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Smalltown: un post a portata ridotta su noialtri provincialotti automuniti

Da Julesdufresne

 

  1. Essere provincialotti, nell’accezione che andremo a considerare, non si manifesta nell’abbigliamento, o nella parlata, o nelle idee, o in qualsiasi altro dettaglio visibile o altrimenti percepibile nella persona presa in sé e da ferma.

  2. Essere provincialotti, nell’accezione che andremo a considerare, si manifesta nel momento in cui la persona in questione è presa e collocata all’interno di un veicolo privato in movimento, e questo veicolo si trova entro i confini comunali della città di riferimento…

  3. … e la sua posizione entro i confini succitati è sempre, intrinsecamente, circonfusa da un alone di dubbio sottile ma gelido.

  4. Essere provincialotti è un gene dominante; mio padre è di Milano, ma ah, fosse così semplice: mia madre no. E io sono nata fuori.

  5. Un po’ come per l’accento nelle lingue straniere, essere provincialotti è una condizione che può essere mitigata da un trapianto in età tenerissima del soggetto nell’ambiente cittadino.

  6. Essere provincialotti non inficia la capacità della persona di orientarsi a piedi, di usufruire della rete urbana dei mezzi pubblici, di stare zitta e composta in un veicolo condotto da persone competenti, addirittura di girare autonomamente fin quando è assistita da cartine, navigatori, mappe e simili.

  7. Il dramma, comunque sempre in agguato, si manifesta in tutta la sua compiutezza nel momento in cui uno degli occupanti del veicolo, generalmente non il guidatore, pronuncia la frase fatidica.

  8. Frase che è “Aaaah, perfetto. Da qui in poi la so.”

  9. Seguono smarrimenti, dedali di sensi unici, imbocchi accidentali di autostrade, ritorni a casa con tappe a Monza, Udine, Teramo, Belgrado, crisi di nervi, crisi di panico, crisi matrimoniali.

  10. Due provincialotti sono peggio di uno.

  11. (Milano è punteggiata di chiese moderne tutteuguali che non è il caso di assumere come punti di riferimento).

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