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“Sotto il cielo di Buenos Aires” di Daniela Palumbo, Mondadori

Da Federicapizzi @LibriMarmellata

buenosairescopNe “Il cielo di Buenos Aires” – romanzo emozionante e doloroso, scritto da Daniela Palumbo e pubblicato da Mondadori nella bella collana per ragazzi “Contemporanea” – sono quattro le generazioni che attraversano la storia, sia quella di fantasia dei fatti narrati, sia quella ben più feroce con la “s” maiuscola, che di inventato, ahimè non ha nulla.

Il racconto si snoda in un lasso di tempo di oltre sessant’anni, dal principio degli anni ’50, in un povero dopoguerra italiano, fino ai nostri giorni.
E abbraccia due nazioni: la nostra penisola, terra a quei tempi di emigranti che oltreoceano cercavano una vita più propizia, e la lontana Argentina, giovane paese dalle tante possibilità, accogliente con chi tentava la fortuna nelle sue città.

Ines ha solo dodici anni, è ben radicata sull’aspro suolo abruzzese, luogo dei natali suoi e di tutta la sua famiglia. Le piace la scuola, adora la sua insegnante ed ha perfino un fidanzatino premuroso.
Ma i genitori della ragazza, da anni a servizio di un proprietario terriero locale, sognano per lei ben altro futuro che quello della serva o della sarta, uniche strade possibili nella realtà in cui è nata.
Decidono così di raggiungere dei parenti già emigrati e ben stabiliti a Buenos Aires, sperando per loro e per la figlia la stessa fortuna.

Ines, e con lei la madre Angela Maria e il padre, sono eccitati ma addolorati: la nostalgia, malattia dolce e crudele di tutti i migranti, non li risparmia e tiene stretto il loro cuore, in una morsa che si può mitigare ma non annullare.

Gli anni passano, e la ragazzina cresce e si fa giovane donna esuberante e curiosa, sensibile e coraggiosa. Doti che la portano, inesorabilmente, ad avvicinarsi a gruppi di ragazzi interessati ai valori di giustizia ed equità sociale, impegnati a combattere i privilegi e a farsi carico dei problemi della povera gente.

Trovato anche l’amore nei panni di un giovane rivoluzionario, Ines  – e il marito con lei – non smette di impegnarsi e lottare, parlare e insegnare. Azioni che le portano ben presto l’etichetta di sovversiva.
Ma non si può essere sovversive nell’Argentina del 1978, quando da pochi anni un dittatura militare feroce soffoca nel sangue ogni anelito del popolo alla libertà.
Così anche la famiglia di Ines subisce lo stesso destino di tante altre: il sequestro notturno della donna, peraltro incinta, e del marito, assieme al figlio di appena due anni. Soltanto Estela, la figlia maggiore della coppia, viene ignorata dai militari e lasciata a piangere e a gridare contro la scomparsa dei suoi cari.

Qui inizia la terribile e sconvolgente odissea. Per Ines, la sorte della quale il lettore può solo immaginare (si ricordi che i cosiddetti sovversivi venivano gettati nell’oceano ancora vivi dagli aerei, dopo periodi di indicibili tortura nelle strutture di concentramento), ma anche per la madre di lei, l’umile e forte Angela Maria, che prenderà parte all’organizzazione delle madri e delle nonne (le Abuelas) di Plaza de Mayo, impegnate a cercare i figli e i nipoti desaparecidos.

E per i bambini di Ines – il piccolo Pablo e la neonata Luna, nata in prigionia – lo stesso destino di tanti altri piccoli: essere separati dai loro genitori , poi assassinati, e dati, ignari, in adozione alle famiglie degli stessi militari o dei loro parenti, qualora non potessero generare.

Identità strappate e violate, in alcuni casi svelate dopo anni di menzogna, con conseguenze psicologiche devastanti e annichilenti.
Vite segnate da una crudeltà indicibile, costrette a chiamare genitori i loro carnefici, ad amarli nonostante tutto e poi a doverli odiare, quando la verità dei fatti fosse venuta alla luce, in un sentimento di lacerazione che è impossibile anche solo immaginare.

Nella ricerca instancabile, faticosa e senza tregua di Angela Maria il ricordo e la menzione di tante nonne, che ancora oggi lottano per la giustizia e per l’amore.
Nei cuori spezzati, nel dolore, nella difficile accettazione di Pablo e Luna, il percorso di tanti ragazzi che hanno dovuto riconoscere che la propria realtà fino al momento della consapevolezza altro non fosse stata che un crogiuolo di bugie e falsità.

Un romanzo accorato e drammatico, ma anche delicato, coinvolgente, appassionante, rispettoso, giusto. Perché raccontare ai ragazzi le ombre più scure della storia non soltanto è possibile, ma è doveroso, affinché attraverso l’emozione di un racconto ben scritto passi la determinazione a far sì che mai più l’uomo cada in simili baratri.

Daniela Palumbo, come già ci ha abituato in altri suoi lavori, conduce il registro della narrazione con partecipazione e sensibilità, ma sempre con misura ed equilibrio, sapendo far luce sulle emozioni dei suoi personaggi senza calcarle né appesantirle.
Ne risultano figure vive di uomini, ma soprattutto di donne, realistiche ma allo stesso tempo calde, alle quali è facile affezionarsi e naturale sentirsi partecipi delle loro vite.

(età consigliata: dai 13 anni)

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