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Suoni figure di piccoli corpi, Astragali raccoglie la poesia di Fabio Tolledi

Creato il 28 novembre 2012 da Faprile @_faprile
“Suoni figure di piccoli corpi”, volume edito dalla neonata Astragali Edizioni, raccoglie i testi poetici che Fabio Tolledi, dal 1989 ad oggi, ha scritto per il teatro.  Il volume, che accoglie uno scritto di Carla Petrachi, è la messa in evidenza di un percorso poetico che nell’intreccio delle trame, che fra corpo e voce si legano e nell’opera poetica si slegano, tesse la propria dimensione. Ritroviamo, nella poesia di Tolledi, l’importanza del suono. Ciò, nella poetica moderna-contemporanea, unitamente alla gran parte dei linguaggi di ricerca, risulta essere uno dei campi più scandagliati, dal teatro alla poesia, dalla performance ai linguaggi verbo-visivi. Non solo nella poetica moderna, o contemporanea, riscontriamo tali tematiche di sviluppo, approfondimento, ma è il suono, storicamente, quello strumento che si pone come scandaglio remoto dell’individuo, dell’attore sociale che autoesplora la sua condizione nel mondo. Dalla tragedia greca ad oggi. Con la possibilità di retrocedere ulteriormente nell’incavo, il più remoto, della nostra storia, della nostra dimensione. Tali dimensioni archetipe, remote, remotissime del suono e della sua importanza le ritroviamo nell’opera di Tolledi attraverso influenze poetiche, di ricerca, che affondano le loro radici in esperienze all’autore vicine. Dalla ricerca sonora, della poiesi, del battito materno, del ventre della madre, della separazione e dei processi di lutto nell’opera artistica, che a Lecce Francesco Saverio Dòdaro ha concettualizzato, ufficialmente con la fondazione del Movimento di Arte Genetica, all’indefinibilità della forma, dei suoni e silenzi della pratica letteraria di Antonio Leonardo Verri, che pure ha mutuato questo passaggio nella sua linea poetica – registrabile in modo consapevole e coerente fra la Cultura dei Tao e La Betissa –, attraverso l’incontro e l’adesione al movimento dòdariano. L’incontro letterario con i testi di Fabio Tolledi è da inscriversi in quella continua intersecazione dei ruoli, per cui la lettura, legata alla pratica dei suoni unitamente a quella dei corpi, vede il lettore non più ricettore passivo dell’opera. L’impegno, fra opera e lettore, è quello della messa in moto, nella lettura, di una sua personale appercezione volta a raschiare il fondo di quella condizione poetica che l’autore ripetutamente lega ad una qualche origine. Come in Artaud la parola precede la parola, ritroviamo in queste poesie l’uomo che precede l’uomo, appunto un continuo richiamo ad una linea di ricerca a lui vicina. Anafore, allitterazioni, scandiscono il tempo di una poiesi metaforica, legata ad un simbolismo antropologico, dell’uomo, della parola, o del fiume, mare, ventre, della nascita. Il lutto poetico di Tolledi s’innerva, inoltre, nel lutto freudiano della nostra storia universale. Francesco Aprile 2012-11-20 da Il Paese Nuovo
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