Magazine Cultura

Strani termometri e inquietanti analogie

Creato il 10 agosto 2011 da Antonio
E’ noto che un termometro serve a registrare la temperatura di un corpo. Se si tratta di un corpo umano il termometro indica la febbre. Il termometro è un indicatore della temperatura, insomma l’indicatore registra la temperatura, la traduce in un numero e la rende visibile. Il termometro dice “Fai attenzione, la tua temperatura corporea si sta alzando, fa qualcosa perché si abbassi altrimenti saranno guai!”.
Ecco, questo è quello che fa un indicatore. Indica, appunto. Sicuramente il termometro non è la causa della febbre, ovvero il fatto che l’indicatore segna la temperatura non fa venire la febbre.
Ovvio, direte voi! No, non è così ovvio e se avrete pazienza vedrete perché.
Ponete invece che il vostro termometro sia particolare, anziché essere un semplice indicatore è effettivamente un oggetto in grado di causare la febbre senza che voi lo sappiate. In questo caso possono succedere cose davvero strane. Se la temperatura del vostro corpo comincia a salire lievemente, poniamo per aver fatto 10 metri di corsa, e avete l’ardire di misurarla, allora il vostro termometro la farà salire ancora di più, a vostra insaputa. Preoccupati del fatto che la temperatura stia salendo troppo decidete di tenerla sotto controllo misurandola di nuovo e scoprite che la febbre è salita ancora, allora misurerete sempre più spesso la temperatura del corpo fino a quando la febbre avrà raggiunto circa 43°C e a questo punto il vostro cervello è letteralmente fritto e mancano ormai pochissimi minuti alla morte.
Assurdo, direte voi! No, non è così assurdo e se avrete pazienza capirete perché.
Adesso ponete di avere un termometro comune ma che registra malissimo la temperatura e dice che la temperatura è normale quando c’è febbre altissima e che la temperatura è perfettamente normale quando la febbre è tale da rendere urgente il ricorso ad un antipiretico. Sarebbe un disastro.
Inaccettabile, direte voi! Sì, è inaccettabile, ma per quanto improbabile può succedere se i termometri non sono soggetti ad un rigoroso controllo.
Ora immaginate di avere un termometro che causa la febbre e che registra male la temperatura e otterrete la realtà. Non ci credete ancora? Andate avanti.
Le cosiddette agenzie di rating, come la Standard & Poor’s, che si occupano di registrare lo stato di salute delle organizzazioni finanziarie, siano esse Stati, banche, multinazionali, sono praticamente dei termometri che misurano lo stato di salute dell’economia di queste organizzazioni. Insomma dovrebbero indicare fedelmente la temperatura del corpo finanziario di quegli enti senza essere causa diretta della rovina finanziaria degli stessi. Eppure questo è esattamente quello che avviene nella realtà. Siamo di fronte ad un termometro sballato che causa la febbre. La misura della temperatura, peraltro inaffidabile, scatena un processo di feedback positivo, di amplificazione della febbre che rischia di portare l’organismo alla morte. L’indicatore non è più un indicatore ma è la causa di ciò che misura e oltre tutto la sua misura non è attinente al vero.
Questa paradosso mi gira in testa da un po’ di tempo ma fino a che gira in testa a me la faccenda resta confinata invece diventa più seria quando a farla emergere è un economista del calibro di Paul Krugman. Già, perché per quanto la mia metafora del termometro possa sembrare strana è proprio quanto emerge dall’analisi di Paul Krugman (premio Nobel in economia) in questo articolo sul The New York Times a proposito delle agenzie di rating.
La S&P’s, insieme ad altre agenzie hanno contribuito pesantemente alla crisi finanziaria del 2008, riconoscendo condizioni di solidità e di affidabilità a banche prossime al fallimento, come la Lehman Brothers, e che hanno scatenato la crisi. Proprio quelle banche che erano imbottite di titoli spazzatura e che avevano sparso in giro per il mondo i loro crediti inesigibili e piazzato sul mercato i loro buchi in bilancio come fossero titoli di credito erano state riconosciute con la tripla A pochi mesi prima del collasso. Le stesse agenzie di rating avevano declassato nel 2002 il Giappone la cui economia, a parte i contraccolpi a breve termine dovuti al declassamento, non mostra oggi segni di malessere se non quelli causati dalla crisi del 2008. Adesso la S&P’s ha declassato gli Stati Uniti e giustamente Krugman si chiede quale credibilità possa avere una simile agenzia. “Queste sono le ultime persone il cui giudizio possa essere credibile.”, dice Krugman.
