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Sei libri utili al management che non parlano di management.

Creato il 14 ottobre 2014 da Sdemetz @stedem

Contaminazioni - Sensible Event Management - Stefania DemetzA leggere l’etimologia di contaminare c’é da prendere paura: imbrattare, inzozzare. se non adirittura offendere la purezza e quindi ammalare. Il bello delle parole, però, é che esse partono da un punto e compiono viaggi in cui esse stesse rimangono contaminate per frastagliarsi in tanti altri possibili sensi. Infatti, a cercar bene, da “contaminazione” ne esce un altro senso, che é quello che a me piace molto di più. “Con-taminare” prende dal latino cum il senso di reciprocitá e da tamen il senso di impronta  tattile. Contaminare esprime dunque il senso di uno scambio di  impronte. Scambiarsi le reciproche identitá, mescolarsi, arricchirsi della differenza dell’altro, sono questi i sensi belli della contaminazione, quelli che ci aprono sul nuovo.

E’ secondo questo spirito che vi propongo il post numero 2  (il numero 1 é qui) sui libri che io ho ritenuto utili e stimolanti per svolgere bene il mio lavoro. Mi occupo di eventi e se dovessi leggere solo libri su come organizzare un raduno o gestire un’organizzazione ne fuggirei. Che noia sarebbe!

Eccovi allora sei libri da sei mondi diversi (ma vedrete, talvolta simili) che possono essere fonte di personali ispirazioni. Anche se fate un lavoro che con la politica, la chimica o il non profit non centra nulla. Anche se fate un lavoro diverso dal mio.


  1. Contaminazione non profit

Gianluca Cravera – L’era della contaminazione.

“La contaminazione tra profit e non profit genera un nuovo approccio manageriale”. E’ questo il sottotitolo di un libro uscito giá alcuni anni fa, eppure  sempre attuale. Io a leggerlo ho imparato moltissimo. E ci ho trovato esempi così vicini alla mia esperienza da considerarlo una lettura obbligata.

La contaminazione del titolo è quella tra non profit e profit oriented. Sebbene l’autore si concentri soprattutto sul non profit sociale ed in particolare sulla Protezione Civile, esso contiene molti spunti di riflessione e di analisi anche per chi lavora nel non profit culturale, sportivo, degli eventi. I paragrafi dedicati ai rischi, agli “errori”, ai problemi manageriali e operativi che si rivelano dentro organizzazioni sostenute in gran parte dai volontari sono stati illuminanti. La forza del non profit è data soprattutto dalle persone che per passione mettono a disposizione il proprio tempo per una causa. E proprio queste persone spesso ne escono frustrate o amareggiate. Il libro insegna a riconoscere quali sono le fragilità e come affrontarle. Nel mio blog ne ho parlato più volte (ad esempio qui, qui e qui). La cosa intrigante di questo volume è che è consigliabile anche a chi lavora nel mondo for profit. La contaminazione infatti avviene nelle due direzioni. Fu proprio Peter Drucker a riconoscere come, negli Stati Uniti, proprio dal mondo del non profit le imprese potessero imparare molto. È questa la grande e splendida contaminazione dei nostri tempi!


  1. Contaminazione chimica

Sam Kean – Il cucchiaino scomparso

In questo libro incontriamo lo scienziato Rontgen, scopritore della radiografia, che per caso si trovò a vedere proiettate le ossa della sua mano, e solo una volta convinto che le vedeva davvero, chiamò la moglie nel suo studio, la quale, spaventata, giurò che non avrebbe mai più messo piede in quella stanza di diavolerie. Incontriamo la signora Curie, che costrinse uno scienziato scettico nel buio di uno sgabuzzino per fargli vedere la luce di una provetta radioattiva. Seguiamo le fatiche del giovane Emilio Segrè, fuggito dall’Italia fascista, alla ricerca di un laboratorio negli Stati Uniti. E incontriamo tanti premi Nobel. Nobel sbagliati, Nobel sofferti, invidiati, rubati.

