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Suburra – Il film di Mafia Capitale

Creato il 23 ottobre 2015 da Rivista Fralerighe @RivFralerighe

Suburra_Film
Un tempo si usava scrivere: “liberamente tratto dall’omonimo romanzo”, o cose simili. Mai come in questo caso la dicitura sarebbe azzeccata. Perché Suburra, il film, mantiene ben poche storie del libro: taglia, modifica, semplifica, per ovvi motivi: un romanzo di quasi 500 pagine troverebbe il suo corrispettivo ideale in una serie, non in un film.
E infatti, stando a quanto leggo in giro la serie si farà.
Ma non è questo il punto.
Lasciamo da parte il libro (che al solito è molto più bello) e valutiamo il film come se fosse una storia a sé.

Novembre 2011, Mafia Capitale. In una Roma cupa e piovosa, teatro di tanta corruzione, si muove indisturbato il Samurai, un boss. È a capo di un grosso progetto, deve assicurarsi che tutto proceda secondo i piani. L’intenzione? Trasformare Ostia in Las Vegas. Un piatto ricco spartito tra romani e “famiglie della bassa Italia”, cioè clan della camorra e della ndrangheta.
Il problema è che tra i romani, o meglio, tra quelli di Ostia e gli zingari, scoppia la guerra.
E se la malavita è in crisi, la politica è messa anche peggio. Per non parlare del Papa, prossimo alle dimissioni, e dell’economia, in ginocchio ormai da qualche anno…

suburra_numero 8 e viola

La trama, nonostante i tagli e le semplificazioni, regge e intriga. La storia tiene, non ci si annoia. I colpi di scena non mancano, anche per chi ha letto il romanzo. Alcuni attori sorprendono per le loro performances: su tutti Elio Germano e Alessandro Borghi (er numero 8). Gli altri, grossomodo, sono tutti convincenti e azzeccati.
I problemi sono due.
Da una parte c’è un Claudio Amendola bravo, dignitoso nella sua interpretazione, ma mai del tutto convincente nei panni del cattivo. È come usare una buona scarpa da tip tap per fare ginnastica: la qualità può essere anche buona, ma non è adatta a quel tipo di attività. Un ruolo come quello del Samurai avrebbe chiesto un’altra fisicità, un’altra voce. Avrebbe richiesto un uomo magro, scarno, austero, non i tratti morbidi e gentili dell’attore romano. E visto che nel film manca completamente l’antagonista del Samurai, quel Marco Malatesta così convincente, la pecca si nota anche più. Una colonna portante vacilla.

suburra_amendola_prete

Dall’altra parte c’è un finale insoddisfacente. Senza entrare nel merito di cosa succede, si ha l’impressione di un tentativo di giustizia, di consolazione. Della serie sì, la capitale è marcia, ma poi s’è fatta pulizia, è tutto a posto.

In definitiva, un film discreto. Lontano dall’essere imperdibile.

Aniello Troiano



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