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Stealth Inc. 2: A Game of Clones – Che il gioco abbia inizio!

Da Videogiochi @ZGiochi
di Giovanni "plutarco" Calgaro

Prima capire in cosa si sono cacciati questa volta i cloni di Curve Studios, ricordiamo brevemente le ragioni del successo che ha giustificato un richiestissimo secondo episodio e la scelta di dare fiducia alla console della grande N. Il capitolo precedente, conosciuto come “Stealth Bastard: Tactical, Espionage, Arsehole“, uscì inizialmente in forma gratuita solo su PC sul finire del 2011, caratterizzandosi per un riuscito mix che comprendeva elementi platform, puzzle e stealth; il tutto condito da una buona dose di simpatia e cinismo. Il curioso esperimento del team indie londinese si dimostrò sin da subito un prodotto valido sia dal punto di vista delle meccaniche di gioco, sia per la buona cura stilistica generale riposta nella realizzazione. La risposta del pubblico non si fece attendere e l’editor di livelli messo a disposizione della comunità in men che non si dica aveva originato circa 1800 stage originali scaricabili sempre gratuitamente. Dopo aver conosciuto un rimaneggiamento con la versione Deluxe e quella Android, Stealth Bastard per ragioni di perbenismo ideologico non più tardi di un anno fa cambiò nome, approdando sui lidi casa Sony ed ottenendo ancora una volta il consenso di una buona parte del pubblico console, grazie all’acquisita “portabilità” con Playstation Vita.

Giusto il tempo per riprendere fiato dopo l’ennesima versione restaurata – questa volta Playstation 4 – ed ecco spuntare ufficialmente Stealth Inc. 2: A Game Of Clones, stranamente esclusiva (chi può dirlo, forse solo temporale) per Wii U. In realtà, secondo quanto riportato dagli sviluppatori, questa mossa non sarebbe che una promessa fatta ad Iwata, interessato sin dall’inizio al progetto dei ragazzi londinesi; interesse manifestato troppo tardi perché una versione Wii potesse esser messa a punto. Staremo a vedere dunque quanto reggerà questo “diritto acquisito” e quanto ci metteranno a rilasciarlo su altre piattaforme, visto che Stealth Inc. 2 sembra aver confermato quanto i fan stavano attendendo.

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QUANDO METAL GEAR INCONTRÒ SUPER MEAT BOY

In Stealth Inc. 2 il setting di fondo non cambia. Per l’ennesima volta ci troviamo ad indossare i panni di un tenace clone, furbo quanto basta da riuscire a sfuggire alle grinfie della malefica corporation PTi Industries che alla luce del sole vende al pubblico prodotti innocui come giocattoli, hamburger ed robot per le casalinghe disperate mentre, dietro le quinte, testa quegli stessi oggetti – trasformati per l’occasione in strumenti di morte – su povere cavie da laboratorio. Anzi, in alcuni casi gli esserini divengono addirittura…parte del prodotto stesso. Il nostro alter ego digitale dunque, per cercare di salvare quanti più compagni possibile e fuggire dalla struttura di ricerca, si deve cacciare per forza nei guai, addentrandosi ancor più nel complesso e tentando di superare una quantità assurda di ostacoli mortali.

Il gameplay è una diretta evoluzione di quanto già abbiamo visto nel primo capitolo, con novità interessanti ed alcune smussature generali dei difetti che avevano attirato qualche critica in passato alla produzione di Curve Studios. Stealth Inc. 2 ripropone dunque una struttura da platform a scorrimento laterale prettamente bidimensionale, condita da molto cinismo (i messaggi ironici che compaiono sulle pareti ci irridono anche qui), dagli immancabili puzzle ambientali e dagli elementi stealth. Questa volta però allo scaltro clone viene data più libertà di movimento, grazie alla possibilità di esplorare la struttura in cui si trova. Lo scorso capitolo infatti non lasciava molto spazio ed una grande libertà per il personaggio, proponendo sin da subito una lunga sequenza di test da affrontare in rigoroso ordine. Ora non è più così. Gli sviluppatori hanno implementato una mappa in stile Metroid che consente di capire come spostarsi tra le diverse aree del complesso in modo da trovare più facilmente le stanze dei test, senza alcun assillo dovuto al cronometro o alle maledette trappole. Va detto che, nonostante questo rinnovato approccio, l’esperienza di gioco rimane abbastanza lineare. Infatti, una volta superato un test, l’ambiente di gioco muterà aprendo la strada alla successiva area e così via. Le PTi Industries comunque sono un luogo ostile, in cui solo i saggi ed i pazienti sopravvivono. Pazienza e strategia sono infatti elementi fondamentali se si vuole riuscire a salvare la scorza del povero clone e, contemporaneamente, cercare di non farsi innervosire dalla formula del “trial & error“. Ogni cono d’ombra quindi diventa fondamentale, così come diventa fondamentale riuscire ad accecare le CCTV di sorveglianza, aggirare le sentinelle che pattugliano lo stabile ed utilizzare i divertenti gadget che si possono recuperare lungo l’avventura.

