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Self publishing VS Editori a pagamento: la sfida

Creato il 23 settembre 2011 da Ayameazuma
Self publishing VS Editori a pagamento: la sfida

Self publishing VS Editori a pagamento: la sfida

Posted by Ayame on set 23, 2011 in Autopubblicazione, Blog, Editoria a pagamento | 1 comment

Nel web italiano c’è questa querelle, abbondantemente condita dall’ignoranza – e talvolta dalla cattiva fede – di chi scrive sulla questione, che confonde gli autori italiani e aspiranti tali. “Autopubblicarsi è come pubblicare a pagamento”, proclamano. E dato che oltre ai proclami puntano il ditino verso chi consiglia il self publishing – e tra quel qualcuno ci siamo anche noi – facciamo luce sull’argomento e spieghiamo una volta per tutte perché autopubblicarsi è tutt’altra cosa rispetto alla pubblicazione a pagamento. Una nota, prima di cominciare: sentirete molti blogger cianciare di etica compromessa in egual modo dal self publishing e dall’editoria a pagamento. Noi, francamente, ce ne freghiamo: in questo sito non si è mai parlato di etica, né si è mai ragionato secondo i suoi criteri. Sicuramente, non inizieremo a farlo ora. Se vi si sconsiglia l’editoria a pagamento non è perché non è etica: è perché è una pratica assurda, equiparabile solo a stipendiare il proprio capo pur di lavorare per lui. Dell’etica e delle questioni morali non ce ne frega niente.

Passiamo dunque allo sfatare i falsi miti messi in circolazione dai sedicenti guru e consiglieri dell’editoria:

1. “Per autopubblicarsi è necessario pagare, come nell’editoria a pagamento”
Completamente falso. Ci si può autopubblicare senza spendere un centesimo, lavorando personalmente su testo, grafica e promozione. Per la copertina, ad esempio, ci sono migliaia di immagini gratuite utilizzabili a scopi commerciali, pronte per essere usate e permettere anche a chi non sa usare un programma di fotoritocco o non sa disegnare di farsi la sua copertina. Inoltre, in giro per il web ci sono molte iniziative gratuite che permettono all’autore di avvalersi di servizi di editing ecc. gratuitamente.

2. “Ma per avere un buon libro occorre investirci e assumere dei professionisti: tanto vale pagare un editore a pagamento”
La prima parte della frase è parzialmente vera: infatti, grazie alla moltitudine di community nella rete, è possibile trovare persone competenti disposte ad aiutare con editing, correzione bozze (nel mondo delle fanfiction queste figure sono numerosissime, lavorano totalmente gratis e si chiamano beta reader) o realizzano copertine e illustrazioni gratuitamente in cambio di pubblicità. In ogni caso, qualora vogliate rivolgervi ad agenzie di servizi, ce ne sono a bizzeffe, per tutti i gusti e per tutte le tasche, anche le più malandate. “Ma allora tanto vale pagare un EAP!” Decisamente no, per due motivi. Il primo è puramente economico: rivolgersi a un’agenzia costa molto, molto meno. Il secondo è che la maggioranza degli EAP non fa niente di ciò che vi promette e vi vende: l’editing non esiste, la grafica fa pena e la promozione è nulla.

3. “In entrambi i casi però l’autore paga. Quindi non c’è differenza”
La differenza c’è eccome, ed è grande quanto una cattedrale. Autopubblicandosi, l’autore investe sì su sé stesso, ma diventa anche il proprio editore e assume il ruolo di un piccolo imprenditore, con tutti i rischi e benefici che questo comporta. È come un libero professionista che si crea da sé il proprio lavoro. Pubblicare a pagamento, invece, significa pagare per lavorare: non solo non guadagnare nulla sul proprio lavoro, ma addirittura pagare per poterlo fare. È il famoso idraulico che viene a casa vostra, vi aggiusta il lavandino e vi dà pure 100€ per ringraziarvi e scusarsi per il disturbo. Esiste, un idraulico così?

4. “Comunque, sia se ci si autopubblica che se si paga per pubblicare, non c’è selezione”
Ancora una volta, nient’affatto. Nel self publishing a fare la selezione è direttamente il lettore, il quale sa che quel libro è offerto direttamente dall’autore e non è stato filtrato da nessuno. Con una pubblicazione a pagamento, invece, il lettore la selezione se l’aspetta: pur essendo un EAP è pur sempre un editore, e l’editore funge da filtro tra il creatore dell’opera e i suoi usufruenti. In altre parole, nel primo caso il lettore è consapevole di ciò che va a leggere e l’autore è trasparente (questo dovrebbe interessare a chi tanto ciancia di etica); nel secondo, il lettore viene imbrogliato.

5. “In entrambi i casi l’autore non avrà lettori”
Falso, falsissimo e stra falso. Se l’autore che si autopubblica gestisce un blog o un sito web di qualità, con uno zoccolo affezionato di lettori (bastano un migliaio di visite al giorno, non cifre astronomiche) e/o frequenta i canali giusti (siti web e forum seri, non luoghi dove ci si scambiano marchette) e presenta un libro con una buona veste, le possibilità di farsi un pubblico sono infinite. Basti pensare agli americani John Locke e Amanda Hopkins, che hanno venduto un milione di copie dei loro eBook autopubblicati. Siamo, appunto, nell’era degli eBook, dove ogni giorno si aprono nuovi scenari e possibilità prima impensabili. Fino a poco tempo fa chi avrebbe mai pensato che un tizio qualunque, senza nome, senza mezzi economici, senza un editore, potesse vendere un milione di copie del suo libro? Pubblicando a pagamento, invece, le possibilità si riducono a zero: se con l’autopubblicazione c’è la possibilità di farsi notare dalle persone, spingere sul passaparola e venir notati anche dai media tradizionali, con un EAP alle spalle questi scenari sono impossibili. I media tradizionali disdegnano sempre di più le pubblicazioni a pagamento – si sono occupate del caso testate come Repubblica e Il Giornale – i siti web e i blog del settore (quelli seri, s’intende, quelli che hanno un qualche valore) ignorano i libri pubblicati a pagamento e non concedono loro spazio e anche i lettori semplici sono sempre più consapevoli di come funziona l’EAP, e si guardano bene dall’avvicinarcisi. Al contrario, l’apertura a chi si autopubblica è sempre più grande.

Infine, una nota personale che riguarda noi di Writer’s Dream: non è certo per un banner pubblicitario che svendiamo le nostre idee e i nostri ideali. Sul forum abbiamo i banner di ebookVanilla e Youcanprint, due ottimi – a nostro parere i migliori – servizi di self publishing in Italia. Non è certo per i 200€ guadagnati da quei banner che sosteniamo l’autopubblicazione: di possibili acquirenti per gli spazi pubblicitari ne abbiamo a bizzeffe; a noi interessa dare spazio a realtà e possibilità in cui crediamo. Il fatto che questi siti affianchino al servizio gratuito di self publishing e distribuzione un’agenzia di servizi letterari che fornisce editing e altro è perfettamente naturale: non sono servizi obbligatori, sono semplici possibilità offerte all’autore. Non c’è niente di sbagliato, immorale, illegale o qualsiasi altro aggettivo sconclusionato che possa venire in mente ai detrattori del self publishing.

Concludendo: se siete tentati dall’idea di autopubblicarvi fatelo senza timore e soprattutto senza farvi impressionare da chi parla di “etica tradita”, vi paragona agli autori a pagamento e vi assicura che finirete all’Inferno degli autori autopubblicati. Il self publishing sta prendendo piede ogni giorno di più, cresce vertiginosamente con il passare delle settimane e sono tanti quelli che credono si tratti del futuro dell’editoria. Tra quei tanti ci siamo anche noi.


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