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Settimana NBA: Warriors padroni della Lega, Cavaliers alla riscossa

Creato il 10 dicembre 2014 da Basketcaffe @basketcaffe

Best of the East

Best Team: Cleveland Cavaliers

Signore e signori, i Cavs sono ufficialmente tornati a far paura a chiunque. Quattro vittorie la scorsa settimana, quattro in questi ultimi sette giorni, per un totale di otto successi consecutivi ed un balzo al quarto posto della Eastern Conference, a quota 13-7, ad un tiro di schioppo dalla vetta. Le deludenti newyorkesi, Knicks e Nets, e due volte i Raptors, leader di Conference, sono state le ultime vittime sacrificali di Cleveland. La franchigia dell’Ohio è salita di colpi, arrivando a segnare 103.5 punti a partita (9° in NBA), per altro con la bellezza di 22.4 assist a partita (10° posto nella Lega) e subendone 5.3 in meno a partita (9° anche qui). LeBron James ha ripreso le sue ormai consuete statistiche da fenomeno (24.8 punti, 5.5 rimbalzi e 7.7 assist a partita), seguito da un Kyrie Irving che ne mette 20.8 ad uscita sul parquet con il 47.7% dal campo e con il 40.6% da oltre l’arco e da un Kevin Love che sta tornando a dominare a rimbalzo (10 a partita). Thunder, Pelicans e Hornets sono gli ultimi ostacoli verso una serie positiva in doppia cifra. E, forse, verso il primo posto ad Est.

Best Player: Jeff Teague

J. Teague – Immagine fornita da Panini SPA (https://www.facebook.com/panininba)

J. Teague – Immagine fornita da Panini SPA (https://www.facebook.com/panininba)

Grandi avversari per i Cavs si stanno dimostrando gli Hawks, che sono arrivati, grazie ai successi in settimana contro Heat, Nets, Nuggets e Pacers, a festeggiare ben sette vittorie consecutive, oltre al secondo posto, condiviso con i Wizards a quota 14-6, in Eastern Conference. Jeff Teague è sicuramente l’arma in più di una franchigia che ha la giusta dose di talento in Paul Millsap, di esperienza e volontà in Al Horford e di estro in Kyle Korver. La guardia da Wake Forest ha medie da guardia di livello assoluto (17.5 punti e 7.1 assist a partita), tirando con cifre da fenomeno (49% dal campo e 42% da oltre l’arco), ed è diventato ormai un leader, utile ad amalgamare l’ottimo gruppo di Atlanta. La sua settimana è cominciata al meglio con i 27 punti contro Miami, con 8/11 al tiro e 3/5 da tre punti, accompagnati da 5 rimbalzi, 6 assist e 3 palle rubate, per poi continuare con tre ottime prestazioni contro Brooklyn, Denver ed Indiana: 44 punti totali, 17/33 dal campo, 9 rimbalzi, 19 assist e 7 rubate. Non è un caso che il suo plus/minus nelle ultime tre uscite dica +35 e il suo PIE stagionale sia salito a quota 13.9. Chapeau.

Best of the West

Best Team: Golden State Warriors

Diciotto vittorie e soltanto due sconfitte, tredici successi di fila, un ottimo record contro le temibili avversarie di Western Conference (10-2) e della Pacific Division (4-1), tanto in casa (7-1), quanto, soprattutto, in trasferta (11-1), la vetta del raggruppamento dell’Ovest e il miglior record al momento in NBA. Oltre a svariati record di franchigia infranti, ovviamente. Non proprio un brutto inizio di stagione per i Warriors, lanciati in una striscia positiva che dura dalla sconfitta contro gli Spurs dell’11 novembre scorso. Un mese di sole vittorie, guidati dall’incredibile coppia degli Splash Brothers: Stephen Curry, che segna 23.1 punti a partita con il 49% dal campo ed il 40% da oltre l’arco, per altro su 7.5 tentativi a partita, accompagnati da 5.1 rimbalzi e 7.7 assist di media e Klay Thompson, anch’egli fenomenale in quanto a produzione offensiva (21.2 punti di media) e al tiro, soprattutto da tre punti (45.1% su 6.4 tentativi a partita), ma anche come plus/minus medio (+16.5). Rockets, Mavericks, Pelicans e Grizzlies sono i prossimi avversari sulla strada di Golden State. Per confermarsi la miglior squadra della NBA.