Detto questo mi sembra che ci sono elementi sufficienti per ritirare le insinuazioni di assurdità alla mia metafora del termometro impazzito che causa la febbre. L’economia, lungi dall’essere mossa da meccanismi razionali, come vorrebbe ancora qualche poveretto neoliberista, si alimenta di dinamiche che sfuggono al concetto classico di razionalità, ci sono processi di feedback positivi e negativi, di contagio sociale, di azioni dettate da valori etici oltre che monetari, di un sostrato emotivo che è ineludibile. Insomma si tratta di una scienza seria che merita menti raffinate, non basta saper fare di conto o essere un “imprenditore in trincea” per parlare di economia come può pensare qualche misera creaturella.
Che il cosiddetto homo oeconomicus non sia esattamente un campione di razionalità l’avevo già argomentato in questo post (può essere utile anche leggere qui e qui). La cosa divertente – ma non troppo - è che una critica ancora più radicale all’adorato paradigma della razionalità può essere estesa ad un ambito relazionale ben più ampio di quello definito dallo scambio di beni che è proprio dell’economia. Non è per fare un torto a Kant, che sulla ragione fonda il suo immenso edificio, ma forse il grande illuminista è stato troppo generoso a pensare che la sua capacità critica avesse carattere universale oppure aveva in mente un concetto di ragione un tantino più complesso di quello banalissimo con cui si balocca quotidianamente chi solitamente ha insanabili turbe emotive.
Strani termometri e inquietanti analogiePrendete per esempio un recentissimo studio che aveva l’obiettivo di capire le modalità di spostamento degli sciami di cavallette (leggi qui per il riassunto in italiano mentre qui trovi lo studio originale, particolarmente divertente[!] il video con la presentazione dello studio). Questi insetti, tutto sommato relativamente semplici, rispondono a stimoli dei loro simili più vicini e, pur non avendo un vero e proprio comando mostrano dinamiche estremamente compatte ed ordinate e i loro sciami sembrano rispondere ad una direzione centrale che pure non c’è. Gli scienziati hanno sempre avuto enormi difficoltà a riprodurre le dinamiche degli sciami di cavallette. In questo studio è stato applicato un approccio proposto in precedenti studi sociali condotti sui social networks, come Facebook e Twitter, allo scopo di capire le modalità di interazione e di formazione delle opinioni nelle comunità umane. In effetti i social networks sono ritenuti un buon modello per studiare le interazioni umane (io ho diverse riserve su questa assunzione ma non intendo soffermarmi sulla faccenda qui, non adesso) e gli studi hanno dimostrato che le decisioni prese o le opinioni che si hanno in un contesto sociale sono fortemente influenzate dalle decisioni e opinioni degli amici e dai contatti nella rete. Ebbene, l’approccio utilizzato per studiare le comunità umane si è rivelato utile per riprodurre le dinamiche degli sciami delle cavallette. Quindi se il principio di transitività è valido in questo caso allora potremmo concludere che un approccio modellistico utile per capire le dinamiche delle cavallette può essere utilizzato con successo per capire la formazione delle opinioni e la dinamica delle decisioni nelle comunità umane e se il salto sembra azzardato parlando di comunità umane tout court lo è certamente meno considerando le comunità in rete!
Come dice Gerd Zschaler, uno degli autori dello studio, "Siamo giunti alla conclusione che il meccanismo attraverso il quale locuste si accordano su una direzione per muoversi insieme (a volte con conseguenze devastanti, come le piaghe delle locuste) è lo stesso che a volte usiamo noi per decidere dove vivere o dove andare: ci lasciamo convincere da quelli del nostro social network, spesso da quelli che vanno nella direzione opposta ". "Non necessariamente prestiamo maggiore attenzione a coloro che fanno la stessa cosa come noi, ma molte volte [prestiamo maggiore attenzione] a quelli che fanno qualcosa di diverso."

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :