Magazine Cultura

[Teoria della letteratura] Ancora su testualità e insegnamento - Ipertesti e canoni

Creato il 03 gennaio 2012 da Spaceoddity

[Teoria della letteratura] Ancora su testualità e insegnamento - Ipertesti e canoni[Teoria della letteratura] Un testo non è più un testo nel momento in cui le sue maglie sono allargate a forza da contenuti estranei. Gli elementi non testuali di un testo, quelli che danno coerenza allo stesso, ivi compresa l'enciclopedia necessaria a giustificarlo e a decodificarlo, non hanno mai avuto l'impatto di una struttura ipertestuale del sapere.
L'ipertesto (quale prodotto finito) è la possibilità contestuale, cioè concreta e immediata, di accedere a un'informazione a partire da un'altra. I passaggi logici sono dunque insieme facilitati e resi obbligati. La facilitazione ha origine nel fatto che questi passaggi sono evidenziati (i link hanno una resa tipografica diversa dal testo piano), mentre è inevitabile osservare che non tutti i passaggi sembrano possibili, come invece alla lettura di un testo.
La ricchezza dell'ipertesto dipende da chi l'ha progettato e da chi l'ha prodotto. Conoscenze culturali e possibilità tecniche dell'uno e dell'altro vincolano la possibilità a un testo di allargarsi all'infinito (fatta esclusione per i lessici contestuali), ma anche quella di bastare a sé stesso: è inevitabile, infatti, che una spia accesa sotto forma di link generi un'aspettativa di informazione che il testo non basta a colmare.
[Teoria della letteratura] Ancora su testualità e insegnamento - Ipertesti e canoniUn testo è per sua natura disponibile ad espandersi: punteggiatura, subordinazione e molti connettivi, per non parlare delle note, hanno appunto questo scopo. Ma tali strumenti stabiliscono dei piani e delle priorità, la gerarchia è dunque interna al testo, che sono in parte ciò su cui fondiamo il nostro insegnamento grammaticale (ricerca del verbo e degli attanti, elementi circostanziali, norme di dipendenza, ecc.).
Il problema di una testualità all'epoca dell'approccio ipertestuale è, a mio avviso, l'esistenza di una sgranatura costante del tessuto. Viene meno l'idea che il testo basti a formare un orizzonte di senso, in quanto questo viene disperso nei mille rivoli di una fuga che è stata teorizzata col nome di serendipity, serendipità: vale a dire il variar rotta nell'atto stesso della navigazione, facendosi prendere da curiosità estemporanee.
Se la serendipity arricchisce in relativa sicurezza l'ozioso e maturo amante della conoscenza tout-court (e Ulisse ne sapeva qualcosa, in fin dei conti, se i suoi link erano parecchio più allettanti di una regola tipografica su una pagina web), non bisogna dimenticare che è un rischio intrinseco alla natura dell'ipertesto. Ma questo sarebbe ancora nulla se si potessero isolare i modi in cui si fruiscono le informazioni.
[Teoria della letteratura] Ancora su testualità e insegnamento - Ipertesti e canoniUn insegnante di letteratura e lingue - moderne e antiche - si trova di fronte a ragazzi che hanno attivato meccanismi ipertestuali di conoscenza e hanno quelli a disposizione. Né servono libri con le appendici on line: l'esito medio, che ho riscontrato nel selezionare nuovi titoli, è infatti una riduzione vergognosa dei contenuti basilari stampati su carta e un'abbondanza di materiale on line nella pratica ignorato da studenti che, se stanno al computer, lo fanno certo per altro.
Se la didattica vuole rispettare la natura ipertestuale di questa conoscenza, diciamo aperta al mondo, deve essere riprogettato alla base, tenendo conto della natura stessa dell'apprendimento. Il cartaceo deve corrispondere al più alle schede di un libro di corso (penso soprattutto ai libri per l'apprendimento delle lingue straniere nelle scuole specializzate all'uopo) e servire a sostituire l'(eventuale) assenza di risorse informatiche a scuola (anche se ciò comporta una delega di questa spesa alle famiglie, che aprioristicamente non è sempre accettabile).
