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SIRIA: Armi chimiche? Sì, in mano ai ribelli. Lo dice Carla Del Ponte

Creato il 08 maggio 2013 da Eastjournal @EaSTJournal

Posted 8 maggio 2013 in Siria with 2 Comments
di Matteo Zola

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Chimismi bellici

“Abbiamo le prove che le armi chimiche in Siria ci sono, ma sono in mano ai ribelli“. A dirlo è Carla Del Ponte, membro della Commissione Onu che indaga sui crimini di guerra commessi in Siria. Ecco che la messa cantata al regime siriano trova una voce stonata. La Del Ponte, già procuratore generale per i crimini commessi in ex Jugoslavia, ha dichiarato alla Radio svizzera italiana che “abbiamo potuto raccogliere alcune testimonianze sull’utilizzo di armi chimiche, e in particolare di gas nervino, ma non da parte delle autorità governative, bensì da parte degli oppositori e dei resistenti”.

Si tratta di elementi che dovranno essere vagliati e accertati con cautela, ha avvertito Del Ponte. Ma si tratta di elementi che a suo giudizio vanno tenuti in conto e che non permetterebbero un punto di vista “manicheo”, né una valutazione unilaterale di colpe e ragioni rispetto a quanto accade in Siria. “Per il momento noi abbiamo solo elementi sull’uso di armi chimiche da parte dagli oppositori. Poi, quando la Commissione speciale potrà condurre l’inchiesta, si potrà stabilire se anche il governo ha fatto utilizzo di queste stesse armi”, ha affermato.

Quello dell’utilizzo di armi chimiche è considerata, come già avvenne in Iraq, una buona ragione per una guerra. Il presidente Obama ha dichiarato che se venisse riscontrato l’uso di armi chimiche da parte del regime di al-Assad, la posizione americana – finora improntata al non intervento diretto e alla ricerca di soluzioni politiche condivise, specie con la Russia – cambierebbe radicalmente. E adesso che il gas nervino lo usano i ribelli a Washington cosa faranno?

“In conflitti come quello siriano – conclude Del Ponte – non ci sono buoni e cattivi. Per me sono tutti cattivi perché tutti, sia una parte sia l’altra, commettono crimini”

La questione siriana

La questione siriana, come già vi abbiamo raccontato, è assai complessa. Da un lato c’è un regime sanguinario che ha represso nel sangue le prime manifestazioni (pacifiche) di dissenso che ebbero luogo sulla scorta delle cosiddette primavere arabe. La reazione alla repressione fu la costituzione di un’armata irregolare di “resistenti” che si fecero chiamare Esercito libero siriano. Ma presto in Siria arrivarono milizie islamiste, finanziate dall’Arabia Saudita e di ispirazione wahabbita, e osservatori britannici. Oggi non è più possibile distinguere tutte le parti in causa, molti gruppi si sono frazionati, altri ne sono sorti: combattono tutti il nemico comune, al-Assad, ma non esiteranno a prendere le armi gli uni contro gli altri non appena la testa del dittatore rotolerà sulla piazza di Damasco.

La diplomazia internazionale è divisa sul da farsi poiché differenti sono gli interessi da tutelare. Gli Stati Uniti vedrebbero di buon occhio un governo amico, come già in Libia, che di fatto isolerebbe l’Iran, alleato siriano ed ultimo nemico di Washington. La Russia, che con al-Assad stava in affari, non è della stessa idea: al porto di Tartus teneva ancorata una flotta da guerra tramite la quale poteva tenere un piede nel Mediterraneo. Quel Mediterraneo in cui ora si scopre un immenso giacimento di gas (e si sa quanto ai russi piaccia il gas) che va dalle coste di Israele e del Libano fino a Cipro e alla Turchia. Quella Turchia che vorrebbe la costituzione di una zona cuscinetto nella regione di Aleppo su cui esercitare la propria influenza. L’Arabia Saudita vedrebbe di buon occhio la caduta di un regime sciita come quello siriano. L’Iran, alleato si Siria e Libano, ha finora goduto di buone relazioni con Russia e Cina che, non a caso, hanno posto il loro veto in sede Onu a un attacco contro Damasco.

Insomma, quello siriano è un ginepraio sia se si guarda alle parti in lotta, sia se si guarda alle relazioni internazionali. Gli Stati Uniti hanno spinto sulla ricerca di armi chimiche per trovare un casus belli, ma sono stati smentiti. Faranno orecchie da mercante?

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Foto tratta da un frame video / Euronews

Tags: armi chimiche, Carla del Ponte, guerra Siria, islam wahabita, Onu, opposizione siriana, ribelli siriani Categories: Siria


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