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Sul curriculum meglio avere una catastrofe

Creato il 07 agosto 2014 da Athenae Noctua @AthenaeNoctua
Non è la prima volta che mi trovo a dire che il Paese in cui viviamo è un mondo alla rovescia, ma, a costo di essere ripetitiva, mi sembra che solo questa definizione possa spiegare ciò che vediamo quotidianamente: situazioni paradossali fatte passare per normali quando bisognerebbe provvedere a porvi rimedio fino alle conseguenze estreme.  

Sul curriculum meglio avere una catastrofe

Gli antipodi

Il caso della settimana, neanche a dirlo, riguarda Schettino, il capitano che ha abbandonato la nave, colui che ancora, pur ricomprendo il più alto grado di dirigenza a bordo della Costa Concordia, rifiuta di riconoscere la propria responsabilità circa il naufragio, le vittime e i conseguenti danni ambientali. Il suddetto elemento, come noto a tutti, è intervenuto alla Sapienza di Roma per parlare agli studenti di un master a proposito della gestione del panico. Per la serie "da che pulpito". Ora, si è detto che la notizia sia stata gonfiata a dismisura, che la sua non è stata, come inizialmente titolato dalla stampa, una lectio magistralis (e ci mancherebbe?!), bensì una testimonianza chiesta da un docente (ma bravo!). Il punto non cambia: è stato ammesso a parlare in una struttura destinata all'educazione e alla formazione di futuri professionisti il primo imputato di omicidio plurimo e disastro ambientale del disastro Concordia. Indipendentemente dalle responsabilità effettive (era o non era lui in plancia, è o non è tornato sulla nave ecc.), Schettino era il responsabile della nave, della sicurezza e dell'evacuazione e non ha compiuto il suo dovere: una negligenza che è costata la vita a 32 persone. Io non dico che si debba lapidare quest'uomo, ma perché diamine ammetterlo in una Università come una star? Vogliamo anche dargli il Nobel per la pace, visto che ci siamo? Altra storia è poi la totale mancanza di decenza nell'accettare un invito che era in partenza improprio, ma credo che essere ricordato per la felicità delle sue uscite non sia lo scopo dell'esistenza di Schettino.
Ma questo è un caso, sebbene sia quello che fa più rumore. Il nodo della questione è che in Italia coloro che ottengono visibilità, rispetto, e onorificenze sono sempre più spesso le persone che hanno trascorsi torbidi, che si sono macchiati di crimini più o meno gravi contro privati cittadini o contro lo Stato e chi ha peggio condotto i ruoli ricoperti nel corso della propria carriera. Chi ha mandato in fallimento le banche ha ottenuto incarichi in istituti ancor più importanti, chi si è macchiato di tangenti e corruzione in regione è passato in Parlamento con tanto di vitalizio, chi ha compiuto omicidi o atti terroristici diventa la star televisiva dell'anno e non perde l'occasione di fare un'ospitata all'ennesimo talk-show di D'Urso&co. (il racconto che scrissi qualche anno fa è, ahimé, sempre più veritiero) e chi evade il fisco per milioni è premiato con una riduzione della cartella esattoriale o con un programma tv confezionato su misura, perché, se sei un guru della bella vita o un calciatore, mica devi pagare proprio tutte le tasse, anzi, spesso i tuoi fan si mobilitano per giustificarti come fossi un martire.
Dall'altra parte ci sono tante persone più o meno giovani che vivono onestamente, fanno il loro lavoro o sudano per cercarne uno, si assumono le proprie responsabilità senza possibilità di vedersi perdonare una distrazione e contribuenti onesti che vengono vessati come fossero i peggiori delinquenti per un'inesattezza minima nella dichiarazione dei redditi. Gente che per ottenere anche solo un colloquio di lavoro deve passare attraverso stage a gratis e conseguire titoli di studio e certificazioni a non finire o che per sostenere un concorso pubblico deve gettarsi nel tritacarne di esami perpetui, bollettini, bolli e versamenti.

Sul curriculum meglio avere una catastrofe

Il mondo alla rovescia in una stampa popolare


Ma Schettino no. Lui entra a fare il testimonial di un contenuto didattico senza alcun merito professionale e senza un titolo per parlare a degli studenti universitari (anche i corsi di base dovrebbero essere affidati quanto meno ai dottorandi). Ha però nel suo curriculum una catastrofe, e questo, agli occhi di parte della società, lo qualifica. Così come è qualificato a patecipare all'amministrazione pubblica un condannato per evasione o come si accetta che ai vertici dello sport siano ammessi personaggi che hanno un'esperienza professionale e umana fatta di insulti, arroganza e falli reiterati.
Ecco la traduzione del termine meritocrazia in questo Paese: un affronto non solo alle vittime di simili irresponsabili, ma anche a tutti coloro che sono ancora capaci, pur con tutte le difficoltà poste dagli eventi, di nutrire fiducia nei valori del rispetto, dell'impegno e del decoro.
C.M.

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