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Solaris

Creato il 06 novembre 2014 da Jeanjacques
Solaris
Che la fantascienza sia una mia personalissima passione credo che ormai sia risaputo. Lo è almeno in campo cinematografico, perché per quanto concerne la letteratura ho sempre preferito (mea culpa, ma capitemi... ero giovane) le saghe fantasy. Certo, non mi sono mai fatto mancare il mio amatissimo Philip K. Dick, autore di una produzione così complessa e sconfinata che un'intera vita non basterebbe a leggere e assimilare tutte le sue opere, insieme a qualcosa di Aasimov e Frank Herbert, però sul fronte letterario non è un genere che mi ha mai preso più di tanto. Al contrario, eccezion fatta per dei casi rarissimi, per quanto concerne la settima arte ho sempre preferito le astronavi ed i pianeti sconosciuti, più cinematografici alla vista e portatori di un senso metaforico che pochi altri generi hanno saputo assumersi. E non sorprende quindi lo scoprire che uno dei massimi capolavori della cinematografia, uno di quei bei mattonazzi russi che sembrano noiosi solo dalle prime sequenze, sia in realtà un'opera di fantascienza. Certo, un'opera filosofica mascherata da fantascienza, ma sempre di quel genere narrativo si tratta. Ed è anche una di quelle opere che si recensiscono sempre con un certo timore, perché la possibilità di non aver capito proprio una fava di quello che il regista voleva dire, specie se si p poco evoluti come il sottoscritto, è dietro l'angolo.

Lo psicologo Kris Kelvin viene inviato sulla base orbitante intorno al pianeta Solaris. Appena arrivato scopre che, proprio per via di un influsso del pianeta, le immagini sepolte nella memoria degli astronauti vengono materializzate, Le cose si complicano quando vede il fantasma di sua moglie, morta suicida dieci anni prima...

Non sarebbe un capolavoro degno di questo nome se non si portasse dietro una qualche sciagura. La sciagura, se così vogliamo chiamarla, poi, è tutta italiana, perché noi italiani dobbiamo farci riconoscere in ogni singolo aspetto dell'esistenza del mondo. Infatti la durata di questo film è di centosessanta minuti (avviso. se siete poco pazienti non iniziate a guardarlo, perché alla lunghezza spropositata si unisce anche una lentezza quasi suicida) ma era stato accorciato di oltre quaranta minuti per la versione italiana. Gran parte del minutaggio si trova inoltre proprio all'inizio del film, motivo per cui molti dialoghi sono stati cambiati e stravolti, dando al film tutta un'altra impronta e un significato totalmente fuorviante. Tarkovskij, nonostante la collaborazione di Dacia Maraini nella riscrittura e di Pier Paolo Pasolini al doppiaggio del padre del protagonista, una volta resosi conto di ciò che era stato fatto, si offese pesantemente e chiese che il suo nome venisse tolto nella versione distribuita nel Bel Paese, versione rimasta invariata fino al 2002, con l'uscita di quest'opera in dvd, che vide così il ripristino delle sequenze tagliate. Ed è valso la pena aspettare così tanto? Non posso parlare a nome di coloro che hanno qualche decade più di me e che magari hanno seguito tutto questo travagliato percorso, ma per me, semplice spettatore degli Anni Zero, la visione è stata totalmente appagante. Forse non il film della mia vita o uno dei miei magnifici cento (personali, non si parla di una statistica obiettiva ed assoluta, ci sono quindi molte cose che alla coerenza preferiscono l'affezione), ma comunque un'opera verso la quale si riconosce tutta l'importanza che gli è stata affibbiata. Come succede sempre nelle migliori opere, inoltre, il genere di appartenenza è solo un pretesto, non un fine. Infatti se ci si mette a guardare questo [impegnativo] film non lo si fa per la fantascienza o le astronavi, ma proprio per il discorso che ne sta alla base. Ed ecco quindi che il discorso iniziale si ripercuote, ovvero che al cinema la fantascienza ha saputo rendersi metafora della vita più di ogni altro genere. L'intento del regista e di Stanislaw Lem, l'autore del romanzo da cui è tratto, non è tanto quello di sfoggiare ambientazioni spaziali a caso, ma quanto di indagare nell'animo umano e lasciare così spazio a degli intenti filosofici che, appunto, si servono del genere fantascientifico per veicolarlo alle proprie necessità. I fantasmi che si muovono sulla base orbitante sono tali e quali a come li ricordavano i diretti interessati e, soprattutto, non sono consci della loro vera natura. L'indagine quindi è doppia: se da una parte Kris Kelvin deve quindi cercare di capire cosa sta accadendo, senza che il fantasma dell'amata moglie morta gli metta il proverbiale prosciutto sugli occhi, dall'altra è anche questa donna che finirà col comprendere la propria vera natura. E' un viaggio per capire cosa siamo realmente, tutti noi, uomini o fantasmi, e la risposta è dentro proprio quelle mura orbitanti intorno al pianeta Solaris. L'essere umano è composto per il sessantacinque per cento da acqua, ma non solo: siamo mente, corpo e spirito. Ma cos'è che compone lo spirito? Qui la teologia e la filosofia stanno cercando di discuterne da moltissimo tempo e io non credo di avere le risposte in mano, ma una piccola parte del discorso forse l'ho capita. Sono le persone che ci hanno accompagnato nella nostra esistenza ad aver costruito insieme a noi la nostra vita. E so che sembra una frase da programma di Maria De Filippi, ma è così. Noi siamo fatti in parte anche dalle persone che abbiamo conosciuto e certe sono state così importanti da aver costruito un mattone molto spesso delle nostre fondamenta che, se tolto, rischia di far crollare tutta la struttura. Ma non si può vivere per sempre legati a una persona o al suo ricordo. Anche se difficile, bisogna trovare le forze di andare avanti da soli, nonostante il dolore e la tristezza. Ed è proprio in quel finale, così struggente e a suo modo provocatorio, che il trova un altro tipo di vera grandezza: spesso la vita per certe persone è troppo, quindi tanto vale vivere in un'illusione. Forse la medesima illusione che può lasciare un ricordo o un sogno mai avverato, ma sempre di illusione si tratta. 

Forse ho scritto giusto, forse invece ho reso ancora più palese la mia ignoranza. Resta il fatto che comunque è un film ch mette alla prova e, anche per questo, va assolutamente visto.Voto: ★★★★★

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