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Sette titoli da salvare...

Creato il 23 luglio 2013 da Kelvin
SETTE TITOLI DA SALVARE...Stagione da incorniciare questa appena trascorsa, oltre le più rosee aspettative. Stiamo parlando ovviamente della qualità di film usciti (gli incassi purtroppo sono un'altra cosa, e ne parleremo a breve). Tanti i titoli da incorniciare, rivedere e consigliare: è stato difficile sceglierne solo sette, e ciò ha comportato esclusioni dolorose (penso al nostro Reality, all'oscarizzato Argo, al cileno No, a Il lato positivo...). Segno confortante di una non scontata vitalità del mondo del cinema a fronte di una delle crisi economiche più dure degli ultimi tempi. Nei sette film più belli dell'anno, scelti a nostro insindacabile giudizio, ci sono autentici capolavori (Tarantino e Vinterberg), grandi film commerciali (Luhrmann), pellicole straordinarie e purtroppo 'invisibili' (Carax e Brosens/Woodworth). E ci sono anche due film italiani: uno (forse) localistico e innegabilmente politico (Bellocchio) eppure commovente, complesso e sfaccettato come tutti i film del maestro piacentino.
E poi c'è il Numero Uno. Sì, lo avete capito: Paolo Sorrentino guida la nostra speciale classifica di gradimento, e non ci abbiamo pensato più di una volta... il cineasta napoletano sarà ruffiano, furbo, presuntuoso, patinato, tutto quello che volete. Però ogni suo film è un evento, è emozione pura, gioia per gli occhi e anche per il cuore. Non possiamo che augurarglielo: cento di questi film!
(clicca sul titolo per leggere la recensione)
SETTE TITOLI DA SALVARE...1 -LA GRANDE BELLEZZA (Paolo Sorrentino)
Un 'viaggio allucinante' nella movida romana alla scoperta dei nuovi mostri, personaggi agghiaccianti che popolano una città la cui bellezza esagerata e debordante stride al confronto della meschinità della sua gente. Un film affascinante, tetro, visivamente superlativo, capace di metterti a disagio con lo stesso straniamento e decadenza che pervadono il suo grande protagonista: quel Toni Servillo ormai attore-feticcio di Sorrentino e talmente bravo da non fare ormai più notizia. Gran film, da rivedere più di una volta per comprenderlo appieno.
SETTE TITOLI DA SALVARE...2 - DJANGO UNCHAINED (Quentin Tarantino)
Capolavoro assoluto. Anzi, ci sbilanciamo: uno dei più grandi western di sempre. Lì, da qualche parte nel Texas, Tarantino riscrive ancora la volta la storia a modo suo, girando un film profondamente politico e sorprendentemente maturo: si parla di schiavitù, tortura, guerra, diritti umani. Ma (sorpresa!) per la prima volta la violenza non è gratuita, seppure presente in quantità industriale: ogni colpo, ogni pallottola, colpisce il segno e lascia conseguenze. Un'enorme lezione di cinema e di civiltà, oltre che un prodotto geniale (al solito) e stilisticamente bellissimo.
SETTE TITOLI DA SALVARE...3 - IL SOSPETTO (Thomas Vinterberg)
Un altro grande prodotto della vitalissima scuola danese. Un uomo qualunque finisce coinvolto, suo malgrado, in una vergognosa caccia alle streghe, dalla quale sarà difficilissimo uscire. Duro, violento, spietato, è un lucido e amarissimo ritratto di una società opulenta, perbenista e bigotta, apparentemente irreprensibile e invece dominata dall'ipocrisia e dalla viltà che generano paura e rifiuto. Con un monito: può succedere a chiunque. Grande prova di regìa e dell'attore protagonista, Mads Mikkelsen: se fosse americano sarebbe ricoperto di oscar...
SETTE TITOLI DA SALVARE...4 - LA QUINTA STAGIONE (Peter Brosens, Jessica Woodworth)
L'autentica sorpresa dell'anno. Un piccolo film belga, passato quasi inosservato in concorso a Venezia, diretto da due documentaristi che da sempre predicano l'attenzione e il rispetto verso la natura. Che è la grande protagonista di questa pellicola, bellissima e (purtroppo) invisibile: in un piccolo paesino delle Ardenne l'inverno non si decide ad andarsene e il mondo muore, scatenando una tremenda faida tra gli abitanti del borgo. Alla fine a pagare saranno, come sempre, gli innocenti. Film di straordinario impatto visivo, quasi a livello pittorico, magnetico, affabulatorio e tremendamente affascinante nella sua catarsi. Da cercare e recuperare, per tutti gli amanti del buon cinema.
SETTE TITOLI DA SALVARE...5 - HOLY MOTORS (Leos Carax)
Un sogno lungo un giorno, a dimostrazione che il Cinema è davvero come un abbraccio mortale: ti distoglie dalla realtà facendoci dimenticare quello che siamo davvero, e tante volte ci è molto comodo abbandonarci a questa illusione. Troppo spesso nella vita interpretiamo personaggi totalmente diversi dalla nostra natura, quasi sempre per convenienza o quieto vivere, esattamente il personaggio di Oscar, che durante il giorno interpreta dieci personaggi sempre diversi senza che mai se ne sappia il motivo. Film oggettivamente autoreferenziale ma assolutamente geniale: una vera commistione di generi e storie che ci fanno toccare con mano la magìa della Settima Arte.
6 - BELLA ADDORMENTATA (Marco Bellocchio)
SETTE TITOLI DA SALVARE...Un film immenso, che non chiede nè di giudicare nè di schierarsi, ma solo di riflettere. Con la consapevolezza che su temi universali e drammatici come l'eutanasia sono nettamente impossibili prese di posizione schierate e ideologiche. Nessun film e nessuna legge potranno mai rispondere alla domanda se sia giusto o meno disporre della vita di un altro. Cosa si nasconde dietro la testardaggine di un dottore che vuo fare sopravvivere la sua paziente ad ogni costo? Deontologia professionale, compassione, accanimento terapeutico o forse, semplicemente, Amore?
SETTE TITOLI DA SALVARE...7 - IL GRANDE GATSBY (Baz Luhrmann)
I film di Luhrmann vanno giudicati con il cuore e non con la testa. Dire che Il Grande Gatsby è un film eccessivo, ridondante, barocco e dilatato è come dire che l'acqua è bagnata.  Eppure noi ce lo teniamo ben stretto questo talentuoso regista australiano, capace di costruire pellicole magnificamente esagerate, caotiche, deliranti, classiche e attuali insieme. L'amara parodia di Gatsby, l'ultimo eroe romantico della letteratura, si presta perfettamente per il suo stile visionario, regalandoci un film spettacolare e commovente, malinconica parabola di un'epoca (e una società) che non ci sono più.

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