Magazine Musica

Sun Ra – Appunti per una discografia (parte 1)

Creato il 22 settembre 2014 da 79deadman @79deadman
Sun Ra – Appunti per una discografia (parte 1)
"Un labirinto è un edificio costruito per confondere gli uomini; la sua architettura, ricca di simmetrie, è subordinata a tale fine".J. Borges
La produzione del tastierista “jazz” Herman Poole Blount, in arte Sun Ra, è uno dei più colossali, profondi ed imperscrutabili labirinti discografici del '900. Un' eredità mastodontica che ha scaraventato ispirazione e meraviglia negli angoli più disparati della musica popolare e colta, da MC5 a Hawkwind dal Kraut-rock ad Ornette Coleman, da George Clinton all’Art Ensemble of Chicago, dai Grateful Dead alla musica noise ed industriale.Pretendere di censire il suo lascito è un po' come cercare di contare le stelle ad occhio nudo, puntando l'indice in alto, in una notte di mezza luna. Il mio indice scorre lungo le pagine redatte da Martin Strong in The Great Rock Discography. Arrivo a contare oltre ottanta uscite discografiche. Su internet i numeri variano (pur sempre oltre il 200…), ma restano comunque qualcosa di difficilmente quantificabile e i conti sembrano non tornare mai, come in un rompicapo orientale. E se agli album ufficiali si sommano i live, i singoli, i bootleg, le ristampe e le compilation, questa galassia musicale diventa realmente non misurabile.Da metà anni ‘50, ininterrottamente fino ai primi ‘90, la parabola di Sun Ra e della sua Arkestra, ha attraversato le strade dell'avanguardia più sfuggente ed inclassificabile. Un “unicum” spaventoso, una creatura dalle mille teste e dai mille corpi, che finisce per non trovare mai spazio, per uno o per altro motivo, tanto nei cataloghi jazz, quanto in quelli rock o addirittura "classici". Equidistante com'è da ogni facile standardizzazione, l'astronave di Blount ha veleggiato col vento in poppa, quasi di nascosto anche agli iniziati, tanto che viene il dubbio che fosse veramente un vascello alieno in visita alla musica terrestre.
Lungi dal tentare di fare quadrare certi numeri, basterebbe qui gettare le basi per una discografia di massimache tenga conto almeno dei capisaldi che hanno sempre retto la Visione di Ra – perché qui di VISIONE realmente si tratta -  e, che in maniera certo assai generica, possono essere sintetizzati in:
Cosmo: inteso come spazio a cui ambire e da cui tutto deriva
Spiritualità: intesa come metodo di vita
Autonomia: come forma, perché no? espressiva
Sono anni che ascolto dischi di Sun Ra ogni qual volta mi è possibile. Ogni volta che c’è occasione di reperirne qualcuno in negozio (rarissimo), nelle biblioteche (capita, a volte) sul web (meno raro ma comunque arduo) oppure via stream o con altri metodi più o meno legali. Vista però l’eccentricità della conduzione discografica dell’Arkestra, l’eterogeneità totale delle compilation e dei live, la quasi impossibilità di distinguere le edizioni ufficiali da quelle non, ho imparato a diffidare di archivi zip stracolmi di mp3 di dubbia provenienza e anche dei brani qua e là vaganti su Youtube. Per gli interessati, sono circa un centinaio i titoli di Sun Ra presenti su Google Play, ma per la maggior parte si tratta versioni differenti delle stesse raccolte.Gli album che verranno presentati in questi post sono dunque tutti, o almeno la stragrande maggioranza, derivati da un ascolto “fisico”.Per quello che riguarda le fonti di informazione “non musicale”, ci sono svariate pagine di Wikipedia su Sun Ra e sulla sua discografia… che come tutte le pagine della stessa sono poi derivate da altro. Quindi tanto vale rivolgersi direttamente alle fonti primarie:
- La discografia curata da Robert L. Campbell disponibile (chissà ancora per quanto…) qui- La discografia curata da Suso Navarrete disponibile quiLa pagina di Sun Ra e la sua Arkestra su Discogs, che resta sempre una delle più funzionali per ottenere informazioni sui supporti (vinile, CD, cassette…) più che sulla musica.
E poi, per chi se ne fosse scordato, non esiste solo il web! Quindi:- la già citata (sintetica) discografia di Martin C. Strong sul volume “The Great Rock Discography”- “Space is the place. La vita e la musica di Sun Ra” di John F. Szwed, testo “fondamentale” disponibile anche in traduzione italiana su Amazon- I vari booklet dei CD o le copertine dei vinili, che sono sempre fonte interessante di notizie.
Queste pagine, queste fonti, sono già talmente complete ed esaurienti che non c’è assolutamente bisogno di crearne inopportune derivazioni anche su questo blog. Qui si procederà al contrario ad un “accesso casuale”, in maniera più aleatoria, estemporanea ed “emozionale”.Così, procedendo senza troppo metodo nel labirinto, in questo primo post buttiamo giù 3 titoli, certo tra quelli più noti, e ciò nonostante ancora tutti da scoprire e divulgare. Sono una triade appartenente a quel “periodo newyorkese” di pura evoluzione cosmica di fine anni ‘60, in cui l’artista prende sempre più le distanze dalle forme “chiuse” da classica big band, in favore di un esplicito approccio spaziale ed epico ad una musica che è jazz nell’esteriorità e nella forma, ma puro rituale sonoro - quindi, nell’idea di Ra, religioso - nella sostanza.
The Magic CitySaturn Research – LPB711 Anno: 1966
Sun Ra – Appunti per una discografia (parte 1)
A1 The Magic City 27:22   B1 The Shadow World   10:55   B2 Abstract Eye 2:51   B3 Abstract "I"  4:08
Tutte le tracce registrate nel 1965 a New York
Ristampato nel 1969 dalla remota Thoth Intergalactic, di nuovo dalla El Saturn nel 1969, edizioni non sempre di facile reperibilità. La più abbordabile è l’uscita in CD della Evidence ECD 22069-2, che dovrebbe costare attorno alla quindicina di euro.  Presente anche su Spotify.
Dominato dalla titletrack, ambiguo omaggio alla città natale di Blount, Birmingham in Alabama, una dilatato viaggio di 27 minuti percorso da correnti elettriche di clavinet, fiati profondi e rituali, prima di degenerare in uno sfrenato barrage free-form.Più tetro, anche se più convenzionale, The Shadow World, tribalismo per percussioni lente e barriti africani che lascia spazio ad una psicotica orchestrina di swing dispersa in uno spartito che non appare mai del tutto “scritto”. Le due brevi tracce di chiusura sono bozzetti astratti per percussioni libere.


The Heliocentric Worlds Of Sun Ra, Volume 2ESP Disk 1017Anno: 1966

Sun Ra – Appunti per una discografia (parte 1)
The Sun Myth   17:20   A House Of Beauty   5:10   Cosmic Chaos   14:15  
Registrato a New York nel Novembre 1965
Ristampe da subito numerose per quello che diventerà un classico (uno dei pochi) dell’Arkestra. In Inghilterra uscì per la Fontana. Reperibilissimo in Italia viste anche le ristampe Get Back e ESP/Abraxas. In CD per la ESP (ESP 1017) dal 1992.
Tre soli brani, quasi 40 minuti di musica veramente libera e a suo modo mastodontica.The Sun Myth è un’epopea variegatissima e complessa, timbricamente mutevole, dalle linee profonde del contrabbasso ad arco, alle sfuriate percussive, alle liberissime vibrazioni “free” del leader. Una meditazione sull'abisso del cosmo. A House Of Beauty, divagazione per gruppo ristretto, fugge senza meta ma con accenti da incantatori orientali presto riscritti da un pianoforte liquido e notturno in qualche fumoso locale all'approdo di Deep Space Nine. Titolo programmatico quello di Cosmic Chaos, per un pezzo da pieno d'orchestra con fiati scatenati, assoli a raffica di Gilmore, Allen e Miller e srotolamenti poliritmici in quello che sarà poi il miglior marchio di fabbrica dell’ Art Enseble of Chicago.
AtlantisSaturn Research – ESR507Anno: 1969
Sun Ra – Appunti per una discografia (parte 1)
A1 Mu  4:30   A2 Lemuria   5:02   A3 Yucatan   5:27   A4 Bimini   5:45   B1 Atlantis   21:51
Tutte le tracce registrate a New York tra il 1967 e il 1969. La traccia Atlantis fu registrata in concerto nel 1967.
La prima stampa in vinile fu della Saturn (presumibilmente) nel 1969; nel 1973 la ristampa Impulse! con una differente versione di Yucatan. Album tutto sommato ancora oggi ben reperibile. In CD per la Evidence (ECD 22067) nel 1993
Pivotale, forse non solo del periodo newyorchese, Atlantis  - “interstellar space travel in sound”, come recita il sottotitolo – è un “concept” sui continenti immaginari dei popoli antichi: Atlantide, Lemuria, Mu… Un LP pieno zeppo di vibrazioni elettriche come la colonna sonora di un Pianeta Proibito del III millennio, un proto-funk rallentato nell’assenza di gravità di qualche astro ignoto (Mu e Lemuria, su tutto). Ma anche riflessi di un Monk disperso ad esplorare l’Africa equatoriale, qualche accenno post-cool di un Lester Young immaginato, il brivido dell’avanguardia. A chiudere, i 20 minuti apocalittici di Atlantis. Elettronica, elettricità, frastuono, riverbero, rumore, robotica dove ancora sconvolge il tremendo monologo “a-solo” dell’organo di Ra: una Messa Glagolitica per altre galassie, che potrebbe riassumere anni interi del miglior Kraut-Rock.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazine