Magazine Diario personale

Tema: San Giuseppe

Da Svolgimento @svolgimento
Tema: San GiuseppeSez. In Fuga dal PresepeSvolgimentoTema: San GiuseppeLo ammetto, la mattina che mi disse di essere incinta andai su tutte le furie. Avevo il bastone in mano, indeciso se spezzarlo io, dalla rabbia, o lasciare che si spezzasse al contatto con la sua schiena. Sono fatto così: nell'indecisione optai per una terza via, e mi incamminai verso il Tempio. Rimuginavo dentro di me e maledivo il giorno che accettai di prenderla in casa. «Una ragazzina», mi dicevo. «Potrebbe essere mia figlia». Come avrei mai fatto a consumare le nozze con quel pensiero in testa? La camminata nervosa. Decine di parole tra le quali scegliere le più adatte a ripudiarla, restituirla a chi me l'aveva assegnata in sposa. Arrivai nel cortile del Tempio tutto sudato. Certe donne, intente a sistemare la mercanzia dei mariti per la giornata di preghiera imminente, si diedero di gomito quando mi videro. Presero a guardarmi con rispetto. C'era qualcosa, nei loro sguardi, che percepivo come un misto di ammirazione e rispetto. «Cosa avranno mai», mi chiesi? Cercai nella memoria se fossero state in passato mie clienti e se dunque avessero ancora per me della riconoscenza: un telaio rimesso a nuovo, o per qualche tavolo a cui avessi tolto fastidiosi difetti d'equilibrio. Smisi di pensarci una volta all'ingresso dell'area riservata agli uomini. «Stupido vecchio concentrati su questioni più importanti»! Furono calorose pacche sulle spalle a riaprire la mia mente ai dubbi. «E bravo Giuseppe!» «E chi l'avrebbe detto!» «Non hai perso tempo caro falegname!» «Si vede che le tue reni sono ancora quelle di uomo!»
La notizia aveva fatto presto il giro della città! Quegli uomini si stavano complimentando con me, e in un modo che non avevo mai sperimentato prima! «Credono che il figlio sia mio»...Tutti quei sorrisi, quei complimenti, quelle strette di mano finirono per lusingarmi. Per la prima volta, e alla mia ormai veneranda età, mi stavano dando dell'uomo. Mi piacque quella sensazione. Cominciai a rispondere a ciascuno. A stringere mani, a ricambiare i sorrisi e gli auguri. Alla fine la rabbia si spense. «Credono che il figlio sia mio... Questa è la cosa più importante». Provai a stare il più dritto possibile con la schiena, sforzandomi di non trascinare troppo il bastone sulla sabbia. Tornai a casa sollevato. Oserei dire soddisfatto. Facemmo un patto, quella stessa sera, io e Maria. Le dissi solo che non avrei più voluto sentir parlare della visita di alcun Angelo. Quel figlio era mio. Avrebbe fatto il mio stesso mestiere e un giorno si sarebbe guadagnato, lui sì onestamente, lo sguardo riconoscente per qualche lavoro di falegnameria fatto a regola d'arte! E ci misi una croce sopra.

Gianluca Meis


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog