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Speriamo che sia etero

Da Danielevecchiotti @danivecchiotti

Invadendo le pagine di quotidiani e rotocalchi per le imminenti celebrazioni del suo sessantesimo compleanno, Renato Zero ha dato il grande annuncio: a breve pubblicherà un disco grazie al quale conosceremo finalmente la tanto attesa verità sulle sue relazioni con gli uomini.
“Presto uscirà una canzone in cui risponderò definitivamente a questa domanda, che mi ha stancato”.
Molto interessante. Peccato però che, invece, a noi abbiano stancato le sue canzoni.
“Ognuno si curi il proprio orto”, continua lui “lasci aperta la porta, non si chiuda gli orizzonti, non si appiccichi da sé etichette che la vita potrebbe smentire. Non mettiamo limiti alla provvidenza. Conosco uomini con quattro figli che la sera si truccano pesante e vanno al Colle Oppio sui tacchi a spillo. L’importante è essere sempre aperti all’amore”.
Il consulente per le interviste di Zero deve essere Anna Tatangelo. Perché si sa: in fondo quel che conta è l’emozione.
Io, nel mio piccolo, distaccandomi dalla comunità gay che da un quarantina d’anni attende il coming out di Mister Madame come l’apparizione della madonna, coltivo un altro tipo di speranza.
Nei miei sogni più ottimisti, vedo Renato Zero calare la maschera, e tirar fuori un harem di mogli degno del Re Salomone, un esercito di figli segreti, e una collezione di clitoridi da far impallidire Rocco Siffredi.
Fantastico di lui che, vivaddio, in questa famigerata hit-confessione, ammette di aver mentito per tutto il tempo della sua carriera, di essere un personaggio costruito a tavolino dalla cinica industria discografica, e di aver indossato i panni del trasgressivo e dell’effeminato solo per sfruttare il ritorno d’immagine derivante dall’apparire come uno fuori dal coro.

Per festeggiare una rivelazione del genere, io brinderei a Dom Pérignon, contentissimo di liberarmi di uno dei più appiccicosi e ostinati luoghi comuni sul mondo gay, vale a dire quella banalizzazione del concetto di omosessualità  ancora legata, nella mente di quasi tutti gli etero ma anche di molti omosessuali, a trucco, abiti colorati e mossette isteriche.

Quanto sarebbe rivoluzionario, venire a sapere che Renato Zero prova disgusto per il genere maschile! Quanto sarebbe innovativo e di grande aiuto per tutti i gay d’Italia, scoprirlo un inguaribile tombeur de femme! E magari, in contemporanea,  veder confessato un flirt giovanile tra Ligabue e Vasco Rossi. Quanto mi renderebbe felice, scoprire che anche in questa sottosviluppata Italia i cliché posso essere abbattuti, che si può uscire dal binario di ciò che è formalmente riconosciuto come vero, e avvicinarsi un po’ di più alla sostanziale realtà delle cose.


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