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Sfavillante e malinconico Gatsby: riflessioni sul film

Creato il 21 maggio 2013 da Athenae Noctua @AthenaeNoctua
Come avevo lasciato intendere nel post dedicato al libro, avevo un grande interesse per la nuova versione cinematografica de Il grande Gatsby, che ho visto con piacere sabato scorso. Il film di Baz Luhrmann, dopo alterne vicende legate alla data di uscita (inizialmente prevista per il dicembre 2012 in America e per febbraio in Italia), è stato scelto come proiezione d'apertura del Festival del Cinema di Cannes che si sta svolgendo in questi giorni.
Sfavillante e malinconico Gatsby: riflessioni sul film
La mia impazienza nel vederlo era dettata principalmente dalla certezza che i due attori scelti come protagonisti fossero perfetti, sia come fisionomia, sia come consonanza rispetto agli atteggiamenti richiesti: Tobey Maguire, con le sua particolari espressioni e l'aria da bravo ragazzo pieno di buoni sentimenti, si adatta benissimo alla figura dello schivo e un po'goffo Nick Carraway, voce narrante e unico amico del misterioso Gatsby, mentre Leonardo di Caprio è capace di rendere in modo straordinario i sorrisi e gli entusiasmi di Jay Gatsby, senza tuttavia risultare manchevole nelle scene più drammatiche. I due attori, peralto, mi hanno ricordato i protagonisti del film del 1974: Robert Redford e Sam Waterston.
Meno frivola del previsto, ma senza che questo mini la qualità della recitazione, si è dimostrata, invece, Carey Mulligan, che interpreta Daisy. Attraverso il libro mi ero fatta un'idea molto più leggera ed esaltata di questo personaggio, ma il film punta molto, rispetto al libro, sul contrasto fra la grandiosità e l'ilarità delle feste e il dramma intimo che si consuma fra Gatsby e Daisy.
Sfavillante e malinconico Gatsby: riflessioni sul film
Non che la tristezza che si cela dietro ai meravigliosi ricevimenti di Gatsby non si colga nelle pagine del romanzo, ma, a mio avviso, la versione cinematografica ha accentuato questo aspetto, anche scegliendo di fare di Nick Carraway non un semplice narratore testimone dei fatti, ma un depresso ridottosi all'alcolismo e alle cure psichiatriche proprio per la durezza della realtà che ha conosciuto grazie al suo amico e vicino. Una bella sorpresa si è rivelata l'attrice australiana Elizabeth Debicki, che interpreta la golfista Jordan Baker, calandosi alla perfezione nel ruolo delle eteree e filiformi signorine che popolano lo spettacolo dei Roaring Twenties.
Il film è fedele al libro, ma la particolare prospettiva di narrazione della storia mette in luce, come accennato, l'aspetto di falsità e inconsistenza del mondo di Gatsby, proiettando sull'intera storia quei contenuti che Fitzgerald aveva relegato quasi del tutto nell'ultimo capitolo del suo breve romanzo, con le riflessioni di Nick Carraway. Personalmente, ho molto apprezzato questa scelta; meno gradevoli mi sono sembrati gli inserti rap e dance fra le melodie di jazz e foxtrot, ma devo ammettere che essi rivestono l'importante funzione di attualizzare il mondo della New York degli anni Venti, sottolineando le affinità delle apparenti riunioni sociali e della condivisione che celano, in realtà, baratri relazionali e pregiudizi sociali molto profondi.
Sfavillante e malinconico Gatsby: riflessioni sul film
Quest'ultimo aspetto rende infatti il film e, attraverso esso, il libro molto vicini al nostro tempo, perché ne attualizza le tematiche, colmando una distanza cronologica attraverso la consonanza sociale. Lo consiglio a chi ha amato il libro, ma anche a chi non lo abbia particolarmente apprezzato, con la certezza che lo sfavillante e rumoroso mondo di Gatsby, con i suoi fuochi artificiali e il rombo dei motori, non coprirà del tutto il sibilo delle riflessioni.

C.M.

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