Infatti, si sta pur sempre parlando di una struttura di ricerca che testa, appunto, gadget e ninnoli “innocui” da vendere al pubblico,no? Esplorando lo stabile e superando i numerosi test si potranno dunque trovare dei gadget per personalizzare esteticamente il piccolo clone, oppure dei veri e propri oggetti strani ma utilissimi da utilizzare all’interno degli stage, come il sacco gonfiabile “Inflat-A-Mate”, il “Jack Boy” o, ancora, la “Adventure Light”. Questi equipaggiamenti consentono di avere un vantaggio tattico, creando coni di ombra entro cui ripararsi oppure riprogrammando le sentinelle per farle diventare degli alleati temporanei. I livelli possono esser affrontati con più libertà e fantasia rispetto al passato e la fase “esplorativa”, per quanto limitata, contribuisce comunque a rendere il ritmo di gioco un po’ più rilassato e piacevole. V’è da segnalare anche un leggero abbassamento della difficoltà del gioco, che comunque rimane su livelli importanti per chi non ama particolarmente la formula già citata del “trial & error“. Ora i checkpoint sono sparsi a profusione e, una volta che la morte coglie il malcapitato, questi riparte a due passi dal luogo della tragedia, senza esser riportato forzatamente ad inizio livello, nonostante una penalità sul cronometro; il retry rendeva il più delle volte frustrante affrontare una sessione lunga a Stealth Bastard/Inc.. Certo, il gioco rimane comunque poco permissivo in caso d’errore e basta una sola mossa sbagliata, che in un secondo vi ritroverete con il corpo dilaniato del povero clone, la classica frase di sfottò sulla parete e la laconica scritta “segnale perso”. Se non siete patiti del genere, consigliamo di prendere il prodotto dei Curve Studios a piccole dosi, così il divertimento sarà assicurato.

Le peculiarità della console Nintendo non sono state dimenticate dagli sviluppatori, i quali hanno previsto una modalità co-op che permette a due giocatori di aiutarsi a vicenda, utilizzando il pad della console ed il telecomando di Wii U. Chiaramente, in mancanza di un amico, i cloni saranno gestiti ottimamente dall’IA e vi aiuteranno violando terminali, disattivando trappole, e creando coni d’ombra entro cui nascondervi.

IN FUGA PER LA LIBERTÀ, A 60 FRAME

Da segnalare la particolare cura riposta nella realizzazione del comparto grafico. La resa e la fluidità dell’engine sono, in buona sostanza, identici a quello che abbiamo potuto ammirare con l’Ultimate Edition rilasciata su Playstation 4 giusto qualche mese fa. I 60 frame, senza episodi di upscaling, sono una costante e sia che si giochi utilizzando la tv, oppure guardando lo schermo del gamepad, la qualità di certo non ne risente. Ottimo e dannatamente diabolico, come sempre, il level design, ricco di sfaccettature sì, ma sempre molto preciso e senza grosse sbavature. Piattaforme semoventi, giochi di luci ed ombre (quest’ultimo elemento, come dicevamo, vostro fedele alleato), telecamere, ventole da invertire per direzionare il provvidenziale vapore proprio nel cono visuale delle telecamere e delle sentinelle, raggi laser repentini e mortali, sono solo alcuni degli elementi che compongono i livelli, realizzati in modo certosino, ma anche con estro, fantasia e, come detto, diabolica genialità. Da segnalare anche il gradito ritorno del Level Editor grazie al quale la nutrita comunità, e su questo non abbiamo dubbi in proposito, estenderà in modo sostanziale la longevità del titolo. Davvero un’ottima esclusiva – anche se temiamo esser temporanea – per la console della grande N.


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