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Smargiasso e Trucido (1° parte)

Creato il 06 giugno 2011 da Annanihil
Smargiasso e Trucido (1° parte)Settimana speciale!
In omaggio alla saga de "I Prirati dei Caraibi", che con il suo quarto capitolo "Oltre i confini del mare" ha conquistato per l'ennesima volta il primo posto tra i film più visti del week-end... Un inedito racconto piratesco solo per voi!
Buffi pirati, donzelle in pericolo, tesori e raggiri. Un simpatico racconto riempirà questa settimana. Ogni giorno una nuova puntata fino al gran finale di sabato.
Bene, si comincia!
Smargiasso e Trucido (1° parte)
Il vento era perfetto. Le vele gonfie spingevano con decisione il vascello. Il Capitan Smargiasso, eroe d’infinite avventure, respirava fiero l’aria fredda della notte. Davanti al suo sguardo il buio. Lì dove finivano i bagliori delle stelle, iniziava il mare che si svelava appena riflettendo la luce degli astri.
Sul ponte gli uomini si dedicavano al loro passatempo preferito: scolarsi bottiglie di rum e cantare canzoni di donne, mare e pirati.
Jo Gambecorte, preso dall’euforia, si mise in piedi su una botte, pronto a far sentire la sua canzone a tutti. La sua voce era meno melodiosa del latrato di un cane rognoso! Non che gli altri fossero abili canterini, ma la voce di Jo poteva far scappare tutte le creature del mare a una tale velocità da scatenare una tempesta! Nessuno aveva voglia di veder rovinata una simile magnifica notte da onde burrascose, pur di zittire Jo, iniziarono a bersagliarlo con ogni oggetto a disposizione. Jo, per non prendere un boccale in piena faccia, si scansò, la botte s’inclinò e Jo rotolò per terra tra le risate dei compagni. Si rialzò indolenzito appoggiandosi al parapetto che l’aveva bruscamente frenato, e fu allora, mentre si scrollava un po’ di polvere di dosso e cercava di riconquistare la sua dignità, che notò qualcosa nell’acqua.
Afferrò una lanterna. Concentrato sulla sua scoperta non fece più caso alle voci dei compagni che continuavano a deriderlo. Gli altri, incuriositi dal suo atteggiamento, si avvicinarono e cominciarono a scrutare tra l’oscurità per capire cosa avesse attirato l’attenzione di Jo.
«È un baule!» esclamò Lo Storpio. Era brutto come la morte ma ci vedeva meglio di un falco. Soprattutto aveva occhio per tutto ciò che luccicava, e la cassa dava l’idea di contenere dei preziosi. «Ci sarà…»
«Non ci sarà niente! Ci fossero monete d’oro e gioielli starebbe sul fondo!» disse Doc. Non era un dottore, ma non se la cava male nel tagli e cuci di ferite lievi, e soprattutto sapeva sempre suggerire la sostanza giusta a chi cercava qualcosa di diverso dal rum per cancellare i brutti pensieri.
«Ci sarà da mangiare?» immaginò Ben Caverna felice di riempire il suo leggendario insaziabile stomaco.
«Tiriamola su e vediamo!» disse infine Jo Gambecorte, desideroso di scoprire quanto fosse stata fruttuosa la sua scoperta.
«Ehi, Marc! Vieni un po’…»
«Perché sempre io!?» esclamò scocciato il ragazzino.
«Perché sei il mozzo! Perché sei leggero, quindi perfetto per quest’incarico. Adesso ti caliamo con la corda, tu la leghi al baule, ritorni su, e tiriamo…»
La curiosità invogliò il ragazzo. Scese e legò la prima corda alla maniglia del baule, poi suggerì a Jo di buttare un’altra cima affinché potesse legarla all’altra maniglia per rendere più facile tirarlo a bordo. I compagni d’avventura gli dettero ragione e si affrettarono a trovare un’altra corda. Il giovane mozzo, con l’agilità tipica dei ragazzini della sua età, fece in breve tempo un ottimo lavoro. Risalì aggrappandosi a una delle corde come una scimmietta, poi attese di vedere il contenuto del baule.
Issato, poggiato sul ponte e asciugato in modo sommario, il baule si rivelò essere di ottima fattura, un buon legno impreziosito da eleganti rifiniture d’oro. Bastava spostare il chiavistello per aprirla. La cosa era così semplice da preoccupare i pirati.
Il Capitan Smargiasso sentì la ciurma in movimento, e s’insospettì. Erano cessati i canti goliardi, ora erano seri, borbottavano tra loro, avevano formato un oscuro capannello. Capitan Smargiasso temendo che i suoi uomini stessero complottando un ammutinamento, si armò di tutta la sua spavalderia e si avvicinò tenendo la testa ben alta per osservare sotto il suo cappello dalla lunga piuma rossa ogni movimento, mano sull’impugnatura della sua spada, era pronto a intervenire.
«Cosa sta succedendo?!» disse in tono autoritario. I suoi uomini d’istinto si spostarono per mostrargli il baule. «Cos’è quella cassa?!»
«L’abbiamo tirata su…»
«Chi vi ha autorizzato!», li scrutò tutti dall’alto in basso come un padre severo che ha colto una marachella dei suoi figli. «Sono io il Capitano! Io che decido! Senza di me cosa sareste voi… Uomini rozzi e incompleti…Guardate qua, questo è senza occhio, quello senza gamba… Senza mano e senza denti! Smettila di ridere, cosa ridi, Iena?! Questo vizio di ridere sempre a sproposito… Anche a te manca qualcosa, come a tutti voi! Vi manca il cervello! Per fortuna avete me! Il genio l’ho solo io! Senza di me non avreste mai riempito la stiva con il più bel tesoro dei Caraibi! Deciderò io cosa fare di questa cassa. Mozzo, aprila!»
«Perché sempre io?! Se ci fosse un maleficio?»
«Stupidaggini! Aprila!». In quel preciso istante il boato di un tuono ruppe il silenzio. Non era certo un bel segno.
«Visto?!» mormorò il ragazzino preoccupato.
«Non è niente, è lontano…» sminuì il Capitan Smargiasso e di colpo il bagliore di un fulmine saettò alle sue spalle.
«Non aprite!» gridò il Guercio e gli altri erano pienamente d’accordo.
«Basta!», Capitan Smargiasso sguainò la spada, la ciurma si ammutolì, con la punta della lama sfilò il chiavistello e scoperchiò il baule.
Lentamente tutti allungarono il collo per scoprirne il contenuto.
(continua...)

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