Anno: 2012
Distribuzione: M2 Pictures
Durata: 99′
Genere: Musicale
Nazionalità: USA
Regia: Scott Speer
Favola hollywoodiana chiaramente diretta ad un pubblico adolescenziale, nato sotto l’egida di teen drama come “Dawson’s Creek” e cresciuto a panini e effetti speciali.
Come da copione, scarna è la sceneggiatura, peraltro equipaggiata di tutti i deprecabili cliché hollywoodiani: dal colpo di fulmine, alle (minime) peripezie dovute alle difficoltà dei due protagonisti a vivere la propria relazione, all’immancabile ‘evisserotuttifeliciecontenti’!
Ecco di seguito la sinossi del film: “Due amici d’infanzia, Sean ed Eddy, lavorano come camerieri nell’elegantissimo Dimont Hotel di Miami, di proprietà del costruttore Bill Anderson. Quando non sono in servizio i due sono a capo di una trasgressiva crew conosciuta come “The Mob,” un gruppo di ballerini, musicisti e artisti d’avanguardia che si sta mettendo in mostra per gli spettacolari flash mob che mette in atto. Le esibizioni dei “The Mob” attraggono l’attenzione della figlia di Anderson, Emily, anche lei talentuosa ballerina, che decide di unirsi al gruppo. Quando Anderson annuncia un piano per radere al suolo il quartiere dove vivono i ragazzi della crew al fine di costruirci un gigantesco centro residenziale, il gruppo prepara il suo flash mob più coraggioso, costringendo Emily e Sean a scegliere tra i legami di sangue e il loro amore.”
Inutile dilungarsi sull’ovvia disparità di condizione, sociale ed economica, che separa i due Romeo e Giulietta dei nostri tempi, come altrettanto inutile potrebbe sembrare ai più il trascinarsi in già dette parole sulla scontata morale del film, quella bella favola secondo cui l’arte e la giustizia alla fine hanno sempre la meglio e sono destinate a superare anche le peggiori difficoltà!
Niente di nuovo insomma, e in effetti la cartella mentale di pregiudizi e prevenzioni con cui sono uscita da casa non è stata minimamente intaccata dalla proiezione del film.
Ma una nota positiva, infine, c’è: in effetti, accanto alla spettacolarizzazione del (corpo in) movimento, della sensualità, citata in un continuo gioco di allusioni ma mai concretizzata, della perfezione estetica e dei già citati stereotipi, il regista statunitense Scott Speer e la sceneggiatrice Jenny Mayer mettono per la prima volta sotto la luce dei riflettori della Settima Arte il potere rivoluzionario dei Flash Mob.
Con il termine in questione, coniato nel 2003, si definisce un gruppo di persone che si riunisce in uno spazio pubblico con il fine di mettere in pratica un’azione insolita per poi disperdersi in un batter d’occhio.
Generalmente, il flash mob risulta privo di una valenza politica o sociale, essendo in primo luogo Spettacolo in sé e per sé. Nulla vieta di caricare, però, questa innovativa forma d’arte che possiede l’innata qualità di espandersi a macchia d’olio, e di farlo in tempi brevi, di motivi culturali o di espressioni di protesta.
E’ quello che fa inscenare Jenny Mayer, con “Step Up – Revolution 3D” alla sua prima sceneggiatura, ai protagonisti di questa favola dallo sfondo hip-hop. Rimangono gli stereotipi, i dialoghi poveri e scontati, i personaggi a due dimensioni. Per fortuna, rimane anche la bellezza del flash mob, sia quello fittizio della scena che quello vero della vita.
Le lacune narrative, ovviamente, non sono bilanciate da una impeccabile recitazione, con Ryan Guzman e Kathryn McCormick a tenere le fila delle redini. Lui, giovane interprete alle prime armi; lei, ballerina e finalista della sesta stagione dello show “So You Think You Can Dance” che conta tra i giudici proprio Adam Shankman, produttore insieme alla Gibgot del quarto capitolo della serie “Step Up”.
In definitiva, ennesima puntata di una serie cinematografica nient’affatto innovativa, che cavalca, tra gli altri, lo sfacciato successo dei diversi e tutt’uguali reality show e programmi incentrati sul mondo del ballo.
Il film è uscito negli Stati Uniti il 27 Luglio scorso, mentre sarà proiettato nella sale italiane a partire dal prossimo 4 Ottobre.
Dalila Lensi
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