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Sulla mia vita ci puoi fare un film

Creato il 11 giugno 2012 da Lacocchi @laCocchi
Forse sono io che sbaglio qualcosa nella mia vita.
O forse faccio quello che faccio per il bene della letteratura, per mettervi tutte al sicuro. Per il bene di tutte le donne lì fuori e degli uomini che vivono innocenti nel candido terpore dell’amore.
O forse lo faccio perchè della mia vita un giorno ci scriverò un libro che sbancherà le librerie di tutto il mondo, e poi se qualcuno volesse mai trarne un film, gli amori disastrati che ho incontrato nel corso degli anni varrebbero certamente un incasso pari a quello che fece il Titanic al botteghino il primo giorno di proiezione, con tanto di teenager urlanti. 
Perché il mio film sarebbe ad alto contenuto educativo, per capire come si sopravvive all’ennesimo colpo di scena nella tua vita amorosa.
Per capire che, nonostante dicano di crescere, gli uomini sono sempre i soliti tonti.

Di sicuro il film passerebbe in rassegna tutti gli svariati e interessantissimi modi in cui sono stata lasciata negli ultimi due anni:
Via telefono. Banale. Con un “Non sei tu, sono io”, che è entrato negli annali della tristezza infinita.
Via email. Nuove tecnologie che funzionano male. Dato che il messaggio è arrivato a metà.
Via SMS sgrammaticato sul cellulare. Che fa così teenager. E mi ha fatto venire il dubbio che non avessi notato che soggetto non sapeva usare i congiuntivi.
Ma gran parte del film sarebbe incentrata a raccontare la storia più assurda di cui io sia stata tristemente e o fortunatamente, a seconda dei punti di vista, protagonista negli ultimi 27 anni della mia vita.
 

A questo punto il tutto diventerebbe un po’ un thriller comico psicologico. Perchè è così che descriverei la doppia vita di quello che è stato il ragazzo della protagonista per ben 9 mesi.
 Un thriller, perché tizio ha rischiato la vita- comico, perché l'altra che ti fai c’ha delle basette da Bee Gees, caro- psicologico, perché ci sono evidenti segni di pazzia.
In sostanza, sono stata fatta cornuta
Il che, diciamocelo, per una che pensa di avere un cervello funzionante e abbastanza attivo, è una sfida all’intelligenza. Un incontro di boxe tra la materia grigia e la materia color merda con cui mi trovavo ad avere a che fare.
Una sfida al “minchia ma i prosciutti sugli occhi invece che sugli occhi non potevi mangiarteli?”
Allora il film di sicuro concentrerebbe gran parte della storia sul come riuscire a capire che si è cornuti. Il che, nel mio caso, era pressochè impossibile.
Dall’altra parte, il film potrebbe essere anche un interessante insegnamento alla gente che vuole perculare i teneri cuori delle persone e che vuole farsi una doppia vita con due ragazze. Magari pure tripla che si sa, non bastano mai, i letti.

E il film potrebbe essere anche un importante insegnamento Zen su come si reagisce ad una telefonata da parte di una sconosciuta alle 16 di una domenica qualunque, che ti racconta che vive con il tuo amato, che è lì con lei in quel momento. Mentre tu, povera sciocchina, pensavi che il tuo amato fosse a lavorare.
 

Il dialogo tra le due ragazze sarebbe più o meno così:
“Ciao, sei Tizia?”
“Io sì, e tu, chi minchia sei?”
“Ecco io sarei quella con cui convive il tuo ragazzo. Da sei mesi. E tra l’altro la settimana prossima doveva venire a conoscere i miei.”
“E tra l’altro alla settimana prossima quello non ci arriva vivo, fidati.”
La telecamera allora si fermerebbe sulla la tizia che ha ricevuto la telefonata.
Tizia, in preda ad un attacco di risate isteriche, perché diciamocelo, solo lei poteva riuscire a raccattatarsi un bugiardo cronico con capacità di vivere due vite contemporaneamente. Un calcolatore freddo e astuto, in grado di ricordarsi che tizia il mercoledì sera va a correre e allora può stare con l’altra, e che il sabato e la domenica per stare con tutte e due si inventa un lavoro notturno. 
Il che è geniale, se ci pensate. Diabolico e geniale.
Poi la telecamera inquadrerebbe di nuovo tizia che, passato il momento di risate isteriche, comincia a tirare le bestemmie del secolo. Che suppongo verrebbero censurate, nel mio film. 
Le parolacce possiamo lasciarle? Sarebbero importanti, voglio dire. 
Almeno un porca troia? Un pezzo di merda? Insomma, cose standard. 
L'ultima scena del film sarebbe poi all'interno di uno squallido pub londinese. 
La partita Italia-Spagna e toh, l'altra è pure spagnola, alla tv. La gente che urla. Il vuoto nella testa. I ma perché tutte a me ripetuto piano.
Inquadrata c'è tizia che ha ricevuto la telefonata, che si scola gin e tonic alle 17 a stomaco vuoto, con le guance in fiamme e la sberla facile, e che ha davanti tizio. Tizio con la vita sentimentale più complicata di tutto il secolo che forse nemmeno Houdini sparendo ogni 3x2 nei momenti migliori riuscirebbe a mantenere in piedi.
Tizio che appena ha saputo della telefonata dell'altra ed è corso da tizia, per parlare, per chiarire.  
Tizia lo avrebbe preso a botte, detto tra noi.
Tizia ha davanti tizio che dice ( e qui farei scegliere al pubblico la stronzata più grande mai stata detta):

A-   So che sembra tutto così banale ma io ti amo. B-   So che sembra tutto così banale ma io ti amo però dormivo con quella, che non vuol dire niente, ma non sapevo dove andare. C-   So che sembra tutto così banale ma io non voglio perderti e non so cosa stavo facendo. D-   So che sembra tutto così banale ma oggi ho capito il senso della mia vita e il senso sei tu.
Una volta scelta la cagata colossale pronunciata dal soggetto, il pubblico potrebbe anche scegliere la fine della storia:
A-   Lei se ne va dando a tizio della merda. E fornendogli un pacchetto di patatine antisvenimento che ci mancava solo che dovesse portarlo all'ospedale, dai. B-   Lei se ne va, dandogli un ultimatum che comprende anche un “dovrai portarmi l’acqua con il buco del culo” e “No, guarda macchè ultimatum. Sarebbe meglio per te sparire per sempre, perché se solo torni da me la tua vita sarà un inferno.” C-   Lei se ne va, chiude un capitolo e ci scrive un post sul Bloggo.
So che avete indovinato.

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