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Speciale Brontë: "La Figlia di Jane Eyre" di Elizabeth Newark

Creato il 07 ottobre 2011 da Alessandraz @RedazioneDiario
Titolo: La figlia di Jane Eyre
Titolo originale: Jane Eyre's Daughter Autore: Elizabeth Newark Traduzione: Daria Restani
Editore: TEA Libri
Pagine: 240
Data di Pubblicazione: Settembre 2010
Prezzo di copertina: € 12,00
ISBN: 978-88-502-2257-5
Trama 

Jane Eyre, straordinaria protagonista del romanzo omonimo di Charlotte Brontë, era arrivata a Thronfield Hall come governante, prima di sposarne il padrone, Edward Rochester. La loro unione era cominciata nel peggior dei modi: la moglie di Rochester, creduta morta e invece impazzita e prigioniera della vecchia magione da anni, aveva tentato di uccidere entrambi, per poi morire in un incendio provocato da lei stessa. Ormai Jane e Rochester sono sposati da diverso tempo, ed è da qui che parte il romanzo di Elizabeth Newark, vero e proprio seguito di Jane Eyre. Janet, la figlia adolescente di Jane e Rochester, sta per fare il suo ingresso in società, ma, vista la partenza dei genitori per la Giamaica, viene temporaneamente affidata alle cure del severo Colonnello Dent. Ben presto la sua vita viene sconvolta da una serie di misteriosi avvenimenti sia a Highcrest, la tenuta del Colonnello, sia a Thornfield Hall. Che ruolo hanno i due personaggi maschili antagonisti, il timido e cinico Roderick Landless e l’affascinante e intraprendente Sir Hugo Calendar? E Janet può fidarsi di loro? Di sicuro saprà essere forte e coraggiosa. In fondo è figlia di sua madre.  
RECENSIONE
"Non sarebbe potuta essere come sua madre..." Jane Eyre è un mostro sacro della Letteratura di tutti i tempi, la sua stessa autrice, Charlotte Brontë, non avrebbe potuto sperare in un tale intramontabile successo. Ma oltre ad "un romanzo", Jane Eyre è prima ancora "un personaggio" incredibile e complesso, una donna unica nel suo genere, forgiata col fuoco di un'infanzia negata, segnata dalle perdite affettive, cresciuta e spronata da una forza d'animo esigente della propria rivicita, infine, plasmata e resa integra dall'inaspettate mani dell'Amore.
Sua figlia avrebbe potuto essere come lei? Questa è la vera intuizione della Newark quando pensa al suo personaggio, Janet, figlia di Jane e Edward Rochester, secondogenita destinata a lottare per conquistare l'affetto e l'attenzione dei propri genitori, come ogni cosa nella sua giovane vita.
"Ha una fisionomia sensibile, ma niente affatto bella." (Jane Eyre)

Jane Eyre BBC 2006

Sebbene sia molto simile d'aspetto a sua madre, sebbene, la vita sembri precluderle l'attenzione di cui gode il fratello Oliver e, sebbene, all'inzio di questo romanzo si ritrovi in qualche modo abbandonata a se stessa, Janet è molto lontana dalle situazioni vissute da sua madre, non è sola al mondo, né priva di mezzi o costretta a celare il suo nome. Narrando la storia di sua madre leggendo il suo diario (un buon modo di rispolverare la memoria del romanzo di cui è seguito), Janet si ritiene già sconfitta nel confronto con lei, sia esteriormente che a livello interiore:
"Avevo come modello la figura impeccabile di mia madre, senza un capello fuori posto, l'immagine stessa della sobrietà e della compostezza. Ma io non riuscivo ad essere come lei." (Pag. 15)

"Mi ritrovai a pensare a mia madre (era a lei che assomigliavo, ed era lei che tentavo costantemente di emulare), tuttavia avevo un debito di riconoscenza, anche verso mio padre. Il mio sangue e il mio carattere erano frutto di entrambi." (Pag. 97)  

Anche per quest'ultima frase, Janet, non può essere come sia madre, ha in sé entrambi i caratteri dei genitori, nel contrasto che ne deriva ella è in continua ricerca dell'equilibrio tra la passione e l'impetuosità di Edward e la fredda sobrietà di Jane.

Tale confronto è il soggetto forse più interessante di questo sequel, poiché ci rammenta ancora una volta la complessità del personaggio brontiano nella relazione madre-figlia, l'eterno dialogo tra esempio dell'una e l'imitazione dell'altra che tenta di conquistarne la stima e l'affetto, difendendosi da un ruolo non voluto: quello di rivale.


La profondità di questo soggetto salva in buona parte la trama del romanzo, il quale, sconfina nella definizione di pastiche letterario, incollando episodi di noti romanzi classici in modo tanto palese da sfiorare la citazione; l'intenzione è, ovviamente, quella di rendere omaggio a tali titoli, per aperta affezione verso questi, ma l'esito non è dei più scorrevoli, poiché se ne rintraccia facilmente l'attaccatura dei pieces, togliendo molto all'invenzione che avrebbe potuto regalarci qualcosa di meno prevedibile.
Tra i tanti spunti letterari forse, la Newark, avrebbe dovuto omettere i moltissimi riferimenti ai romanzi di Jane Austen, evitando di far indossare alla sua Janet le vesti della Elizabeth di Orgoglio e Pregiudizio, rispettando la nota quanto dichiarata antipatia di Charlotte Brontë verso l'autrice dei sei romanzi!
"(Mrs Deveraux - una simil-Caroline Bingley) Con una sola occhiata parve cogliere ogni minimo dettaglio: i capelli scompigliati dal vento sotto il cappello, il viso arrossato, le gocce di pioggia che mi scivolavano lungo il naso, l'alone scuro lasciato dall'acqua sul vestito e sui guanti. [...] < Miss Rochester. > Mi salutò con un lieve cenno del capo e sfiorando appena il mio guanto bagnato. Un pò in ritardo, mi ricordai di sfilarmi i guanti. I suoi occhi erano fissi sul mio vestito e il cappello. < Siete veramente audace ad affrontare così tanta strada in una giornata come questa. Mio fratello si riferisce sempre a voi come all'Amazzone...e ha proprio ragione! > Fece una piccola risata fredda. Non aveva nulla di giocoso." (Pag. 82)

Buona la componente mistery del canovaccio, in accordo con la struttura dei romanzi del genere, condito dalle atmosfere gotiche dello stesso romanzo originale; soddisfacente il dialogo fra i nuovi personaggi ed i vecchi, sebbene, la Newark, si sia avvalsa di un pò troppe coincidenze nel ripresentarli sul cammino di Janet.     Il personaggio di Roderick Landless è interessante, soprattutto per il mistero che incarna, ma non ha metà del fascino di Edward Rochester, come Jane non è molto credibile nel suo atteggiamento di aperta distanza nei confronti della figlia. La Newark riprende anche il soggetto dell' "amore proibito", sebbene non abbia la stessa forza del legame e del divieto della storia di Jane e Edward. Tutto sommato, il libro è una piacevole digressione nell'amatissimo romanzo di Charlotte, ritrovare le atmosfere di Thornfield Hall ricostruita dopo l'incendio, riporta la mente alle vicende che ne hanno fatto contemporaneamente un luogo triste e caro, una memoria comune a tutti gli appassionati di Jane Eyre.
L'AUTRICE: Elizabeth Newark è nata a Londra, ha vissuto quasi dieci anni in Sudafrica e poi in California. Prima di dedicarsi al pastiche letterario, ha scritto libri per bambini e saggi su Jane Austen e Charles Dickens.

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