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Se tornassimo alla lira

Creato il 13 maggio 2012 da Vincitorievinti @PAOLOCARDENA
                                                                                    di Paolo Cardenà-
SE TORNASSIMO ALLA LIRA Quali sarebbero gli effetti di un ritorno alla lira? In molti  evocano questa possibilità, ma temo che non comprendano fino in fondo cosa potrebbe significare ritornare alla vecchia valuta.Senza la pretesa che questo articolo considerarsi esaustivo per l'ampiezza del tema trattato,  di seguito, vi propongo un  contributo, che descrive quali sarebbero gli effetti immediatamente percepibili  di un ritorno alla Lira.
Prima di tutto, occorre precisare che si creerebbe  non poca confusione  nel periodo transitoriodel passaggio dall’euro alla nuova Lira poiché,verosimilmente, si avrebbe un periodo di doppia circolazione delle due valute. Ma ciò è poca cosa. Prima, si sarebbe dovuto affrontare il tema del cambio euro-lira e dei meccanismi di conversione delle attività finanziarie (ma non solo) in euro, denominandole nuovamente in Lira italiana. A tal riguardo è opportuno riflettere su quelli che potrebbero essere i livelli di concambio.
E qui arriverebbe subito la prima stangata. Infatti, se è vero che la valutazione di una moneta dipende, tra l’altro, dalla forza dell’economia che essa rappresenta e dal capitale reputazionale di cui dovrebbe godere una nazione, se consideriamo  che il concambio stabilito  nel 2001 all’atto dell’entrata in vigore dell’euro (1936,27 lire per un euro) è apparso subito svantaggioso, c’è davvero da disperarsi perché, certamente, in caso di re-introduzione della Lira, avremmo  un cambio molto più svantaggioso. Ciò, in quanto nel corso dell’ultimo decennio, per i motivi noti alla narrativa economica,  l’economia italiana ha dimostrato tutta la sua debolezza  strutturale aggravata peraltro, nello stesso periodo, da una crescita  incontrollata del debito pubblico. E’ evidente che l’economia nazionale oggi è significativamente più debole di quanto lo fosse nel 2001, senza considerare poi, che lo stato italiano, è comunque uno stato con una non più remota possibilità di andare in default. Anzi, a dirla tutta, le probabilità di una eventuale ristrutturazione del debito, crescono di giorno in giorno. Elementi , questi, che con scontata ovvietà favorirebbero l’applicazione di un cambio manifestatamente sfavorevole, con l’effetto di determinare un drammatico  impoverimento generalizzato  di tutta la popolazione, e colpendo soprattutto gli investimenti dei risparmiatori denominati in euro che, a quel punto, si troverebbero  con un capitale abbondantemente  ridotto in termini di potere di acquisto. La svalutazione che ne seguirebbe, metterebbe comunque fuori mercato interi settori economici e in particolare tutti quei settori che, per la produzione di beni e servizi, necessitano di materie prime provenienti dall’esterno. Le aziende si troverebbero ad acquistare fuori dall’Italia dei beni che dovrebbero comunque essere pagati ancora in euro o in dollari e, con una moneta nazionale fortemente svalutata, non occorre frequentare corsi avanzati di economia, per ipotizzare che le stesse imprese avrebbero un notevole aggravio di costi per approvvigionarsi di materie prime, rendendole ancor meno competitive e determinando migliaia di licenziamenti che acuiranno ancora di più gli effetti recessivi della crisi in atto e fallimenti a catena. Inoltre la popolazione subirebbe subito  un ulteriore stangata con l’aumento dei prezzi dei beni importati. Si pensi ad esempio all’Iphon, che costerebbe magari il doppio o ai carburanti, oppure alle automobili o addirittura i pezzi di ricambio per le auto straniere. Pagheremmo molto di più ad esempio l’elettricità, il gas estero,  i computer dalla Corea e gli Ipad e, dall’oggi al domani, gli stipendi subirebbero una perdita di potere di acquisto almeno del 30 o addirittura del 40-50%  che, sommato al taglio di valore subitoin seguito all’introduzione della nuova Lira, renderebbe salari , pensioni e risparmi poco più che carta straccia.
Ma la svalutazione della nuova lira renderebbe felice anche  lo stato spendaccione, che a quel punto potrebbe apparentemente  rallegrarsi della svalutazione intervenuta anche nel debito pubblico, che resterebbe comunque sulle spalle di una popolazione drammaticamente più povera e con conflitti sociali che potrebbero portare a tumulti e rivolte. Lo Stato, sarebbe costretto comunque ad operare una ristrutturazione massiccia  del suo debito  (default), a seguito della crisi di sfiducia di cui è stato investito minando l'interesse della comunità finanziaria internazionale, che non vorrà più investire sul debito Italiano . Anzi, nel giro di poche ore gli investitori venderebbero a mani basse i titoli di stato in portafoglio, al fine di scampare alla svalutazione valutaria che subirebbero i loro soldi. Tuttavia, è doveroso ricordare anche che la nuova lira determinerebbe anche degli effetti positivi per le esportazioni e più in generale per il Made in Italy, poiché i prezzi dei beni italiani venduti all’estero risulterebbero molto competitivi per effetto della svalutazione dei salari  nazionali rispetto ai salari dei paesi europei. Magari, avremmo anche turisti che torneranno ad affollare i nostri luoghi di villeggiatura attratti dalla debolezza della lira, e un flusso di investimenti  a favore del nostro paese. Tra i benefici, eventualmente,  potremmo anche considerare che a quel punto avremmo la Banca d'Italia che potrebbe battere moneta e farsi compratore di ultima istanza; ma non potrebbe comunque farlo illimitatamente e soprattutto nel farlo determinerebbe una superinflazione che sarebbe circoscritta al sistema Italia e non diluita su vasta scala nel contesto europeo. La superinflazione decurterà in maniera sistematica il potere di acquisto dei salari e delle pensioni, impoverendo ancora di più la popolazione e creando condizione favorevoli ad alimentare fenomeni sovversivi nelle grandi città.
Insomma, volendo analizzare i  costi-benefici derivanti dalla reintroduzione della lira, potremmo agevolmente affermare che questa eventualità avrebbe effetti catastrofici. Chi auspica un ritorno alla Lira, lo fa senza nessuna cognizione di causa e magari con l'intenzione di fare notizia con qualche uscita, cavalcando il malcontento popolare suscitato dalla crisi in atto che, a mio parere, non è una crisi di una valuta ma è la crisi di un sistema. E' questo che dovrebbe essere curato. Come? Con una maggiore convergenza economica, fiscale e politica di tutti i Paesi europei. A meno che non si voglia porre le fondamenta per tornare a nuove forme  baratto, il cui processo sembra quantomeno avviato, stando  agli eventi che si susseguono di giorno in giorno nel contesto europeo. Ecco quanto varrebbe la NeoLira convertita in Euro in caso di uscita dell'Italia  secondo uno studio recente effettuato da Nomura, ma pare fin troppo ottimistico.  SE TORNASSIMO ALLA LIRA

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