradizione locale, fu la Sibilla a scaraventare sull’antico paese di Colfiorito una pioggia di pietre per punire gli abitanti per la loro mancanza di rispetto nei confronti delle sue fate. Gli abitanti abbandonarono questa località, ma successivamente un popolo nomade rifondò il nuovo paese di Pretare, stringendo legami di forte amicizia con le fate stesse  (cit.Wikipedia)”

Per concludere, il romanzo merita di essere letto, è delicato e intenso al tempo stesso, ricco di sentimenti contrastanti ma ben definiti nel contesto senza l’uso di buonismi.

Voto

 

1Astelle

 

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Se chiudo gli occhi di Simona Sparaco
Simona Sparaco nasce a Roma il 14 dicembre del 1978. Eredita dai genitori la passione per i viaggi, e dopo aver frequentato il liceo classico nella sua città, sente subito il desiderio di uscire dalla dimensione formativa italiana e di esplorare l’Europa. Si laurea quindi in Communication and Media Studies e ha la possibilità di conoscere meglio città come Londra e Parigi. La passione per la scrittura resta una costante nella sua vita e, tornata in Italia, ha ancora voglia di studiare, di approfondire le sue conoscenze sulla Letteratura, sul cinema, sul teatro, decide così di iscriversi alla facoltà di Lettere e Filosofia alla Sapienza di Roma. In questi anni ha modo di conoscere meglio anche la letteratura italiana contemporanea e di leggere Alessandro Baricco. Nel 2004 si trasferisce a Torino per frequentare il master in tecniche della narrazione nella Scuola Holden da lui stesso fondata. In questo periodo esce “Anime di Carta”, romanzo di formazione, pubblicato dalla casa editrice Viviani.

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