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Tanto spazio salariale ma poco appeal: quale futuro per gli Hawks?

Creato il 28 luglio 2014 da Basketcaffe @basketcaffe

Non in tanti avrebbero scommesso un dollaro, o anche un euro, sugli Hawks ad inizio annata 2013/14, anche solo per arrivare a quei playoff dapprima raggiunti senza sosta in sei stagioni consecutivamente. Atlanta ha vissuto, durante l’estate precedente, non solo la partenza del suo talento offensivo e trascinatore Josh Smith, ma anche una completa rivoluzione a livello di roster. Dalla sconfitta per 4-2 nella serie d’apertura della post-season 2012/13 contro i Pacers alla gara d’esordio della scorsa stagione, contro i Mavericks, ad Atlanta erano rimasti, oltre al leader Al Horford, soltanto Jeff Teague, Kyle Korver e Mike Scott. I punti di partenza da cui Mike Budenholzer, alla sua prima esperienza da head coach dopo una vita passata da vice-allenatore agli Spurs, ha provato a costruire un team di successo, sono stati proprio i quattro giocatori appena citati. A loro si è aggiunto un nome di assoluto prestigio come Paul Millsap, divenuto da subito la prima opzione offensiva della squadra, e alcuni discreti innesti, quale ad esempio Lou Williams.

La grande stagione vissuta da Jeff Teague in cabina di regia (16.5 punti e 6.7 assist di media), che lo ha consacrato tra le più promettenti guardie del panorama NBA, oltre all’ottimo apporto di Millsap (17.9 punti e 8.5 rimbalzi a partita), da cui forse ci si aspettava qualcosa in più in termini di leadership di squadra, hanno sopperito, almeno parzialmente, al grave infortunio occorso sul finire di dicembre ad Al Horford, quando il centro dominicano viaggiava a medie da All-Star (18.6 punti e 8.4 rimbalzi di media). Al resto hanno pensato un Kyle Korver on fire da oltre l’arco per ampi tratti della stagione, che ha raggiunto e di molto superato il record di gare consecutive con almeno una tripla a segno (127), ma soprattutto il pessimo livello dell’intera Eastern Conference, che ha permesso agli Hawks di qualificarsi ai playoff, superando di misura i Knicks, pur con un record di molto negativo (38-44).

La sorpresa è diventata entusiasmo e carica euforica nei playoff, quando Atlanta, dopo essere stata anche in vantaggio per 3-2, con la possibilità di estromettere in casa propria i padroni della Eastern Conference al primo turno di post-season, ha lasciato la serie d’apertura ai Pacers solo dopo sette, tiratissime partite.

E il futuro, ad oggi, sembra ancora più limpido all’orizzonte. Si è lasciato andar via Williams, insieme con il suo pesante contratto da pagare (mandato a Toronto in cambio del contratto subito tagliato di John Salmons), ed acquisiti, invece, il talento difensivo Thabo Sefolosha, che molte volte ha tolto le castagne dal fuoco ai Thunder nelle ultime stagioni, e Kent Bazemore, promettente guardia proveniente dai Lakers. Sebbene il grosso della free agency si sia già definito, restano ancora tanti talenti disponibili sul mercato (Bledsoe, Monroe, Marion, Blatche e Mo Williams tra gli altri) e tanto spazio salariale per mettere qualche altro prospetto sotto contratto, per implementare ulteriormente il roster.

Dal Draft è arrivato un big man che sarà utilissimo fin da subito, dato che agli Hawks si viveva una carenza a riguardo, sperando comunque che Horford torni su altissimi livelli nella prossima stagione. Adreian Payne, da Michigan State, è un’ala grande che sa tirare benissimo anche da fuori, a conferma della linea di Budenholzer di cercare costantemente delle soluzioni con tiri da oltre l’arco. Walter Tavares, centro di Capo Verde, e Lamar Patterson, shooting guard da Pittsburgh, difficilmente entreranno costantemente nelle rotazioni e nel gioco dell’allenatore, ma soprattutto il secondo potrebbe rivelarsi utile in alcune situazioni di necessità.

I motivi e le condizioni per continuare a far bene ci sono tutte. Servirà confermare il bel gioco, il forte spirito di squadra e una dirigenza che ha dimostrato di saper essere professionale ed efficace, oltre a recuperare a pieno un Horford stellare. Se poi qualche altro free agent deciderà di accasarsi in quel di Atlanta, allora sarà lecito pensare ancora più in grande.


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