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Sorbetto: l’inacidirsi delle gioie

Creato il 25 marzo 2014 da Eva Guidi

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Con il rimborso spese dell’ennesimo corso finito nel limbo delle mie odierne frustrazioni ho deciso di farmi un regalo, poco originale, questo lo riconosco, ma tra le tante scelte, benzina, ristoranti, negozi di abbigliamento, ho optato per investire questi 10 euro nell’ennesimo, meraviglioso libro. In aggiunta mi sono concessa un ulteriore pensierino, un segnalibro che solo in un secondo tempo sarei riuscita ad interpretare, cogliendone il reale legame con la storia contenuta nel romanzo. Il rettangolare pezzo di cartoncino cita : “La vita è semplice perché complicarla?’”. Su questo tema si potrebbe aprire l’ennesima trattazione filosofica, da sempre se ne parla e da sempre non se ne viene a capo; l’uomo, in quanto essere complesso e raziocinante (fatta eccezione di alcuni soggetti, sia ben chiaro), non si accontenta dell’evidenza e della linearità delle cose ma è portato, per sua stessa natura, a ricercare la complessità dell’universo circostante. Una definizione pomposa che, tirando le somme, può essere benissimo riassunta con l’idea che tutti noi siamo portati, inevitabilmente, ad incasinarci la vita. In ognuno si nasconde, chi più chi meno, un piccolo spiritello masochista e un po’ deleterio, che porta a creare problemi anche in quelle situazioni in cui non se ne intravedrebbe nemmeno l’ombra sbadita. Io, in primis, sono fatta così, non riesco mai a godermi fino in fondo nulla, perché potenzialmente è la paura a portarmi in quella condizione per cui, in ogni caso, è pur sempre meglio prepararsi al peggio piuttosto che cadere dal pero in un secondo momento. Tale atteggiamento è prettamente femminile, anche questo va detto, perché noi donne dobbiamo soffrire, si è vero, dobbiamo stare male, il melodramma ci piace, siamo un po’ civettuole e vittime, cacciatore e preda, il controllo è nelle nostre mani ma amiamo perderlo, e il più delle volte lo lanciamo via, come un carbone ardente. Nessuna sfaccettatura della nostra esistenza è esente da questo “germe” e anche in amore l’autodistruzione molte volte confluisce nella fine rovinosa di un rapporto. Con ciò non voglio assolutamente addossare la colpa del fallimento sentimentale esclusivamente al genere femminile, questo no, mai, perché se è vero che tendiamo a crogiolarci nel dolore e nello stallo che noi stesse creiamo, è altrettanto vero che una donna, tendenzialmente, lotterà fino allo stremo delle proprie forza con correttezza e passione.

Ci si ritrova così in balia degli eventi, della vita complicata una volta per tutte, e molte volte non siamo in grado di uscirne perché “Nessuno si salva da solo”; Margaret Mazzantini è in grado, per l’ennesima volta, di colpire nel segno, raccontando una storia semplice, vissuta mille volte, ma con una meticolosità ed onestà di sentimenti che nessuno è esente dal ritrovarsi nei panni di Delia o Gaetano. Il loro è un amore finito, consumato, sofferto, spezzato ed aggiustato, non era il loro momento o forse non sarebbe in ogni caso mai giunto. Se solo le cose fossero state più semplici, se loro fossero stati diversi, sarebbero riusciti ad essere l’uno l’ancora dell’altra; invece l’unica realtà visibile è un mondo di distruzione e sconforto, di rabbia, risentimento, pena e disgusto, non c’è più nulla in grado di legarli nemmeno i figli, molte volte ingiusto collante di relazioni alla deriva. E’ vero quando dicono che la Mazzantini non scrive cose belle, che possano piacere, ogni suo libro ti lascia con l’amaro in bocca, con il senso di una realtà distruttiva dalla quale è impossibile sottrarsi, ma la vita è anche questa; smettiamola di nasconderci dietro ad un dito, i matrimoni finiscono, gli uomini tradiscono, le donne si sviliscono ma è necessario saper andare oltre. In questo libro non c’è solo negatività e sofferenza ma anche il ricordo di un passato felice che ha portato alla costruzione di una famiglia che, se pur per poco tempo, è stata in grado di essere felice. La vita è ancora lì, un punto di domanda, un futuro incerto che vedrà crescere due piccole vite, mentre il rancore svanisce, il dolore si supera e le persone cambiano; affidarsi al cambiamento, questo è ciò che è necessario fare, anche quando sembra che esso sia soltanto un’ ingannevole chimera.



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