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Tendopoli ed esami di maturità

Creato il 03 aprile 2011 da Olineg

Tendopoli ed esami di maturitàSeguo gli eventi della tendopoli di Manduria con apprensione, come qualsiasi italiano, ma a differenza di un italiano qualsiasi, io quei luoghi li conosco bene, io in quelle terre ci sono nato e cresciuto. Guardo nei video su internet quei migranti fuggire nelle campagne e fermarsi poco dopo, quasi sorpresi che nessuno li insegua, salvo poi essere fermati a Oria da ronde improvvisate, caricati su furgoni e riportati al campo (guardate questo servizio di una tv locale, il signore invasato che grida alla fine dà un nuovo senso al sottocartello nella foto), furgoni simili che accompagnano d’estate altri migranti a spezzarsi la schiena nei campi di pomodori, furgoni guidati da caporali, ma oggi guidati dalle ronde, già, le ronde, improvvisamente l’alto salento finisce sotto il patrocinio ideologico della Lega, Manduria e Oria in provincia di Bergamo. Eppure queste terre hanno già conosciuto un’ondata migratoria, vent’anni fa, quella albanese, a Brindisi arrivarono navi di disperati prima, e per anni gommoni di notte, molti di quegli slavi del sud ora vivono in quei comuni che ora temono la tendopoli, si sono sposati e hanno un lavoro, magari a nero come quasi tutti qui, sono diventati muratori, fabbri, artigiani e parlano perfettamente quello che pensano sia italiano, ma in realtà è dialetto, ma qui la differenza nessuno la conosce. Io ricordo quegli anni, ricordo che c’era paura, che “albanese” era sinonimo di brutto sporco e cattivo (come cito a un certo punto nel romanzo che ho da poco finito di pubblicare su questo blog), ma non è avvenuta nessuna invasione barbarica, nessun medioevo che non ci fossimo costruiti noi a casa. Cosa è successo da allora ad oggi? I migranti di Lampedusa e ora Manduria non vogliono restare qui, vogliono andare via, sono istruiti e pacifici, perché abbiamo paura di loro? Forse perché vediamo in loro quello che potremmo essere noi, a breve, e questo davvero ci fa paura. Stamattina mi è venuto in mente il mio esame di maturità, un professore universitario che faceva il commissario esterno chiese a un mio compagno quale fosse la differenza tra “rivoluzione” ed “evoluzione”, il mio compagno non seppe rispondere e lui gli spiegò che la differenza è il fattore tempo. In termini storici la rivoluzione è un istante, l’evoluzione è un intero periodo, le rivoluzioni seguono la terza legge di Newton, ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, quindi ad ogni rivoluzione segue sempre una controrivoluzione, pensiamo ad esempio alla rivoluzione femminista e al ruolo della donna in questi anni e nelle recenti vicende nazional-giudiziarie, tornare indietro rispetto all’evoluzione è invece un cammino meno semplice. L’ondata di migranti albanesi fu per queste terre una rivoluzione, il tempo e le circostanze hanno vanificato quasi completamente gli effetti di quel momento storico. Ma l’evoluzione non può fare a meno delle rivoluzioni, un periodo è formato da infiniti istanti. Ogni rivoluzione comporta dieci passi in avanti, per poi tornare indietro di nove subito dopo, ci vogliono dieci rivoluzioni per completarne una e far fare un solo passo all’evoluzione. I migranti che a Tunisi hanno fatto una rivoluzione nel loro paese, non lo sanno ma stanno contribuendo a farne una nel nostro. Spero solo che non passi troppo tempo prima della prossima.

Per uno sguardo interno alla situazione di Manduria leggete questo post di Marco Montanaro.



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