Best Player: Blake Griffin

La settimana di Blake Griffin è stata a dir poco spaventosa. Partiamo dalle premesse: i Clippers, dopo un inizio di stagioni tra luci ed ombre, hanno infilato una striscia positiva da otto vittorie consecutive, che li ha riproposti ai vertici della Western Conference, al quinto posto a quota 15 successi e 5 sconfitte, davanti anche ai campioni NBA in carica. Negli ultimi sette giorni Magic, Pelicans e Suns si sono piegati allo strapotere della squadra di Los Angeles e del loro fenomeno da Oklahoma: Griffin ha segnato 32 punti di media, con un picco di 45, compresa la tripla della vittoria allo scadere, contro Phoenix, con 33/55 al tiro, 8 rimbalzi a partita ed anche 4.3 assist. Prestazioni da stella assoluta, come dimostrano anche il +64 di plus/minus negli ultimi 102 minuti giocati e, ovviamente, le sue statistiche stagionali: 24 punti, 7.6 rimbalzi e 3.9 assist a partita, a comporre un PIE di 14.7. Non è un caso che i Clippers abbiano il terzo miglior attacco della Lega e segnino la bellezza di 107.1 punti a partita, 7.5 in più di quanti ne subiscono. Con un Griffin così, non può essere altrimenti.

Best of the Rest

LOTTA ALL’ULTIMO CANESTRO: la Western Conference non finisce mai di stupire: Warriors (18-2), Grizzlies (17-4), Trail-Blazers (17-4), Rockets (16-4), Clippers (15-5), Spurs (15-6) e Mavericks (16-7) stanno tenendo un ritmo indiavolato, che permetterebbe soltanto ai Raptors di restare in corsa tra le squadre di Eastern Conference. L’ottavo posto, poi, se lo giocano Suns (12-11), Kings (11-11) e Pelicans (10-10). Dall’altra parte, i Nets sono ottavi, in tutta tranquillità, a quota 8-11. Trovate le differenze.

BIG MAN, BIG PLAYER: John Wall sta vivendo una stagione fenomenale (18 punti, 4.9 rimbalzi e 10.4 assist) insieme ai suoi Wizards e, nella vittoria dopo due overtime sui Celtics, ha segnato 26 punti, raccolto 7 rimbalzi e smazzato ben 17 assist. Soprattutto, però, ha dimostrato di essere un grande uomo: allo scadere ha dedicato, in lacrime, il successo di Washington a Miyah, una bambina di sei anni tragicamente scomparsa qualche giorno fa, che aveva avuto modo di conoscere nel corso della sua lotta contro un tumore. Quando lo sport tocca le corde più delicate dell’esistenza, il risultato non può che emozionare.


 

Worst of the East

Worst Team: New York Knicks

Ormai si son perse le speranze. Fortuna che Pistons (3-19) e Sixers (2-18) riescono a fare ancora peggio, altrimenti i Knicks sarebbero la peggior squadra al momento in NBA. Carmelo Anthony segna 22.9 punti a partita, prendendosi però almeno il doppio dei tiri di un qualsiasi suo compagno di squadra, ma almeno prova a lottare, così come Amar’e Stoudamire (13.5 punti e 7.8 rimbalzi). Per il resto, il vuoto regna sovrano: 26° per punti segnati, 29° a rimbalzo e 16° per assistenze. Altre quattro sconfitte in settimana, con Cavaliers, Hornets, Trail-Blazers e Pelicans che passeggiano sulle ceneri della squadra della Grande Mela. Le sconfitte consecutive sono diventate nove, il record complessivo scrive uno storico (in negativo!) 4-19, mai così male nella storia della franchigia, il Madison Square Garden ha visto soltanto tre successi su dodici gare giocate complessivamente, ma soprattutto nessuno, nemmeno nella Western Conference, ha perso dodici partite contro le avversarie dirette del proprio raggruppamento. Giocando nella Eastern, il dato non può che esplicitare al meglio l’inferno newyorkese.

