Magazine Diario personale

tarquinio il superbo

Creato il 26 settembre 2012 da Pesa
Un po' di tempo fa mi trovavo letteralmente sommerso dallo studio per un esame. Mattina e sera stavo sui sudati libri, con distrazioni ridotte all'osso visto che si trattava di una prova assai impegnativa. 
Dopo settimane di oscuramente totale nel mio scantinato - perché è fresco, e studiare con i 150° di quest'estate era da pazzi - finalmente arrivai alla notte prima del fatidico esame. Tranquillo e convinto dei miei mezzi mi lasciai coccolare dalla fresca brezza estiva che entrava dalla finestra. Era uno di quei rari momenti di pace che la torrida estate ci regalava, e così contento e beato mi addormentai in un sonno profondo...

... finché non mi trovai dentro l'aula. Davanti a me la docente, e al suo fianco la tutor. 

Iniziarono a farmi domande e, nonostante la grande sicurezza della notte prima, mi trovai totalmente impreparato, tanto che iniziai a sudare freddo. 
Mi tennero dentro la bellezza di quaranta, e dico quaranta, minuti, finché preso coraggio, guardai la docente dritta negli occhi, cercando di ignorare quella tirapiedi della tutor, e chiesi
«Mi dovete bocciare?»
«Le abbiamo fatto domande del primo anno...»
«Questo è il guaio, professoressa, io non sono più al primo anno. Uno come me che ha un blog da mantenere, un profilo Twitter, una dolce metà e pochi soldi al mese; uno come me che quando apre il giornale e legge con raccapriccio che il gas e la cicoria sono aumentati si sente disperato... sì, disperato... cosa volete che ne sappia di paradigmi di sapere, di Florenskij, domandatemi piuttosto quanto costa un chilo di patate o quanto prendo alla cassa malattia. Per studiare e imparare tutto quello che chiedete voi ci vuole gente spensierata, ragazzi, pazzi, ricchi, ma non certo un povero blogger disoccupato.»
«Lo capisco, ma il nostro compito è...»
«Sì, lo so, voi dovete bocciare o promuovere... voi mi bocciate, lo so. E io che faccio? Secondo voi io torno a casa e alla mia famiglia dico "Hey, mi hanno bocciato! E allora perdo l'anno, anche questa volta, anche questa volta... E sapete perché? Perché non mi ricordo il nome dell'ultimo Re di Roma". È questo il vostro compito».
Poi nello studio entrò Alberto Sordi.

E io mi sveglio un po' sconvolto.



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