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Speranza e Cattaneo, due antieroi, tra Del Debbio e Montalbano (di Stefano Balassone)

Creato il 17 maggio 2013 da Tafanus

Paolo-del-debbioPaolo Del Debbio, filosofo prestato agli studi della tv, è uno che ha compulsato a fondo il più grande autore televisivo italiano: Enzo Tortora, l’allestitore della tragicommedia della piccola gente, il conduttore del Portobello – cioè di tutto e di più – di 32 anni orsono.

E così ieri a Quinta Colonna, prima la mobilitazione civile contro il femminicidio e i giudici (una bottarella ai colleghi della Boccassini ci sta sempre bene) che mettono a piede libero i mariti violenti. Poi la richiesta di aiuto solidale (ieri toccava all’appello per un posto di lavoro per un vigilante di Napoli, disoccupato da mesi). Il tutto per l’usuale share del 3,5 per cento, ben distribuito in tutta Italia (da non sottovalutare).
E comunque, questo è il messaggio, Del Debbio è Colui-che-risolve-problemi, mica un chiacchierone qualunque. Chissà se ce la farebbe con Speranza e Cattaneo, la rinnovata carne da talk show di Pd e Pdl, che da Floris (ieri un robusto 18 per cento, concentrato al Centro-Nord) hanno invano parlato di provvedimenti essenziali, da compiere con soldi pubblici che non ci sono. Il conduttore li ha lasciati parlare a lungo, poi, verso le 22.30 ha lanciato il solito servizio sulle spese e le creste della Casta. Applausi e ovazioni in studio e a casa, a dimostrare una volta di più che nulla è più tranquillamente odiabile di ciò che è inutile.
P.S. ieri segnalavamo che Montalbano (per la consolazione di Del Debbio e Formigli) aveva radunato sempre tanti spettatori, ma due milioni meno del solito. Le fedi più recenti hanno vacillato. Le più salde e memori ci hanno subito scritto che trattavasi di replica (dagli anni ’90!!!). Non intendevamo commettere blasfemia. Anzi, a proposito di memoria, ci viene giusta l’occasione per sottolineare che la Rai, coltivando la figura dell’”Eroe”, chissà come chissà perché, sfrutta la scia della epica nazionale, per quanta ne può esistere. Mentre Mediaset coltiva la farsa plautina, da Drive In a seguire. Che sono poi le chiavi culturali, la prima “progettuale”, la seconda “stanziale”, la prima cerebrale, la seconda intestinale, delle due Italie che politicamente si fronteggiano. Ieri in piedi, oggi sedute. Forse è per questa eredità che la Rai, sarà sempre considerata una azienda di sinistra (ehi Gubitosi, si parla di paradossi!) vuoi per difenderla («è di tutti noi»), vuoi per attaccarla («è di lor signori»).
Stefano Balassone


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