Worst Player: Roy Hibbert

Paul George. Il collettivo di Indiana, comunque, sembrava in grado di poter supportare, almeno in parte, l’urto della grave assenza. Roy Hibbert, però, non sembra essere uscito dal tunnel di pessime prestazioni ed anonime partite in cui è entrato negli scorsi playoff. I Pacers sono reduci da cinque sconfitte consecutive, di cui tre in settimana contro Blazers, Kings e Hawks, vendicatisi della prematura esclusione al primo turno della scorsa post-season. Benché l’intero collettivo di Indiana non sia sui livelli della passata regular season, spiccano soprattutto le prestazioni negative di Hibbert, che l’anno passato fu All-Star a New Orleans: 26 punti segnati, con 12/30 al tiro, 19 rimbalzi e 5 palle perse. I Pacers sono, al momento, ventottesimi per punti segnati, soltanto 93.4 a partita, 3.4 in meno di quanti ne subiscono. I playoff potrebbero presto diventare una chimera.

Worst of the West

Worst Team: Denver Nuggets

La striscia positiva di qualche tempo fa aveva riacceso le speranze di poter concorrere per un posto tra le prime forze della Western Conference, ma i Nuggets sono tornati nel baratro. Quattro sconfitte consecutive, contro Blazers, Wizards, Hawks e Raptors, tagliano le gambe a Denver, ora ridotta ben al di sotto del 50% (9-12) e all’undicesimo posto assoluto ad Ovest, tallonata da vicino dai Thunder, in risalita dopo il rientro del duo Durant-Westbrook. Il solo Ty Lawson sta avendo una stagione al di sopra della sufficienza (16.2 punti e 10.4 assist a partita), mentre tutti gli altri, soprattutto Kenneth Faried (11.1 punti e 6.7 rimbalzi) e il nostro Danilo Gallinari (6.7 punti con percentuali bassissime al tiro), sono ben al di sotto dei loro standard. Non è arrivato il cambio di passo che ci si aspettava ed ora si prospetta un periodo di fuoco per la squadra di Mile High: nell’ordine, Heat, Spurs, Clippers e due volte i Rockets saranno i prossimi avversari. Potrà essere la svolta, così come la resa definitiva.

Worst Player: Miles Plumlee

Il suo anno da rookie era stato anche al di sopra delle aspettative e i Suns, anche grazie al loro nuovo big man da Duke, avevano sfiorato i playoff, dopo una stagione infernale come quella di due anni fa. Quest’anno, però, Miles Plumlee non pare altrettanto a suo agio a Phoenix e il suo rendimento è calato in maniera evidente. Gli 8.1 punti del 2013 sono diventati 5.6, pressoché con il medesimo minutaggio, e Alex Len, partendo alle sue spalle nelle gerarchie di coach Jeff Hornaceck, sembra convincere maggiormente. Un esempio? Nelle quattro partite settimanali, una vittoria contro i Mavericks e tre sconfitte contro Rockets, Clippers e Heat, Len ha giocato 75 minuti totali, con 29 punti, 17 rimbalzi, 6 stoppate ed una sola palla persa, mentre Plumlee è rimasto in campo per lo stesso periodo di tempo, ma con soli 14 punti, 18 rimbalzi, una stoppata e 5 palle perse. I Suns sono all’ottavo posto della Western Conference, ma la concorrenza davvero non manca ed evitare errori sarà fondamentale per tornare in post-season. Cosa possibile con un duo di centri tanto giovani, quanto talentuosi e potenzialmente decisivi.

Worst of the Rest

HOW TO WASTE A TALENT: le cifre di Michael Carter-Williams nelle ultime cinque partite: 19.6 punti a partita, con 9 rimbalzi, 12.2 assist e 2 rubate di media. Non è un caso che proprio in questo periodo siano arrivate le uniche due vittorie dei Sixers in venti gare giocate, contro T-Wolves e Pistons. Le cifre di Michael Carter-Williams in stagione: 16.3 punti, 7.1 rimbalzi e 7.4 assist a partita. Niente male, peccato solo che giochi per la squadra sbagliata.

CHE DISASTRO!: Tante squadre con un record davvero intrigante e positivo, quante altre, soprattutto gloriose formazioni del passato, ridotte ai minimi termini: Celtics (7-12), Lakers (6-16), Knicks (4-19), Pistons (3-19), Sixers (2-18), Jazz (6-16), Hornets (5-15) e Timberwolves (4-16) hanno perso la maggior parte delle partite giocate finora e, praticamente, la loro stagione è già quasi giunta alla conclusione. Riusciranno a tornare grandi? Lo scopriremo solo vivendo.

*Immagini fornite da Panini SPA

 

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