Magazine Cultura

Suburra – Il romanzo di Mafia Capitale

Creato il 27 gennaio 2015 da Rivista Fralerighe @RivFralerighe

Suburra - Interna articolo
Autori: Carlo Bonini & Giancarlo De Cataldo
Titolo: Suburra
Anno: 2013
Pagine: 488
Casa editrice: Einaudi
Genere: romanzo criminale, mafia
Formato: cartaceo ed ebook
Prezzo consigliato: 13 € (cartaceo)

Trama:
Una Roma lunare e sguaiata scenario di una feroce mattanza. Un Grande Progetto che seppellirà sotto una colata di cemento le sue periferie. Due vecchi nemici, un bandito e un carabiniere, che ingaggiano la loro sfida finale. Intanto, mentre l’Italia affonda, politici, alti prelati e amministratori corrotti sgomitano per partecipare all’orgia perpetua di questo Basso Impero criminale.

«Il Libanese era morto.
Tanti altri erano morti, qualcuno era diventato infame, qualcuno si faceva la galera in silenzio, sognando di ricominciare, magari con un lavoretto senza pretese.
Il Samurai era ancora là. L’antico nome di battaglia denunciava ormai soltanto sogni abbandonati. Ad affibbiarglielo era stato il Dandi, ma lui aveva cercato di esserne degno.
E il potere, quello, era concreto, vivo, reale.
Il Samurai era il numero uno».

Giudizio:
Il paragone con Romanzo Criminale è inevitabile. Ma anche conveniente. Perché Suburra a me è piaciuto più dell’altro libro. Certo, Libano e compagnia sono ottimi personaggi, ma l’opera più famosa di De Cataldo aveva delle pecche che la appesantivano, la danneggiavano. In primis, Nicola Scialoja. Il poliziotto non funzionava: era una specie di crociato musone, un buono che non riusciva a essere intrigante e complesso pur sporcandosi con Patrizia, la donna del Dandi. Tant’è che nella serie di successo targata Sky, gli è stato riservato molto meno spazio.

In “Suburra”, invece, De Cataldo e Bonini (autore di ACAB) danno vita a un investigatore interessante. Marco Malatesta, impulsivo, viscerale, impegnato in una vendetta personale che non ha il sapore dello stereotipo ma che, anzi, rende il buono molto più simile ai cattivi, e per questo più intrigante.
Ognuno persegue i suoi interessi, ognuno ha un istinto da soddisfare, nella Roma di questo romanzo. E Malatesta non è da meno.

Il paragone risulta conveniente anche per quanto riguarda i criminali. Che non hanno il carisma e la follia visionaria dei vari Libano, Freddo, Bufalo e compagnia, siamo d’accordo, ma risultano estremamente credibili e affascinanti. Sono figli della cronaca, rielaborazioni di figure criminali ormai note. Basta leggere qualche articolo su Mafia Capitale per capire chi è chi. Difficile dire se sia merito principalmente del giornalista Bonini o di De Cataldo, che già dimostrò di saper lavorare bene la cronaca con Romanzo Criminale. Probabilmente è merito di entrambi, cinquanta e cinquanta. Stecca para pe’ tutti, avrebbe detto la bonanima del Libanese.
Tornando ai personaggi, bisogna sottolineare un altro vantaggio: risultano molto più vicini ai lettori rispetto ai banditi degli anni ’70. È più facile, per noi, immedesimarci nell’avidità nichilista e violenta di questi criminali, piuttosto che nelle idee utopiche e megalomani, a tratti romantiche, di una generazione ormai lontana.

colosseo

La trama ruota principalmente intorno alla realizzazione del Grande Progetto. Le altre sottotrame vanno e vengono, scomparendo all’improvviso per poi tornare a incastrarsi col resto al momento opportuno. Non si fa nessuna fatica a seguire il filo delle vicende e il ritmo, vuoi per il tema, vuoi per l’assenza di parti lente, si mantiene sufficientemente alto per tutte le 480 pagine di questo romanzo.

Lo stile è sicuro e scorrevole, avvincente. La lingua usata è un misto ben riuscito di parlata popolare e lingua letteraria, che non diventa mai pomposa o finta. Il dialetto, presente a sprazzi nel narrato e padrone nei dialoghi, dà realismo e freschezza al libro. Oserei dire anche ironia: è come se il romanesco, sarcastico per definizione, andasse a enfatizzare il lato satirico di questo romanzo.
Un piccolo appunto va fatto sul napoletano: ci sono delle imprecisioni che mi hanno fatto storcere il naso. Ma di sicuro non sono bastate per rovinare la lettura di questo bel romanzo.

Con “Suburra”, il romanzo criminale dà prova, per l’ennesima volta, di essere l’unico filone della letteratura realistica capace di unire cronaca e azione, racconto del reale e respiro epico. L’unico filone capace di mettere in scena emozioni, passioni e ambizioni senza ridurre il tutto all’osservazione soporifera del borghese in crisi di turno.
L’unico filone capace di anticipare un grande scandalo di circa un anno e di far nascere i fiori dal letame. Capace, cioè, di tirare fuori una bella storia dal pantano in cui si trova Roma, e con lei l’Italia intera.

Consigliato.

suburra_de cataldo_bonini

Sugli autori:
Giancarlo De Cataldo è l’autore di “Romanzo Criminale” (2002). Tra i suoi ultimi libri, “I Traditori”, “Io sono il Libanese”, “Cocaina”.

Carlo Bonini è inviato speciale de “la Repubblica”. Il suo ultimo libro pubblicato con Einaudi è “Acab. All Cops Are Bastards” (2009).

Aniello Troiano



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :