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Sul (non) leggere La morte di Virgilio di Hermann Broch

Creato il 18 luglio 2012 da Spaceoddity
Ci ho provato, ed era la terza volta, forse la quarta. A questo punto, almeno per il momento, mi sono convinto che non lo finirò mai. Inarrestabile, errativa salmodia, La morte di Virgilio, del 1945, di Hermann Broch è un libro duro e toccante, ma troppo incline al lirismo e al filosofico (persino per i miei gusti). Ho cominciato a leggerlo con una matita in mano, come sempre faccio, segnando pressoché ogni pagina, acceso a ogni virgola, a ogni dettaglio di questa prosa lavica.
Sul (non) leggere La morte di Virgilio di Hermann BrochVia via, ho cominciato a scremare quello che valeva la pena citare, con l'urgenza della comunicazione, e quello che dovevo tenere per me, ma tutto traboccava, tracimava dalle pagine, e ho posato la matita (pessimo segno, per me lettore). Ho tenuto a memoria tante di quelle parole e cose che finivo ogni volta per non leggerne più di nuove. Ho fatto un piano di lettura, che mi aiuta molto, certo come sono che i classici non si leggono da soli e si deve far spazio in sé. Ma ho ben poco da spostare per accettare l'impegno di un nuovo simile monstrum. Anche per Auto da fé di Canetti, per taluni intollerabile, ho trovato facilmente gli attrezzi per decodificarlo e amarlo e adesso quello è uno dei romanzi che si sono incistati più nella mia memoria e nel mio immaginario (a testimonianza che, sì, lo sforzo vale e ripaga, oltre a rivelarti a te stesso). Ricordo anche la fatica che accompagnava il piacere, quasi sensuale, di Memorie di Adriano della Yourcenar, ma non era paragonabile la gioia di quella prosa intima, che avvolge, che ti spinge dentro un'anima, contro questo Virgilio ostile e rassegnato, che perseguita con le parole e non consente nessun accesso alla sua vita.
Se non voglio che la lettura diventi per me traumatica e non riesca più a scegliere un nuovo romanzo, mi fermo qui, con l'umiltà di chi non pensa, obiettivamente, di andare avanti in futuro. Quel che più mi stupisce è questo mio attaccamento al romanzo di Broch: quando lascio un libro, non voglio più vederlo in giro. Invece, incompreso, maestoso, duro, mi guarda ancora dal comodino, con tutto il suo programma dentro, e la matita che non tempero: perché questa non è una recensione, né potrebbe esserlo, se non ci ho capito niente, bensì una riflessione tra me e me sul leggere, o non leggere, La morte di Virgilio di Hermann Broch. E, per ora, io mestamente rinuncio.

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