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Sentenza Vodafone: giustizia o vendetta?

Da Leragazze

Sentenza Vodafone: giustizia o vendetta?Il giudice ordina a Vodafone di reintegrare 33 persone? Vodafone obbedisce (almeno sulla carta) e poi le licenzia senza colpo ferire, avviando la procedura di mobilità (ovviamente a spese dei contribuenti). E per di più lo fa con odiosa arroganza riferendosi al giudice con espressioni denigratorie e irrispettose. Sono strana io che vedo un intento persecutorio, intimidatorio e discriminatorio nei confronti dei dipendenti che hanno vinto la causa? Traviso forse la realtà sostenendo che siamo di fronte all’inosservanza dolosa degli ordini del giudice?

La lettera che pubblichiamo qui sotto, scritta da alcuni degli avvocati che seguono le nostre cause, sembra avallare le mie conclusioni.

In un’epoca in cui ognuno tira l’altro per la giacchetta  per fargli dire o fare quello cui ha interesse personale, come operatori della giustizia registriamo un ennesimo tentativo di  operare nel senso del proprio “particulare”, appunto.

E’ il caso di una sentenza che un Magistrato della Repubblica a Roma  ha emesso in data 21 dicembre 2011 reintegrando 33 lavoratori che erano stati esternalizzati da Vodafone a Comdata Care, per un totale in tutta Italia di 914 persone tra le sedi di Napoli, Roma, Ivrea , Milano, Padova, dichiarando inefficace la cessione.

Per altre vertenze analoghe 13 Magistrati di altri Tribunali avevano invece, in precedenza, respinto i ricorsi proposti da altri lavoratori nell’ambito della stessa cessione di ramo di  azienda.

All’esito di tale sentenza, che era uscita dal coro delle pronunzie precedenti, seppur preceduta, sempre a Roma, da altra pronunzia favorevole ad una unica ricorrente, la società Vodafone ha, riassorbito i 33 lavoratori esclusivamente sul piano amministrativo contabile (anche se gli stessi non hanno ancora ricevuto alcuna retribuzione essendo, nel frattempo, venuto meno il rapporto con la società cui erano stati ceduti).

In data 20 febbraio 2012 Vodafone ha aperto una procedura di licenziamento per riduzione di personale (licenziamento collettivo) proprio per 33 lavoratori!

L’espressa motivazione di tale drastica misura è stata dichiarata essere la forzosa reintegra tale – a suo dire – da mettere in pericolo il “proprio equilibrio organizzativo”, con necessità, quindi, di intervento da parte del nostro ordinamento, ovvero a carico della collettività, nei confronti di una pronunzia “profondamente errata” che “inopinatamente” è intervenuta con un fatto “improvviso e grave”.

Questa vicenda, che in apparenza sembrerebbe potere essere limitata ad una aspra conflittualità degna di essere risolta nel prossimo decennio da parte dei vari gradi di giudizio (finché Cassazione non sopravvenga) in realtà non riesce a mascherare il reale  obiettivo che gli alti strepiti vogliono  conseguire.

Sono, infatti, in dirittura di arrivo altre pronunzie, avanti sia ad altri Magistrati che allo stesso responsabile di tale “inopinata” pronunzia, la quale ultima ha, sostanzialmente,  “bacchettato” le organizzazioni sindacali che avevano firmato e glorificato l’accordo da cui aveva preso le mosse l’esternalizzazione dei vari lavoratori.

Ma altre, ben più gravi considerazioni, si impongono: un ordine giudiziale non vale nulla e può essere liberamente disatteso se, sopratutto, si può riproporre quel tavolo di concertazione che aveva prodotto quel nefasto accordo iniziale.

In secondo luogo, il far vedere che un ordine giudiziale può essere certamente vanificato dal momento che, come nello specifico, i lavoratori possono passare da ceduti a reintegrati a licenziati in un crescendo di massima precarietà, ha un effetto assolutamente dirompente nella mente di chi, tra loro, è in attesa di una pronunzia da qui al 1° marzo ovvero al 5 giugno (date delle altre attese sentenze romane) che ha già prodotto continue  telefonate indotte da questa orrenda politica del terrore.

Altra nefasta conseguenza è quella di lanciare messaggi inequivoci a chi tra i magistrati dovrà ancora occuparsi della presente vertenza in modo di condizionarne certamente la serenità cui hanno diritto.

Una tale aggressione nei confronti dei Giudice deve essere stigmatizzata anche alla luce del tentativo, già posto in essere, di estendere la responsabilità civile del magistrato anche per le sentenze “inopinate”.

Ci sembra francamente che quello che si vuole realizzare è una sorta di Magistrato senza qualità di cui ha scritto, efficacemente, un loro collega, Cianferra.

I lavoratori da noi assistiti dovranno però sapere che non ci arrenderemo.

Avvocati Enrico Luberto, Antonella Marrama, Marco Tavernese, Stefania Zonfrilli



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