Ma se un libro di testo può subire una riprogettazione radicale, per far fronte a esigenze cognitive specifiche, se cioè il metodo sopporta radicali metamorfosi, rimane il problema dell'oggetto dell'insegnamento stesso. L'Odissea e l'Ulysses di Joyce sono parimenti organizzati come testi e uno degli aspetti più importanti dell'insegnamento linguistico-letterario consiste nel mostrare la storia dall'uno all'altro, perché lì c'è un'evoluzione, una storia di cambiamenti che li lega.
[Teoria della letteratura] Ancora su testualità e insegnamento - Ipertesti e canoniSe la fruizione quotidiana riguarda oggetti organizzati fondamentalmente come ipertesti o ipermedia (dunque organizzazioni di informazioni su media diversi, musica, immagini, video ecc.), sarà difficile esigere una padronanza anche istintiva o intuitiva di testi. La testualità andrà per certi versi insegnata come una dimensione linguistica e per certi versi psicologica dell'esistenza.
I contenuti delle opere a noi care, delle opere che fanno la tradizione, potranno anche essere disponibili alle nuove generazioni, è ovvio. Ma un'opera è un organismo, vive della sua struttura, oltre che dei dati che vuole trasmettere. Un'opera è anzi proprio una struttura di significati e non si può prescindere dall'aspetto formale senza snaturarla. Certo che si può fare una pagina wiki o una voce enciclopedica sull'Odissea, ma una pagina su non è mai l'oggetto a cui è dedicata o sia pure consacrata.
Sia chiaro: gli autori hanno sempre operato attraverso ribaltamenti e una metamorfosi progressiva dei contenuti e dei temi (prova ne sia l'opera di Ovidio). Solo che questo tradimento partiva da una consapevolezza eccezionale del modello, senza la quale sarebbe stato sacrilego intervenire, e da una creatività audace e sicura: l'intento era quello di ottenere un nuovo prodotto artistico che, attraverso i mezzi prescelti, offrisse un nuovo sguardo e nuove idee su quanto proposto anche dal modello.
Certo, dunque, che può esistere l'arte al tempo dell'ipermedialità e può esistere anche un'arte 'classica', mi chiedo anzi cos'altro dovrebbe esistere, se di arte stiamo parlando. Ma inserire l'Odissea, l'Ulysses o Horcynus Orca nel web significa compiere una scelta precisa, che sappia quale sia il peso specifico di un "allegato" quale l'Odissea, l'Ulysses o l'Horcynus Orca in un sistema ipermediale che, sull'onda della "leggerezza" e della "velocità", fa fatica a soffermarsi su un macrotesto organico e autonomo.
[Teoria della letteratura] Ancora su testualità e insegnamento - Ipertesti e canoniNaturalmente ci si può anche chiedere perché un sistema che sembra non conoscere per i testi seri problemi di spazio - a differenza di una libreria, una biblioteca o la mente dei più fortunati dotti - debba scontare l'affronto della selezione di un canone: perché non sia possibile conservare tutto e stop, lasciando ai futuri fruitori di questo archivio il compito di distinguere tra documenti di valore storico e opere d'arte. Senz'altro non c'è ragione di escludere niente, nemmeno Il codice da Vinci, a rigor di termini.
A un'obiezione del genere non posso che rispondere con la mia convinzione che la cultura si basa sull'imparare, sul far proprio, non sull'avere o sul contenere; e che chi più vive più seleziona, si impara a essere esigenti, con criteri etici ed estetici che possono anche esser errati, ma forti e reali. Una cultura capace di crescere su presupposti del genere e che corra il rischio di perdere qualcosa di importante vuol dire che è viva. Si troverà sempre un hard disk per le opere che si vorrebbe dimenticare.
L'antichità ce ne ha consegnate tante, per nostra fortuna. E grazie a Dio, non è una singola generazione afare letteratura per tutta l'umanità.


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Magazines