Magazine Cinema

Stoker

Creato il 25 giugno 2013 da Misterjamesford
StokerRegia: Park Chan WookOrigine: Corea del Sud, USAAnno: 2013
Durata:
99'
La trama (con parole mie): India Stoker è una ragazza introversa e complessa, legata fin dalla tenera età al padre, che si occupa di lei, le resta vicino e la porta a caccia, insegnandole l'arte del silenzio, dell'attesa e del colpo messo a segno.
Quando, il giorno del suo diciottesimo compleanno, proprio il padre muore in un incidente, India si sente crollare il mondo addosso: anche perchè, con il funerale del genitore, fa la sua ricomparsa Charles, suo zio, tornato da un apparente viaggio di lavoro intorno al mondo per stare accanto a lei e sua madre in un momento difficile come quello.
L'uomo, seducente ed apparentemente esperto di ogni genere di cosa, finisce per creare scompiglio nella routine di lotta tra India e sua madre: ma proprio quando la ragazza pensa che Charles sia venuto per prendere le parti della sua non troppo sopportata mamma, una rivelazione porta la giovane a pensare che ci siano molte più cose in comune tra lei e lo zio di quante non ne avesse effettivamente con il defunto padre.
Stoker
Evidentemente, non bastavano la riconferma a pippa del secolo di Shyamalan ed il crollo verticale di Rob Zombie, a questo duemilatredici non proprio generoso in quanto a titoli clamorosi: doveva mettercisi perfino Park Chan Wook, fino a qualche anno fa idolo del sottoscritto nonchè del Cinema internazionale salito alla ribalta delle cronache grazie all'incredibile Trilogia della vendetta e piano piano crollato sotto il peso delle sue stesse ambizioni.
Probabilmente è stato un errore del sottoscritto, quello di sopravvalutarlo, perchè già con il vuoto Thirst - tecnicamente notevole, ma privo di qualsiasi spessore - di qualche anno fa avrei dovuto capire che la parabola dell'enfant prodige coreano stava già piegando verso la china discendente, eppure non ho voluto arrendermi, finendo per aspettarmi sfracelli da quello che è stato il suo esordio sul suolo americano: niente di più sbagliato, perchè Stoker - che già prevedo sarà adorato da una certa parte di critica giovanilistica e radical chic - è un polpettone come non ne sopportavo da tempo, noioso e bolso, totalmente incentrato sulla sua componente estetica, posticcio e finto come i suoi protagonisti - dalla sempre più rifatta Nicole Kidman ad un'impalpabile Mia Wasikowska, alla sua performance più inutile -, che vorrebbe rispolverare i modelli del primo Dexter e del Capolavoro La morte corre sul fiume senza di fatto avere la forza - soprattutto emotiva e contenutistica - per poter andare oltre ad una sequenza di un'ora e mezza di immagini patinate che il regista vorrebbe danzate come quelle del suo lavoro più maturo, Old Boy, che nonostante la ripresa della seconda parte - legata principalmente alla risoluzione della storia - non riesce a scrollarsi di dosso un'aura da proposta irritante ed eccessivamente autoriale di quelle che, se fossi giurato di un grande Festival, mi piacerebbe davvero molto bastonare ed escludere con grande goduria da ogni categoria di premio.
Perfino l'evolversi del rapporto tra India e Charles, culminato in una sequenza potente come quella dell'esecuzione dei due al pianoforte - un passaggio che mi ha rimandato al meraviglioso Lezioni di piano -, è in grado di risollevare le sorti di una pellicola che segna il passaggio di Park Chan Wook tra le fila dei registi meteore capaci di strabiliare il pubblico con una prodigiosa fiammata per poi spegnersi lentamente, soffocati dal loro stesso talento, e l'ellissi apparentemente vestita di tutto punto per stupire che allaccia gli irritanti titoli di testa alla chiusura in pieno spirito finto-alternativo consolatorio ne è la prova.
Ripensando alla forza dirompente e di pancia di Mr. Vendetta, e alla sua naturale evoluzione concretizzata dal già citato Old Boy - in perfetto equilibrio tra esecuzione tecnica ed esplosività di contenuti -, il destino di Park risultò in effetti intuibile già dal pur notevole Lady Vendetta, nato per trovare la sua dimensione nella mera esecuzione di evoluzioni di macchina da capogiro: non so se il cineasta coreano abbia finito per ubriacarsi degli elogi e dei premi raccolti, o se semplicemente, le sue ambizioni non siano mai state all'altezza dell'effettivo talento, così come non posso che sospettare di una distribuzione a stelle e strisce limitante, ma il suo lavoro pare ormai un gioco di specchi privo della sostanza che lo aveva reso il nome di riferimento della seconda ondata venuta da oriente, pronta a raccogliere l'eredità di John Woo, Takeshi Kitano e Johnnie To, insieme a Kim Ki Duk e Wong Kar Wai.
Ora, invece, resta davvero poco della speranza che sconvolse Tarantino al Festival di Cannes di quasi dieci anni fa, ed ancor meno della potenza di Park, smarritosi in fotografia curatissima, inquadrature da pittore, messa in scena ed apparenti colpi di genio: non resta che aggrapparci al suo ricordo e a Joon Ho Bong, vera speranza per il Cinema coreano.
Sempre che l'imminente approdo sul suolo USA con il prossimo Snowpiercer non finisca per rovinare anche lui.
MrFord
"Cause there's a monster,
living under my bed,
whispering in my ear
and there's an angel,
with a hand on my head
she say I got nothing to fear."Everlast - "Put your lights on" -

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazines