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#Stopvitalizio a 18 ex parlamentari. Tra loro nomi come quelli di Dell’Utri, Berlusconi, Cito

Creato il 10 luglio 2015 da Libera E Forte @liberaeforte

Pubblichiamo il comunicato stampa diffuso da Libera e Gruppo Abele sulla petizione contro il vitalizio per i parlamentari condannati per mafia e corruzione

10 lug 2015 — Sono 18, tra Camera e Senato, i nomi di coloro ai quali da oggi è stato cancellato il vitalizio parlamentare. 520mila – e olltre – sono stati i firmatari totali della petizione di Riparte il futuro #Stopvitalizio che chiedeva di chiudere i rubinetti dei vitalizi a chi, parlamentare, ha una condanna definitiva per reati di corruzione o mafia.

Per toglierlo a ciascuno di questi 18, alcuni protagonisti della storia politica italiana, ci sono voluti quindi 29mila cittadini a politico. È un rapporto troppo alto per affermare un principio, quello della salvaguardia delle istituzioni da chi ne abusa, che la politica avrebbe dovuto assumere da sé da tempo e in forme anche più efficaci.

Il diritto a godere di un vitalizio contributivo non ha infatti nulla ha che vedere con l’erogazione del privilegio per coloro che hanno abusato del loro ruolo decisionale tradendo il mandato affidato, chiaramente al di là di qualunque colore politico.

Il denaro recuperato con lo stop neanche minimamente si avvicina a risarcire gli enormi danni economici, ma soprattutto di fiducia, che pagano le istituzioni e i cittadini italiani.

Ma certamente sapere che si stanno facendo passi affinché il sistema riesca a tutelarsi ci rende più forti per continuare a chiedere impegno alla politica sana e alla società civile che vuole un cambiamento: insieme possiamo venire fuori dall’inverno della corruzione.

Continuiamo la nostra battaglia chiedendo di intervenire sul meccanismo della prescrizione. Troppe volte interviene per lasciare impuniti i responsabili delle pagine più nere della cronaca italiana. Chiediamo una prescrizione vera, che sia garanzia di tutti e non privilegio di quanti sfruttano le pieghe del codice per sfuggire alla sentenza.

La battaglia continua.


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