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Space Marshals – Western in Space

Da Videogiochi @ZGiochi
di Giovanni "plutarco" Calgaro

Pixelbite è una software house svedese che potremmo oramai definire “di lungo corso” in ambito mobile; balzata agli onori della cronaca videoludica per una serie racing di assoluto successo che porta il nome di Reckless Racing giunta, assieme ad alcune digressioni e spin off, al terzo capitolo ufficiale. Non contenti del successo ottenuto, i ragazzi di Pixelbite hanno deciso di osare di più e puntare – letteralmente – alle stelle. Accantonando per un momento i drift, le sterzate al limite e le competizioni spericolate hanno alzato gli occhi al cielo, immaginando la loro prossima fatica. Il risultato? Una particolare avventura episodica western con innesti sci-fi (ma se preferite cambiare l’ordine dei fattori la definizione non muta) che ci porta dritti nello spazio profondo, in particolare su un pianeta lontano lontano, a caccia dei cattivoni di turno, da bravi sceriffi spaziali.

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SPAGHETTI WESTERN SVEDESI

Le premesse narrative da cui si sviluppano le vicende che vedono protagonista il nostro alter ego spaziale non sono certo delle più originali; nonostante questo la narrazione gode, come dicevamo poco più sopra, di una commistione di elementi sci-fi ed “old wild west” che si attesta su discreti livelli qualitativi, dai toni sempre leggeri e simpatici e, comunque, assolutamente funzionali al prosieguo di un’avventura che, specie nelle fasi più avanzate, risente di una certo grado di ripetitività, come vedremo. Burton, il nostro eroe, è uno sceriffo spaziale reietto, dallo spiccato senso dell’ironia che si trova, suo malgrado, a dover fronteggiare una improvvisa evasione di massa. Tutti i pericolosi detenuti della stazione spaziale-prigione orbitante in cui anche il nostro sceriffo era “ospitato” sono infatti riusciti ad evadere e a stabilire diverse colonie – o accampamenti – sul pianeta vicino. Il nostro compito, con l’aiuto della IA della stazione e di alcuni alleati, è ovviamente quello di estendere il lungo braccio della legge sino al pianeta ed occuparsi una volta per tutte del problema dei “fuggitivi” e dei loro leader, possibilmente attraverso metodi poco ortodossi. L’ideale di giustizia incarnato da Space Marshals è infatti quello del “prima sparo e poi eventualmente mi pongo delle domande”, tipico della Frontiera americana. Su queste basi si posa l’intera struttura della produzione Pixelbite la quale presenta una struttura a missioni che, nonostante la varietà di pretesti narrativi presenti, conduce sempre verso un unico modus operandi possibile: far fuori tutti i cattivi, soprattutto quelli più importanti. Per questo motivo, se non fosse per i differenti pretesti narrativi escogitati di volta in volta, la formula di gioco risulta, specie nelle fasi più avanzate, un po’ troppo ripetitiva. A lasciare veramente un segno positivo però non sono né la trama, né l’estetica di Space Marshals.

TACTICAL, SHOOTER, STEALTH

Il vero plauso infatti deve esser rivolto alla struttura di gioco, al gameplay ed alla certosina mappatura dei comandi: sempre perfetti, reattivi e soprattutto comodi; cosa non da poco se si considera la piattaforma di riferimento, priva chiaramente di controlli fisici. Tecnicamente, Space Marshals si può inquadrare in una equilibrata miscela di due caratteristiche portanti: dual stick shooter e stealth, che sorreggono, come anticipavamo, una riuscita struttura mission based che, invece di prevedere reward in stile gioco di ruolo (ossia punti esperienza o equivalenti), mette in palio una ricca rosa di equipaggiamento ed armi sempre più potenti tra cui scegliere, sbloccabile solamente attraverso il raggiungimento di un punteggio che misura (attraverso una media di diversi fattori tra cui il numero di decessi il tempo di completamento e la scoperta di obiettivi secondari) l’abilità dimostrata dal giocatore nel portare a termine la missione.

