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Swedish spring

Creato il 17 aprile 2011 da Ronin

Swedish spring

La primavera è arrivata anche qui in Svezia!

 

“Ed era anche ora”, è il pensiero che arriva subito dopo. Sono così felice che il freddo e lungo inverno sembra solo un lontano ricordo.

Perchè sì, a me piace la neve, lo sci, la montagna, ecc..

Però pedalare per Uppsala con il sole che comincia (sì, “comincia”) a scaldare, le strade pulite e il cielo terso, beh.. è tutta un’altra cosa.

Fa impressione vedere come gli svedesi si siano gettati fuori di casa al primo sprazzo di primavera: ora il parco intorno all’Ekonomikum è pieno di gente che prende il sole, legge, griglia hamburger su barbecue improvvisati..

Me l’avevano detto che in Svezia la gente scappa fuori di casa appena la temperatura sale sopra i 10°, ma devo dire che fa comunque impressione per la rapidità con cui l’ambiente che mi circonda è cambiato totalmente.

Guardando fuori dalla finestra vedi gente che gioca a calcio o si lancia il fresbee, tovaglie aperte sul prato per qualche pic-nic, qualcuno che corre con l’ipod nelle orecchie.

E i tetti di Flogsta cominciano a ripopolarsi, gruppetti che bevono birra alle ultime luci del giorno, i primi roof parties della stagione..

Perfino il Flogsta scream sembra più gioioso.

E io con la mia “nuova” bici finalmente pedalo in lungo e in largo, con il fiato corto per la mancanza di allenamento e sensazioni di freddo-caldo perché non riesco ad azzeccare la combinazione giusta di vestiti (Maglietta+maglione di lana? Non abbastanza. Maglietta+maglioncino di cotone+felpa? Troppo. Ecc..)

Probabilmente a leggere queste parole dall’Italia viene da ridere, questa sviolinata a Madre Natura perché ci sono ADDIRITTURA 12-15°!

Ma vi assicuro che fra uno “zero gradi perenne” e 15° c’è tutta la differenza del mondo. E davvero del freddo non se ne poteva più, ormai sentivo un bisogno fisico di raggi di sole e di luce.

Sembrerà ridicolo, ma il primo giorno che ho sentito il calore del sole sulla pelle, quel tepore leggero leggero, che non è vero caldo ma penetra nella pelle come fosse un massaggio… beh, mi è venuta la pelle d’oca, quasi mi commuovevo.

Poi certo, sono tornato in Italia e da 10° sono passato a 30°, e una volta tornato a Uppsala ho dovuto risettare i miei parametri sul “15° è incredibilmente caldo, quindi ringrazia a taci”.

A proposito, capatina in Italia proprio bella: rivisti tutti gli amici in una seratona Chelsea che mancava tanto (sia per gli amici che per i panini), giornata a Bologna con gli amici dell’università, respirando un po’ l’atmosfera universitaria, che certo a Uppsala non manca, ma che con Bologna ha poco in comune (nel bene e nel male).

Poi colazioni con i fratelli, cene di famiglia (ormai allargata, che strano e bell’effetto..), passeggiate in un centro storico che dopo 3 mesi di Svezia mette le lacrime agi occhi..

E ovviamente tanto tempo con la Betta, assaporato fino all’ultimo minuto.. Ma non ne parlo che altrimenti mi danno dello smielato..

Tornare a casa fa un certo effetto, anche se per poco. E’ molto bello rivedere tutti, raccontare, riprendere qualche cosa di quella quotidianità temporaneamente messa in stand-by.

Ma è anche un po’ destabilizzante: ti senti un po’ nel mezzo del niente, con la tua vita italiana che è comunque in pausa (visto che in 4 giorni non si può riprendere in mano proprio niente) e la vita erasmus lassù che ti aspetta.

La sensazione di essere tirato da due parti non mi ha abbandonato per tutto il tempo che sono rimasto via da Uppsala, nonostante siano stati dei giorni bellissimi.

(Per chi non l’abbia capito, l’immagine all’inizio è il mio giardino a Parma. La primavera svedese è ancora all’inizio.. Ma mi riprometto di fare qualche foto, appena ho un po’ di tempo.)

———–

In questi giorni sono sotto studio (ma tò!) per l’esame di Time Series. Fra la Lapponia, l’Italia e il viaggio a Copenhagen della prossima settimana ho messo un po’ troppa carne al fuoco, e ora sono con l’acqua alla gola per l’esame.

E’ molto più difficile, più lungo e più noioso di Econometrics, e mi ritrovo con molto meno tempo per studiare.

Cercherò di spremere il cervello per farlo rendere al massimo per questi 6-7-giorni effettivi di studio che mi rimangono..

Il problema con questo metodo di studio svedese è che, sebbene gli homework siano utili e aiutino a capire il senso di quello che si fa, tolgono anche un sacco di tempo e di energie per quello che è lo studio teorico, che comunque c’è e non in minima parte (l’approfondimento matematico di questi corsi non è per nulla marginale e non se ne può prescindere se si vuole passare l’esame)..

E come se non bastasse questi corsi sono dannatamente intensi  e “pieni”, nel senso che tutto inizia e finisce in un mese. Esempio: inizio delle lezioni di time series: 28 marzo, esame di time series: 29 aprile. Con l’ultima lezione il 27.

Del tutto diverso da come sono abituato (o meglio, anche a Bologna le lezioni sono in cicli di 5 settimane, ma poi l’esame non è dopo due giorni), e questo sistema mette un po’ in crisi.

Magari un po’ è  colpa mia che faccio fatica ad adattarmi, o che magari mi preoccupo troppo dei risultati, però mi pare di cominciare a vedere anche i limiti di questo sistema tutto homework e problem solving.

Gli studenti di qui sono indubbiamente volitivi e organizzati, però mi sembra anche che lo studio sia un po’ meccanico e “orientato al risultato”. Nel senso che con tutti questi esercizi e lavori di gruppo manca il tempo per stare sui libri e ragionarci sopra. Con queste scadenze ravvicinate e la mole di lavoro si perde un po’ la curiosità intellettuale di capire a fondo quello che si studia e magari di approfondire qualcosa, e si lavora solo “efficientemente” per passare l’esame.

Magari sembro esagerato, e forse è il mio recente lato secchione che parla, però ecco.. non è tutto oro quel che luccica.

Anche se non dimentico che qui ho trovato forse il miglior professore della mia vita, ho avuto modo di provare uno stile di apprendimento più pratico e ho visto una considerazione per l’insegnamento e lo studio (sì esatto, da entrambi i lati della barricata) che dovremmo imparare anche noi.

Ah quasi dimenticavo: ho preso 77/100 nell’esame di Econometrics. Ammetto che speravo un po’ di più. Diciamo che con 80 sarei arrivato a prendere B (che è un ottimo voto), invece così devo accontentarmi di C. Niente di grave, ma quei 3 punti mancati un po’ scocciano.

Ed è buffo perchè qui tutti mi fanno i complimenti per il voto! Mi sa che in Italia abbiamo proprio una concezione diversa, della serie “dal 27 in giù è tutto merda”, mentre qui quando passano l’esame sono belli che contenti ed è finita lì. E se lo passi con qualcosa di più della media è il trionfo.

Quando ho provato a spiegarli il concetto del “rifiutare il voto per riprovare l’esame” (che, inutile dirlo, qui non esiste. Ma in nessuna parte del mondo esclusa l’Italia, in realtà) li ho visti tutti molto perplessi. Non credo che ne abbiano capito il senso.

 

Swedish spring

(Un tentativo artistico della serata crepes organizzata dalle francesi.)


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