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Stracciati da Napolitano e dai partiti i referendum a tutela dei diritti del lavoro

Creato il 23 dicembre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Quanto valgono i diritti di un lavoratore si è capito. Meno di niente. Anzi sono considerati pericolosi “per il bene dell’Italia”, secondo il nuovo politichese.
Napolitano ha trasformato le firme degli italiani in carta straccia. Erano le firme per i referendum sui diritti del lavoro, a partire dal reintegro dei licenziati senza giusta causa.
Grazie alla Fornero, una donna in gravidanza può essere licenziata senza giusta causa.
Una insegnante che non riesce a presentare un documento entro la scadenza perché ha cambiato la residenza, può essere licenziata.

Spetta agli italiani decidere: firmando per il referendum avevano diritto di votare. Questo diritto costituzionale è stato stracciato da Napolitano per compiacere i partiti e Monti.

Altro referendum riguardava la riforma delle pensioni.

Il lato più assurdo è che bastavano pochi giorni in più per garantire i referendum.

Solo 10 ore fa Paolo Ferrero lanciava un appello

REFERENDUM – APPELLO A NAPOLITANO PER SCIOGLIERE LE CAMERE DOPO IL 31 DICEMBRE
Nelle prossime ore si deciderà sullo scioglimento delle Camere. Colgo l’occasione per rinnovare al Presidente della Repubblica l’appello a sciogliere le camere dopo il 31 dicembre. Questa è infatti la condizione per poter consegnare le 500.000 firme che abbiamo raccolte sui referendum del lavoro e delle pensioni, in modo che i referendum si possano tenere nel 2014. Napolitano non chiuda il suo mandato con un atto antidemocratico che scippa la possibilità di voto ai 500.000 italiani che hanno firmato per il referendum.

Gli appelli per il diffamatore Sallusti vengono accolti. Quelli dei lavoratori no.

Ancora Ferrero.

NAPOLITANO, Referendum – CALPESTATO VOLERE DEI CITTADINI
Il decreto di scioglimento delle Camere poteva anche essere firmato tra qualche giorno, ai primi di gennaio, in modo da garantire in maniera certa la possibilità di svolgere i referendum sul lavoro e pensioni.
Con questa decisione è stata calpestata la volontà già espressa – e costituzionalmente tutelata – di centinaia di migliaia di cittadini che hanno firmato per i referendum.

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