Fa strano pensare alla commistione tra meccaniche di gioco da dual stick shooter e quelle tipiche degli stealth; eppure l’esperimento di Pixelbite sembra esser in buona parte riuscito, nonostante vi sia il bisogno, a nostro avviso, di alcune migliorie che sarebbe interessante venissero introdotte nei prossimi episodi della saga. Space Marshals fa dello “stealth” la sua prima caratteristica, prevedendo la possibilità di distrarre i nemici lanciando gli immancabili sassi, il rapido switch tra posizione accucciata e quella aggressiva del personaggio nonché un ricco sistema di coperture e passaggi secondari – complice l’ottimo level design – che aiutano il nostro baldo sceriffo spaziale a strisciare alle spalle dei pericolosi nemici sempre di pattuglia per ricevere un vantaggio tattico importante ed un bonus al danno. Questa strategia aiuta sovente ad avere la meglio sui cattivi in quanto gli stessi, oltre ad esser in numero maggiore ed abbastanza vigili, se minacciati, non esitano a trovare un riparo ed a rispondere al fuoco con precisione a dir poco infallibile con armi che in un baleno possono prosciugare la nostra barra della salute. Alcune carenze però a tal proposito si sono fatte sentire. Se il gameplay è fortemente orientato verso lo stealth, perchè dunque non prevedere la possibilità di eseguire uccisioni silenziose con armi bianche? La domanda è destinata a rimanere tale purtroppo, almeno sino all’uscita del prossimo episodio a marzo.

Stante queste premesse, pare chiaro come gli scontri a fuoco avventati siano fortemente scoraggiati; eppure, Space Marshals è di base un dual stick shooter, la categoria che comprende, ad esempio, Minigore. Le differenze però sono assolutamente sostanziali. Il nostro sceriffo infatti non se ne va in giro a sparare tonnellate di proiettili con armi dai caricatori infiniti, al contrario, ogni colpo deve esser ben ponderato e soprattutto deve andare a segno. Le armi a disposizione sono due: una a lungo raggio ed una per le sparatorie ravvicinate, a cui si devono aggiungere i già citati sassi per distrarre i nemici e le limitate armi da lancio (granate, dinamite o…asce). I due stick virtuali svolgono in questo caso un lavoro encomiabile, visto sinora solo in pochissime applicazioni mobile. Mentre lo stick sinistro è deputato al movimento ed all’utilizzo di oggetti, lo stick destro viene utilizzato per il puntamento preciso (con l’assistenza di un feedback visivo) e lo sparo che avviene semplicemente trascinando il dito al di fuori dello stick e rilasciandolo. Nulla di più facile da utilizzare e, soprattutto, nulla di più intuitivo, preciso e “smart”.

Se il cuore pulsante del titolo merita elogi, Space Marshals non sfigura nemmeno sotto l’aspetto prettamente tecnico-stilistico. Il particolare set da “spaghetti western” si presenta curato, caratteristico, ricco di colori intensi e caldi, ambienti diversificati, particolareggiati ed arricchiti da elementi e strutture sci-fi che non stonano col contesto. Molto buoni anche gli effetti di luci ed ombre, mentre gli effetti particellari sono chiaramente ridotti al lumicino per poter tenere uno stile grafico leggero e poco esoso. La perfetta visuale top down poi contribuisce a presentare al meglio il tutto, permettendo di apprezzare anche l’ottima ed articolata realizzazione delle mappe, grandi al punto giusto e soprattutto ricche di ripari e coperture assolutamente funzionali alla nostra missione. Il peculiare stile grafico adottato, dicevamo leggero e scevro di inutili manierismi, quasi fosse un cartoon, è anch’esso funzionale alla generale riuscita del titolo in quanto l’applicazione non risente di cali o rallentamenti di sorta, girando sempre fluida e soprattutto precisa e reattiva nei feedback tattili. Su buoni livelli si attesta anche il comparto sonoro, col doppiaggio in lingua inglese (anche se l’applicazione è comunque nella nostra lingua) ed una piacevole soundtrack. Decisamente una produzione che spicca nella pletora delle applicazioni mobile.

Space Marshals – Western in Space


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