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Tanti modi per essere poeta

Creato il 06 marzo 2012 da Cultura Salentina

di Luca Portaluri

“Sono un poeta, un grido unanime, sono un grumo di sogni” (G. Ungaretti)

Poesia è la proiezione nel silenzio di cadenze disposte in modo da romperlo con definite intenzioni di echi, sillabe, lunghezze d’onda; è il diario di un animale marino che vive in terra mentre vorrebbe volare in aria. Come una serie di spiegazioni della vita, le quali svaniscono dietro orizzonti troppo rapidi per consentire spiegazioni, la poesia è una ricerca di sillabe contro le barriere dell’ignoto e dell’inconoscibile. Ma la vera poesia può comunicare prima di essere capita. L’essenza poetica è allegoricamente il teorema di un fazzoletto di seta gialla, stretto in nodi ciascuno dei quali è un enigma, racchiuso in un pallone legato alla corda di un aquilone che vola in un vento bianco contro un cielo azzurro di primavera; racchiude il silenzio e il discorso tra l’umida radice ansiosa d’un fiore e un germoglio di quel fiore inondato di luce. Poesia è la sintesi dei giacinti e dei biscotti, l’aprirsi e chiudersi di una porta,che consente a coloro i quali guardano attraverso di fantasticare su quello che intravvedono per un attimo.

Gli uomini anelano alla poesia anche se non sempre lo confessano; vogliono che la gioia sia aggraziata e il dolore angusto, che l’infinito abbia una forma. L’accortezza del poeta riguarda la forma, l’argomento glielo offre, fin troppo generosamente il mondo, il contenuto scaturisce spontaneamente dalla pienezza del suo Io interiore; i due si incontrano inconsapevolmente e alla fine non si sa a chi appartiene la ricchezza.

I poeti, si, i poeti sono gli ignorati legislatori del mondo. Il poeta gode l’incomparabile privilegio di essere se stesso e altrui, a suo piacimento; come le anime erranti in cerca di un corpo, entra quando gli piace in qualsivoglia personaggio, per lui soltanto tutto è vacante, e se sembra che certi posti gli siano preclusi, e perche ai suoi occhi non sono degni di essere visitati.

Ora, tutto ciò sembrerebbe un articolo sulla bellezza ontologica della Poesia; o sulla necessità di sentirsi un po’ poeti per oscurare certe bruttezze quotidiane, scavalcare alcuni stati mentali negativamente antivitali; oppure ancora sulla consapevolezza che finché ci saranno righe e pensieri che faranno attizzare i carboni semispenti dei nostri animi l’atarassia lancinante, malattia del nuovo millennio, non potrà mai colpirci. E di conseguenza affondarci. Ecco, potrebbe essere tutto questo, e in fin dei conti lo è, ma è soprattutto un esercizio personale, passionale, d’amore per le Citazioni: si, perché tutte i periodi del primo capoverso di questo articolo, intervallati dal punto come segno di interpunzione, costituiscono altrettante citazioni, relative alla poesia e ai suoi derivati (umani).

Riportare una citazione non significa semplicemente copiare una frase di un personaggio più o meno famoso, ma è un’azione mirante essenzialmente a condividere, un pensiero che in un dato momento e in dato luogo ci rappresenta, ma che non potremmo esprimere meglio con le nostre parole. Una citazione è un atto di beneficenza nei confronti del nostro vocabolario (senti)mentale. Un aiuto a conoscere la gente, perché notando quello che (ri)scrive, citando, una persona, si arriva a capire tanto di ciò che le interessa, o le piace: e chiaro, non è una scoperta geniale, questa, ma le citazioni, o solo pezzetti di canzoni riportate, o estrapolazioni di racconti e romanzi ricopiate spesso corrispondono a tanti riflessi di personalità, segmenti sfaccettati e veritieri del carattere individuale. E d’altra parte, isolando un verso, se ne moltiplica la forza attrattiva. A volte, anche involontariamente, usiamo per comunicare dei refrain: per il piacere di farlo, per necessità, per naturale propensione.

Esistono battute o barzellette universalmente conosciute come esilaranti, ma penso che ciascuno di noi ha uno stile proprio di risata, e ride più facilmente in reazione ad un certo tipo di umorismo piuttosto che ad un altro: beh, ad esempio, trascrivere una particolare freddura o uno specifico motto di spirito, come lo intendeva Freud, su Facebook racconta molto della capacita di sdrammatizzare di chi scrive la citazione comica, della sua apertura più o meno ampia su contesti e situazioni da non dover prendere necessariamente sul serio.

Ho un’immagine strana e onirica di chi, come me, usa e apprezza le citazioni: sembriamo tanti pianeti che si muovono e vivono attorniati da migliaia di stelle di frasi, e brilliamo di luce riflessa. Non godiamo di luce propria, ma brilliamo ugualmente. E la gente continua a visitarci e a viverci.


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