Ma soprattutto ci sono gli elementi della tavola periodica, la loro storia legata all’uomo, che per caso, per ostinazione, per sapienza li ha man mano scoperti e catalogati. Questo libro non parla semplicemente di scienza, parla di noi, di ciò che siamo fatti e lo fa con energia, ironia con una montagna di metafore che umanizzano i fatti della chimica, come le esplosioni stellari o gli elettroni, che “sembra proprio si comportino come i passeggeri degli autobus: prima cercano di stare soli e poi, quando non ci sono altre possibilità si accomodano accanto a un posto occupato.” E gli elementi stessi non sono semplici sigle accatastate in una specie di castello grafico, dai nomi strani. Ogni elemento ha una storia di persone e di luoghi intorno a sé. Ci sono gli elementi politici, quelli artistici, quelli un po’ folli. Ci sono quelli introvabili e quelli antichissimi, quasi scomparsi. È come un meraviglioso viaggio nell’ottovolante della tavola periodica in una dilatazione spazio temporale assoluta che ci fa volare sopra le Galapagos o l’India di Gandhi, o nelle cantine adibite a laboratori di futuri premi Nobel, dal big bang al dubbio sulla teoria della relatività.

Non è davvero un semplice libro di chimica. Questo libro parla di passione e di determinazione.  Insegna a cercare e cercare e a riconoscere la complessità, ma racconta anche la straordinaria bellezza del mondo che ci circonda. Ci aiuta a uscire dagli steccati e andare oltre, anche solo con i sogni.


  1. Contaminazione umana

Martha Nussbaum: Non per profitto. Perchè le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica

Ecco un altro di quei libri che fanno veramente bene, perché aiutano a decifrare possibili soluzioni in un mondo che talvolta pare alla deriva. Questo libro non parla di cultura umanistica alla maniera (noiosa?) scolastica. Al contrario, stimola a vedere le cose da un punto di vista umanistico, nel senso di umano, di Mensch. Scrive Martha Nussbaum: gli esseri umani sono tutti vulnerabili e mortali. Tanto vale darsi una mano, invece che farsi la guerra per combattere le nostre paure. E aggiunge un aspetto che trovo importante , soprattutto nel mio lavoro in quanto donna a confronto con gli uomini: l’educazione, soprattutto quando rivolta ai maschi sottende una specie di potere magico di invulnerabilità. Ciò porta a odiare chi manifesta fragilità e vergogna quando si ha paura e ci si sente deboli. Scattano allora meccanismi di controllo: come l’emarginazione e l’attacco di chi forse manifesta queste debolezze e la solidarietà tra pari perseguitando i diversi. In questi casi ci si appoggia a un leader forte reputato invulnerabile per proteggerei dall’insicurezza.  Vi è mai capitato di trovare situazioni simili al lavoro? Immagino di si. La Nussbaum chiede alla società e alla scuola di farsi carico di questo compito: creare i presupposti per la responsabilità sulla base del confronto critico. Ma giá noi, nel nostro piccolo, lo possiamo fare. Come ci insegna la chimica, siamo solo materia di passaggio, tanto vale unirsi e creare insieme qualcosa che dia un senso al nostro lavoro, alla nostra vita senza aggressivitá, senza paura.


  1. Contaminazione industriale

Valerio Occhetto: Adriano Olivetti

Adriano Olivetti non ha certo bisogno di presentazioni e per fortuna in questi ultimi anni sono uscite biografie, film, documentari sulla sua vita. Chiunque lavori in un’azienda, sia essa for o non profit, dovrebbe conoscerne la storia. Per Adriano Olivetti le aziende dovevano mirare, prima che al profitto, al bene della comunità. Non servono altri commenti, penso. Non far soldi per soldi, ma far soldi per un bene comune. Oltre questo, la storia di questo personaggio è una storia italiana, una storia di cultura e antifascismo, una storia di inventiva e imprenditorialità e oggi, pure una storia triste che ci fa vedere a posteriori come un pezzo di made in italy sia sparito per sempre. Un monito direi: non è stata certo la visione di Adriano Olivetti a cancellare l’azienda, ma proprio visioni diametralmente opposte. Come dire: lessons learned, si auspica.


  1. Contaminazione politica

Susan Podziba, Chelsea Story

Questo non è un libro sulla famosa squadra di calcio londinese. È invece la storia di una cittadina americana.

All’inizio degli anni Novanta, Chelsea (28mila abitanti, Massachusetts) era considerata una delle città più clientelari, corrotte e inefficienti d’America. Metà del consiglio comunale, compresi quattro sindaci, erano stati condannati per corruzione, il corpo di polizia invece di lottare contro le mafie locali, ne era parte, i pompieri prendevano tangenti per appiccare gli incendi e permettere alle ditte in fallimento di incassare i soldi delle assicurazioni.

Questo libro racconta come Susan Podziba negoziatrice di professione, è riuscita a riportare confronto e consenso in una comunità spaccata. Una bella lezione di mediazione, costruzione del consenso, partecipazione e responsabilità. Un “link” perfetto al libro di Martha Nussbaum.


  1. Contamiazione letteraria

Alfredo Stussi: Maestri e amici. Ricordi di una stagione culturale

Si pensa spesso – sbagliando – che chi si occupa di letteratura celebri  una “simpatica” vacanza dalla vita. Da un parte c’è chi lavora, e dall’altra  c’è chi legge. Alfredo Stussi è un filologo  e questo suo libro mi pare importante perché racconta, nella sfilata di amici letterati e filologi, che anche una materia impalpabile come la letteratura ha bisogno di due modi per essere compresa, studiata, sviluppata: metodo e condivisione.  Qui, si parla infatti, prima ancora che di amici, di disciplina e lavoro di gruppo. Mi verrebbe da dire che si parla di management. Dietro il lavoro degli uomini di lettere ci sono una rigorosa disciplina, una perfetta conoscenza tecnica, una consapevolezza profonda sul metodo e, infine, anche una grande apertura alla dialettica, allo scambio, al confronto.

In particolare il ritratto di Augusto Campana, professore alla Normale di Pisa, uno degli amici narrati in questo libro, mi ha ispirato molto. Egli, infatti, amava tenere seminari in cui ognuno contava “per il contributo che riusciva a portare e non c’era a priori una distinzione gerarchica tra gli studenti”. Stiamo parlando della fine degli anni 50, quando certamente il concetto di “know-how-sharing” non era di moda come oggi. Ma proprio da un approccio di questo tipo si può imparare. Anche il management ha bisogno di dialettica e di confronti a prescindere dalla posizione gerarchica, nel rispetto della persona. E inoltre, sebbene la materia è intangibile (come una narrazione o, un linguaggio o – nel mio mestiere – come un evento) c’é bisogno di concretezza. Soprattutto oggi, che tutto pare fugace e vissuto in uno schizofrenico mordi e fuggi.

Ovviamente detto così pare tutto facile, ma di fatto, la responsabilità di chi guida il gruppo di lavoro è chiara. E di nuovo il professor Campana suggerisce una linea che mi pare interessante sposare: era, scrive Stussi, un “mirabile direttore d’orchestra (…): infatti anche le opinioni azzardate non venivano seccamente respinte, ma discusse con attenzione, cercando di estrarre tutto l’utile possibile.”

E’ questo “tutto l’utile possibile” che mi affascina. Come a dire che c’è sempre la possibilità di conoscere o mettere in atto un’idea nuova, un nuovo metodo, una nuova esperienza, anche professionale. Condizione fondamentale è sapere dove si vuole andare e pur sapendolo non smettere mai di ascoltare.

Non smettere mai, in fondo, di lasciarsi contaminare.

E a proposoito di contaminazioni, in questo blog, ne ho parlato anche in altre due occasioni, dove non  sono stati i libri, ma la bellezza di altri mestieri ad avermi ispirato mescolamenti:

  • Al servizio di una sedia, ovvero lasciamoci influenzare dal design italiano
  • La bellezza del gesto atletico richiede osmosi al management

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